Marc Chagall |
“Essere una grande madre significa insegnare le vie dell’amore e della compassione ai più giovani… poiché spesso i consigli e gli ammonimenti di una grande madre possono evitare che i più giovani commettano passi falsi; e se non arrivano a trasmettere loro saggezza immantinente, perlomeno li aiutano a dare un senso a quegli errori che provocano disorientamento e dolore.
In migliaia di anni gli strumenti per la trasformazione adoperati dalla grande madre archetipica non sono cambiati. Il tavolo della cucina. La luce della lampada. La canzone. Il rituale. Acume. Intuizione. La zuppa. Il tè. La storia. La chiacchierata. Il lungo viaggio in auto. Il confessionale. La mano affettuosa. Il sorriso seduttore. La sensualità. Il malizioso senso dell’umorismo. La capacità di arrivare agli altri e leggere loro nell’anima. La parola gentile. Il proverbio. Il cuore che ascolta. La sagacia di offrire agli altri, quando necessario, l’esperienza straziante dello ‘sguardo’.
In tempi di grande cambiamento come questi, perché una donna sia consapevole come desidera, assumere questo ruolo e manifestarlo è talvolta un atto di sfida, anzi un atto di decisa audacia, ovvero un atto di creazione primaria. Per quanto non completamente certo e sicuro, un atto che assomma in sé vita spirituale, pietà, un atto di amore.
Che una donna che continua ad arricchire la propria saggezza debba costantemente trovare nuove radici nella vita spirituale è un atto estremo di liberazione. Insegnare ai giovani a fare lo stesso - e per ‘giovani’ intendo chiunque abbia minore consapevolezza o meno esperienza – è l’atto radicale e rivoluzionario più grande. Tali insegnamenti arrivano molto lontano, perché donano vera vita, invece di spezzare la discendenza matrilinea vivente della donna saggia e selvaggia, dell’anima saggia e selvaggia".
Clarissa Pinkola Estés La danza delle grandi madri Frassinelli (pp. 36-38)
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