lunedì 20 gennaio 2025

Fumo, la legge Sirchia ha compiuto 20 anni

 Palermo – Parafrasando un celebre slogan pubblicitario, si può affermare che “Una sigaretta accorcia la vita”. 
    Lo ha ribadito il 10 gennaio scorso al TG scientifico Leonardo la professoressa Maria Sofia Cattaruzza, docente di Igiene e Medicina preventiva all’Università Sapienza di Roma: “Uno studio importante fatto dall’University College di Londra ha stimato che fumare una sigaretta toglie mediamente 20 minuti di vita, una stima negativa quasi doppia rispetto a quella calcolata anni fa. È fondamentale sapere che il fumo fa davvero male; però è altrettanto importante sapere che si può smettere e che oggi abbiamo validi strumenti per poterlo fare. L’importante è farsi seguire, utilizzare i prodotti giusti e magari non farlo da soli”.
     Una tappa epocale nella lotta contro il fumo e le sue nefaste conseguenze sulla salute individuale e collettiva è stata conseguita vent’anni fa: il 10 gennaio 2005 entravano infatti in vigore ulteriori rafforzamenti della legge Sirchia, che vietavano di fumare in tutti i locali pubblici e nei luoghi di lavoro, mentre nei treni si abolivano anche le carrozze per i fumatori.
    A proporre tale legge, contro i tanti oppositori, fu proprio l’allora ministro per la salute Girolamo Sirchia. L’ex ministro, intervistato da Danilo Fumiento nel corso del già menzionato TG Leonardo, ha ricordato che nel 2005 in Parlamento:“Vi era una lobby molto forte contro il provvedimento in quanto c’era anche chi aveva previsto addirittura il collasso delle imprese di ristorazione perché la legge antifumo avrebbe privato i clienti della classica sigaretta fumata dopo pranzo… C’era chi si preoccupava che si perdessero posti di lavoro e quindi crescesse la disoccupazione. 
In realtà non era vero e non è mai successo da nessuna parte. In molti, inoltre, avevano pronosticato che la legge avrebbe avuto breve durata. Invece il provvedimento sancì definitivamente il diritto delle persone a non essere esposte al fumo passivo nei luoghi pubblici. Oggi la gente difende molto questa legge: 20 anni dopo è difficile che uno si metta a fumare in un negozio o in un tram. La legge ha anche indotto parecchi fumatori a cercare di smettere”.
    Bilancio dunque senz’altro positivo quello della legge Sirchia, approvata in prima battuta già il 16 gennaio 2003 e poi ulteriormente ampliata, con altri divieti, il 10 gennaio 2005.
   Ma oggi si assiste a una ripresa del fumo, soprattutto da parte dei più giovani, che sono attratti dalle ‘svapo’, nome spesso attribuito alle sigarette elettroniche: “I ragazzi ne stanno utilizzando molte perché pensano siano innocue – ha dichiarato ancora la professoressa Cattaruzza – Sono carine, non puzzano e quindi pensano di non farsi del male. E invece il problema è che i danni ci sono e sono ben documentati. Con l’odierna ripresa del fumo, i progressi in termini sanitari che abbiamo avuto stiamo mettendoli un po’ a rischio. È importante tornare a de-normalizzare il fumo”.
    “La legge Sirchia è stato un traguardo enorme, un importante diritto civile conquistato, perché si sono ridotte tante patologie e molte persone sono state protette proprio dal fumo passivo – ha detto infine la professoressa - Sappiamo che, senza la legge, molte persone erano condannate ad ammalarsi perché il 50% degli individui si ammala per patologie fumo correlate da esposizione al fumo passivo. E invece con la legge sono state protette. Così abbiamo visto diminuire le patologie respiratorie, i tumori, le patologie cardio-vascolari”.
   Nonostante la legge Sirchia, fuma ancora però circa il 20% della popolazione italiana sopra i 15 anni (per un totale di circa 10 milioni di persone, un uomo su quattro e 16 donne su cento); e si fuma di più nelle regioni meridionali. Le conseguenze sulla salute sono pesanti: sebbene da quando sono in vigore le leggi antifumo ci sia un sensibile calo delle malattie da fumo attivo e passivo, in Italia il fumo causa ancora più di 70.000 morti all’anno, di cui 30.000 circa per tumore al polmone. Il tabacco provoca più decessi di alcol, aids, droghe, incidenti stradali, omicidi e suicidi messi insieme. Il fumo, in particolare, è una causa nota o probabile di almeno 25 malattie, tra le quali broncopneumopatie croniche ostruttive e altre patologie polmonari croniche, cancro del polmone e altre forme di cancro, cardiopatie, vasculopatie. 
   Tutto questo ha anche un costo notevole per la Sanità e per il mondo del lavoro: si calcola che le patologie fumo-correlate costino circa 26 miliardi di euro, in termini di cure e di giornate di lavoro perdute.
    Che fare? Secondo l’ex ministro Sirchia, il governo italiano dovrebbe recepire la Raccomandazione del Consiglio dei Ministri europeo che invita tutti gli Stati membri ad assumere nuove iniziative contro il tabagismo, anche nella forma più moderna dello ‘svapo’.
   Solo un’azione sinergica tra legislazione dissuasiva e cambiamento culturale collettivo, rispetto a un’abitudine così nefasta, potrà indurre i fumatori alla presa di coscienza dell’insostenibilità ‘esistenziale’ di tenere una sigaretta tra le dita. Smettere di fumare, in qualsiasi momento, dà infatti una preziosa e responsabile svolta salutista alla propria vita. 
Maria D'Asaro, 19.1.25, il Punto Quotidiano

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