mercoledì 10 marzo 2021

Chi scrive ha bisogno di interlocutori...

 
V. van Gogh:Campo di grano con volo di corvi (1890)
       «Chi scrive, corre due pericoli: il pericolo di essere troppo buono e tollerante con sé stesso, e il pericolo di disprezzarsi. Quando vuole troppo bene a se stesso, quando si sente per tutto ciò che pensa e scrive traboccante di simpatia, scrive allora con una facilità e fluidità che dovrebbe metterlo in sospetto. Non ha sospetti perché, nel suo spirito vampeggiante di un vano fuoco, non c'è più nessuno spazio per sospetti o giudizi e tutto quello che inventa, pensa e scrive gli sembra felicemente legittimo, utile e destinato a qualcuno. 
     Quando invece prende a disprezzarsi, abbatte prontamente i propri pensieri, li atterra a fucilate non appena si alzano e respirano, e si trova ad ammucchiare intorno a sé convulsamente cadaveri di pensieri, ingombranti e pesanti come uccelli morti. Oppure ancora, essendo pieno di disprezzo per sé ma anche di una oscura speranza, scrive e riscrive la medesima frase in capo a un foglio infinite volte, nella fiducia assurda che da quella frase immobile sgorghino a un tratto, per un miracolo, vitalità e riflessione. 
     Perciò chi scrive, sente con forza la necessità di avere degli interlocutori. Di avere cioè al mondo tre o quattro persone, a cui sottoporre ciò che scrive e pensa e parlarne. Non gliene occorrono molte: bastano tre o quattro. Il pubblico è, per chi scrive, una proliferazione e una proiezione di queste tre o quattro persone nell'ignoto e nell'infinito. Queste persone aiutano chi scrive sia a non provare per sé stesso una simpatia cieca e indiscriminata, sia a non provare per sé stesso un disprezzo mortale. Lo aiutano a difendersi dalla sensazione di farneticare e delirare in solitudine. Lo salvano dalle malattie che crescono e si moltiplicano, come una vegetazione strana e triste, nell’ombra del suo spirito quando è solo.»

Natalia Ginzburg: Mai devi domandarmi, Einaudi, Torino, 2014

2 commenti:

  1. Questo concetto dei tre o quattro interlocutori mi trova totalmente d'accordo. Anzi, io sono sempre andato oltre, dicendo che fra avere zero lettori e averne UNO solo corre più differenza che tra averne uno e averne dieci milioni (implicazioni economiche a parte :D) Certo, il mio è un paradosso, ma continuo a pensare che contenga una forte verità di fondo, esistenziale e filosofica.

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  2. Avere lettori anche pochi credo sia molto importante anche per confrontarti con chi ti segue e soprattutto è ovviamente vitale se senti di avere delle cose da dire che vuoi siano condivise con gli altri sia che si tratti di temi più personali che si tematiche sociali.

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