Marco Lodola: Il grande abbraccio (serigrafia; da qui) |
Libertà, uguaglianza, fraternità… questi tre termini sono complementari, eppure non si integrano automaticamente tra loro. Perché? Perché la libertà, soprattutto economica, tende a distruggere l’uguaglianza, come vediamo oggi con l’espansione di questo liberalismo economico che provoca enormi disuguaglianze.
Al tempo stesso, imporre l’uguaglianza mette a rischio la libertà. Il problema è allora quello di saperle combinare. Ma se si possono scrivere norme che assicurano la libertà o che impongono l’uguaglianza, non è possibile imporre la fraternità tramite la legge. (…) Certo, esistono delle solidarietà sociali – come la previdenza sociale o il sussidio di disoccupazione – ma sono organizzate burocraticamente, e non possono offrire quel rapporto affettivo e affettuoso, da persona a persona, che è la fraternità.
La trinità libertà-uguaglianza-fraternità, peraltro, è del tutto differente alla Trinità cristiana, in cui i tre termini si inter-generano. Al contrario, dobbiamo associare e combinare libertà e uguaglianza, a costo di fare dei compromessi tra questi due termini, e suscitare, svegliare o risvegliare la fraternità.
La fraternità, allora, ci pone un problema: non può essere imposta dall’alto o dall’esterno; non può venire che dalle persone. La sua fonte è dunque in noi. Dove?
Ogni individuo ha, in quanto soggetto, due quasi-software in sé. Il primo è un software egocentrico: ‘me-io’ (…). Questo software è necessario giacché, se non lo avessimo, non saremmo portati a nutrirci, a difenderci, a voler vivere. Ma esiste un secondo software che si manifesta sin dalla nascita, quando il neonato attende il sorriso, la carezza, la cullata, lo sguardo della madre, del padre, del fratello. (…)
Gli esseri umani hanno bisogno dello sbocciare del proprio ‘io’, ma questo non può prodursi pienamente che all’interno di un ‘noi’. L’io senza ‘noi’ si atrofizza nell’egoismo e sprofonda nella solitudine. L’io ha bisogno del tu, vale a dire di una relazione da persona a persona affettiva e affettuosa.
Pertanto, le fonti del sentimento che ci portano verso l’altro, collettivamente (noi) e personalmente (tu), sono le fonti della fraternità.
Edgar Morin La fraternità, perché?
Fondaz. Apost. Actuositatem Roma 2021, pp.13,14
Qui non c'è libertà, e neppure uguaglianza, e pure la fraternità perde pezzi ogni istante.. qui vige la prevaricazione, l'iniquità e l'odio assurdo.. mancano le basi delle quali a chiacchiere siamo tutti ambasciatori, poi basta uno che parcheggia male o ci spintona per strada e tracimiamo intolleranza.
RispondiEliminaDovremmo essere rieducati da capo.
Un abbraccio sconsolato Maria
@Franco: e chi può contestare la tua analisi così realistica? Mi è venuta però l'idea per un post tra serio e faceto, che spero di scrivere in settimana... Ricambio abbraccio (s)consolato
EliminaPasso meraviglioso: come scioglie i nodi Morin, neanche un marinaio provetto... Grazie, è tutta evoluzione, nel miglior senso del termine! Un abbraccione, buon week-end!
RispondiElimina@Ricky (DOC): che onore, un tuo commento... Morin, l'immenso centenario francese, lo merita indubbiamente! Ricambio abbraccione.
EliminaUna società che spesso svanisce la bussola.
RispondiElimina@Cavaliere: e Morin è bravo ad indicarla...
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