Edvard Munch: F.Nietzsche, 1906 (galleria Thiel, Stoccolma) |
Il saggio di Tobia Savoca Narrazioni diversive è un testo assai intrigante e interessante. Lo recensirò presto.
Ecco quanto scritto in quarta di copertina: “Questo saggio fornisce a tutti uno strumento per decodificare le teorie del complotto come rivendicazioni politiche diversive, funzionali al mantenimento del potere, poiché nascondono conflitti sociali reali e paure antropologiche. Capiamo così che questo fenomeno partecipa da un lato al movimento di egemonizzazione ideologica neoliberale che discredita come ‘complottista’ qualsiasi critica; dall’altro al risorgere del movimento reazionario delle destre mondiali, che offre al risentimento e all’impotenza politica dei cittadini narrazioni diversive che permettano di superare la crisi del capitalismo senza metterlo in discussione”.
Ne propongo intanto qualche assaggio.
"La scuola neoliberista ha creato le macerie intellettuali sulle quali le teorie del complotto proliferano. Il neoliberismo mira alla disintegrazione di significati condivisi e di utopie politiche. Se le teorie del complotto sono scorciatoie del pensiero, semplificazioni per comprendere gli eventi, l’educazione familiare e scolastica dovrebbe avere l’arduo compito di educare alla complessità e di fornire strumenti adatti a comprendere il mondo. La scuola di matrice liberale, fatta di tagli e spending review, sembra essere andata in direzione opposta. In primis i sistemi educativi negli ultimi decenni hanno sacrificato la costruzione del cittadino e della persona sull’altare del primato della performance e della specializzazione dei saperi. La scuola-azienda ora serve a formare lavoratori, non persone e cittadini.
Questo da un lato ha creato il mito della «didattica per competenze», del «merito», del primato tecnico-scientifico a discapito della dimensione critica, umana ed emotiva. «Fare meglio», non «perché fare?». Dall’altro ha contribuito a enfatizzare il ruolo sociale e mediatico degli esperti che sono deputati a prendere delle decisioni. Si legittima sin dalla scuola così una tecnocrazia che non ama al condivisione tanto nel processo decisionale quanto in quello della conoscenza. Sapere è potere! La democratizzazione del sapere, anziché dalla scuola, passa attraverso canali sotterranei o virtuali che diventano quindi mezzi di informazione alternativi, spesso senza il controllo degli esperti. (…)
La progressiva trasformazione, già inscritta nelle politiche educative, da cittadino consumatore ha lasciato l’essere umano solo di fronte a un bombardamento crescente di informazioni che affronta con le armi spuntate della completa libertà di scelta di un qualsiasi sapere «usa e getta». Men che meno è stata fornita un’educazione ai media che permettesse ai cittadini di acquisire responsabilità sul contenuto mediatico che producono o diffondono.
Contemporaneamente, portando l’educazione sempre più sul campo dell’intrattenimento, si è alimentato un altro cortocircuito. Quando si chiede a uno studente di leggere, spesso la risposta è che l’atto di leggere (non tanto il contenuto) è noioso.
Ce lo racconta Mark Fischer (2009, p.62), spiegandoci che: “Essere ‘annoiati’ significa semplicemente venire esiliati dallo stimolo e dall’eccitamento comunicativo degli SMS, di YouTube, del fast food; significa essere costretti a rinunciare (…) al flusso costante di una zuccherosa gratificazione on demand. Ci sono studenti che vorrebbero Nietzsche allo stesso modo in cui vorrebbero un hamburger: quello che non colgono – ed è un fraintendimento alimentato dalle logiche del sistema consumistico – è che l’indigeribilità, la difficoltà è Nietzsche."
Inoltre la cultura consumistica e ipermediata dell’intrattenimento ha generato una frammentazione non solo della comunità interpretativa in atomi-individui, ma delle stesse soggettività già in età adolescenziale (…).
Immergendo cuccioli di esseri umani in un flusso di «puri significanti materiali», «di presenti puri e scollegati nel tempo», la ricostruzione di un senso (prima ancora che di uno spirito critico), della comprensione del testo, della memoria, della storia, della riflessione diventa un progetto più che ambizioso. Mentre l’informazione viaggia su canali sempre più immediati, considerando i livelli di analfabetismo funzionale e non, la sfida dell’educazione alla complessità diventa resistenza alla schizofrenia".
Tobia Savoca: Narrazioni diversive (Diogene Multimedia Bologna 2023, pagg.44/46)
I giovani non leggono ma facciamo caso di quanti libri siano circondati nelle loro abitazioni? Manca l'educazione alla lettura, irrimediabilmente persa da generazioni ormai. Case piene di dvd magari, e forse due libri, ma certo non Nietzsche.
RispondiElimina@Franco: a mio avviso (ma anche a parere di illustri pedagogisti) leggere di meno ci farà involvere.
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