"Attenzione, però: c’è la fraternità chiusa e la fraternità aperta. La fraternità chiusa si richiude sul “noi” ed esclude chiunque sia straniero a questo “noi”. Anche il nemico suscita la fraternità patriottica, ma la suscita evidentemente contro di lui, che spesso viene persino escluso dall’umanità.
La patria suscita una fraternità ambivalente: questa parola comincia con un maschile paterno e termina in un femminile materno; porta in sé l’autorità legittima del padre e l’amore avvolgente della madre. Le dobbiamo dunque obbedienza e amore. Ma questa fraternità si chiude ermeticamente e disumanamente nel nazionalismo che considera la propria nazione superiore alle altre, legittimandosi così a opprimerne un’altra.
All’opposto del nazionalismo, invece, il patriottismo permette una fraternità aperta, particolarmente quando riconosce piena umanità allo straniero, al rifugiato, al migrante. Può portare in sé il sentimento d’inclusione della patria nella comunità umana, che è oggi comunità di destino di tutti gli esseri umani del pianeta (…).
Non dimentichiamo anche che la fraternità infrange la legge di qualunque regime che comporti discriminazione e oppressione. Così, sotto Vichy e sotto l’occupazione tedesca, umili contadini, certi custodi in città e alcuni aristocratici ospitarono ebrei, stranieri illegali o combattenti della Resistenza, a rischio della propria vita. (…)
Ma oggi, purtroppo, benché la frase Libertà, Uguaglianza, Fraternità abbia rimpiazzato il Lavoro, Famiglia, Patria, motto di Vichy, le azioni di fraternità di umili contadini alpini che aiutano e ospitano rifugiati, vittime di disgrazie e miserie, nel tentativo di attraversare le Alpi, sono perseguitate dalla giustizia francese, e la fraternità diviene di nuovo delitto e crimine."
Edgar Morin La fraternità, perché?
Fondaz. Apost. Actuositatem Roma 2021, pp.15,16,17
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