Giorgio De Chirico: L'enigma dell'arrivo e del pomeriggio (1911) |
"Con la fine della formazione culturale decente come possibilità normale per l’individuo finisce anche la possibilità di comprendere il mondo. Rimane perlopiù, a far da segnaposto, una mozione di minoranza: la perplessità degli individui che non hanno un sistema o una convinzione da contrapporre a quello vigente, ma egualmente non riescono a farsi convinti della bontà di ciò che vedono e che vivono.
Dalla ‘esitazione’, lo stato che Hans Blumemberg particolarmente ispirato definiva ‘pensosità’ e metteva in relazione con la nascita della filosofia, si può cogliere lo stato di malattia del nostro pensiero collettivo. Lo si rileva dalla incapacità del perplesso di mettere in dubbio i principi e la razionalità generale del sistema. Oggi chi contesta, contesta su questioni di dettaglio, tecniche, logistiche. È qui che vedi che non gli è più visibile con chiarezza neppure il modello entro cui si trova e verso cui prova fastidio. Decenni di addestramento al rifiuto di ogni teoresi stanno mostrando la loro efficacia.
Il mondo perfetto in cui cogliere questo slittamento è ovviamente la scuola. La scuola di oggi: emergenziale, gonfia di retorica, che continua senza contraddittorio a digitalizzarsi, ma adesso pretende una preghiera del mattino di ringraziamento alla tecnologia informatica. Una scuola che ha ormai saldato un’anima tecnocratica (…) con un’anima emotivista e retorica, perbenista e parahuxleyana. (…)
Qualche tempo fa una ragazza vicina al diploma di maturità mi parlava delle sue difficoltà a rispondere alla richiesta di uno studio prevalentemente mnemonico della filosofia e della sua necessità di capire per poter imparare. Ciò che colpiva era il parlarne come di una sua esigenza, quasi scusandosi, senza alcun risentimento e senza alcun giudizio nei confronti della richiesta di implicita incomprensione delle cose che il docente e la scuola immoralmente le ponevano.
Era dalla parte giusta, ma non era più convinta di esserlo".
Davide Miccione La congiura degli ignoranti Valore italiano editore, Roma, 2024 pp.121,122
(Si tratta di un libretto spiazzante, provocatoriamente necessario. Conto di recensirlo a breve.
Segue le riflessioni avviate dall'autore nel testo Lumpen Italia: il trionfo del sottoproletariato cognitivo)
Post interessante,grazie!
RispondiElimina@Olga: grazie per la tua generosa attenzione. Buona giornata!
EliminaPurtroppo, mi trovo d'accordo con diverse annotazioni del brano riportato. In particolare queste: "Decenni di addestramento al rifiuto di ogni teoresi stanno mostrando la loro efficacia" (dal punto di vista dell'attitudine a pensare); "La scuola di oggi: emergenziale, gonfia di retorica, che continua senza contraddittorio a digitalizzarsi..." (con riferimento al mondo scolastico, tasto per me dolente, come sai e, credo, anche per te).
RispondiEliminaGrazie. Un caro abbraccio, Rossana.
@Rossana: credo che approveresti senz'altro le dolenti riflessioni di Davide Miccione, che, tra l'altro, è un tuo collega: insegna Filosofia in un liceo. E nel testo cita più volte L'utilità dell'inutile, il testo di Nuccio Ordine da te recensito. Un abbraccio.
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