giovedì 13 ottobre 2022

Erich Fromm: lo Shabbat, profezia di vita autentica

W.Kandinsky: Vita Variopinta (1907)
      "Shabbat: si tratta solo di un giorno di riposo nell’accezione mondana del termine, nel senso che, almeno per una giornata, si è liberati dal gravame del lavoro?
      Certo, è anche questo, ed è una funzione che conferisce allo Shabbat la dignità di una delle grandi innovazioni nel corso del divenire umano. Ma se tutto si riducesse a questo, lo Shabbat ben difficilmente avrebbe avuto un ruolo così importante.
      Per comprenderlo, è opportuno penetrare nel cuore dell’istituzione dello Shabbat. Non si tratta di riposo in sé e per sé, cioè di una giornata in cui non si debbono compiere sforzi, né fisici né mentali, bensì di riposo nel senso di ristabilimento della completa armonia tra gli esseri umani e tra questi e la natura. Nulla deve essere distrutto, nulla costruito: lo Shabbat è un giorno di tregua nella lotta che l’umanità conduce col mondo. Non devono neppure avere luogo mutamenti sociali. Persino strappare un filo d’erba è considerato una trasgressione a quest’armonia, come lo è accendere un fiammifero. (…)
     Durante il Sabato si vive come se non si avesse nulla, senza perseguire altra meta che non sia quella di essere, vale a dire di dare espressione ai propri essenziali poteri: pregando, studiando, mangiando, bevendo, cantando, facendo l’amore.
    Il Sabato è un giorno di gioia perché durante esso si è pienamente sé stessi, ed è per questo motivo che il Talmud definisce lo Shabbat l’anticipazione dei Tempi Messianici, i quali a loro volta non sono che un Sabato senza fine: un giorno in cui proprietà e denaro, al pari di lutto e tristezza, sono tabù; il giorno in cui il tempo è sconfitto e regna il puro essere.
     Il suo predecessore storico, lo shapatu babilonese, era un giornata di tristezza e di paura; la moderna domenica è una giornata di allegria, consumo, fuga da se stessi. 
     E ci si chiede se non sia venuto il tempo di reintrodurre il sabato come giornata universale di armonia e pace, giornata dell’uomo che anticipa il futuro umano.”

                                                    Erich Fromm Avere o Essere? Mondadori, Trento, 1981 (pag.76,77)

2 commenti:

  1. La distinzione di Fromm sulle due differenti modalità esistenziali di Avere o Essere? si fa più netta quando il sociologo individua nel consumismo la principale forma dell’avere, introducendo una formula inquietante:

    “io sono = ciò che ho e ciò che consumo”.

    Fromme parla di scelte dell'uomo, io penso che Il potere omologante impedisca di scegliere attraverso i messaggi dei media, cercando di emarginare chi propone modelli di vita svincolati dalla logica del capitalismo cinico.

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