domenica 30 marzo 2025

Single, sì alle adozioni ma solo all'estero

          D’ora in poi in Italia anche le persone singole potranno adottare bambini dall’estero. Lo ha deciso la Corte costituzionale, che, con la sentenza numero 33,  ha dichiarato incostituzionale l’articolo 29-bis, comma 1, della legge numero 184 del 1983, nella parte in cui non include tali cittadini fra coloro che possono adottare un minore straniero residente all’estero. In pratica, i single possono accedere all’adozione internazionale di bambini stranieri in stato di abbandono.
    Da anni Raffaella Brogi, 54 anni, single, magistrato, si batte per avere in adozione un bimbo straniero e non si è arresa neanche dopo il primo stop della Corte costituzionale. Così, per la seconda volta in pochi anni, il caso dell’aspirante mamma single fiorentina è finito sotto la lente dei giudici costituzionali che ora le hanno dato ragione. 
    È stato il Tribunale per i minorenni di Firenze, nel luglio scorso, a sollevare nuovamente davanti alla Consulta la questione delle adozioni internazionali da parte di persone single. E la Consulta ha dichiarato illegittima la norma che non li includeva fra coloro che possono adottare un minore straniero residente all’estero.(continua su il Punto Quotidiano)


(notizia importante che andava rilanciata: grazie, Nicola)

giovedì 27 marzo 2025

Genialità, progresso, tempo e infinito... grazie, Bruno.

      Se ne avessi il potere, a Bruno Vergani - amico nel mondo del web e, per speciali cointeressenze, anche nella vita reale - conferirei la laurea ad honorem in filosofia. Qui una delle sue acute riflessioni:

     “L’editing genomico che permette di correggere errori genetici c’è da pochissimo tempo, e lo smartphone uscito quest’anno funziona meglio di quello dell’anno scorso. Si sa, scienza e tecnologia vanno sempre avanti, progresso lineare e costante, cumulativo e irreversibile. Assuefatti da questo miglioramento ci può sembrare che tutte le cose progrediscano così, e invece per la politica, la filosofia, le arti, l’etica, insomma per tutto ciò che non è scienza e tecnologia in senso stretto, il discorso si complica.
     Anche se per tutte queste cose non è semplice individuare criteri di valutazione univoci, oggettivi e condivisi, per determinarne il miglioramento, possiamo comunque essere tutti d’accordo che è oggi infrequente incontrare in piazza un Socrate, uno Spinoza o un Kant, rari anche i Michelangelo e i Beethoven e passeggiando nei giardini pubblici non è facile incrociare un Seneca o un Confucio. Esperienza plastica che alcune intuizioni del passato possono risultare insuperabilmente più profonde di quelle contemporanee.
Studiando la storia vediamo sì un progresso scientifico costante, ma accompagnato da un miglioramento umano intermittente, fragile, tortuoso, sparpagliato, ciclico, con l’improvviso e raro apparire di pensatori che raggiungono vette di pensiero e di vita irraggiungibili, intercalati da lunghi periodi di mediocre e bassa levatura diffusa, e anche di stasi e di regressione, basti considerare l'Olocausto che segue all’Illuminismo. Scostamento pericoloso quello fra le anime e la tecnologia che potrebbe mettere nelle mani di un primitivo la bomba atomica.
     Si potrebbe forse azzardare che i rari individui capaci di picchi insuperabili di genio, vivano in una dimensione universale atemporale, capace di abitare l’immanente Sub specie aeternitatis. Italo Calvino scriveva: “Chiamasi classico un libro che si configura come equivalente dell'universo, al pari degli antichi talismani”. Dopo tutto, la periodizzazione storica è un nostro arbitrio, una costruzione concettuale per ordinare il passato così da interpretarlo, una narrazione selettiva, un costrutto culturale, anche se di fatto non esiste una scansione del tempo insita nella realtà. Forse il genio è tale perché capace di abitare il continuo-infinito-presente.”

Bruno Vergani, dal suo blog qui.


martedì 25 marzo 2025

Canto notturno... di una maruzza vegliante

    C’è chi conta le pecore, c’è chi vede Netflix, c’è chi si dispera, c’è chi è impegnato in amorosi amplessi, c’è chi è stremato e si addormenta di botto… 
     Nostra signora, sul guanciale, da un po’ di mesi rievoca rime alternate, incatenate, libere e baciate, provando a rimembrare quelle che le solleticano il cuore e i sensi poetici.
      Per tutto l’inverno si è fatta cullare da una sorta di poesia/filastrocca del grande Giovanni, che ha recuperato rima per rima alla memoria:

Lenta la neve fiocca, fiocca, fiocca.
Senti: una zana dondola pian piano,
un bimbo piange, il piccol dito in bocca;
canta una vecchia, il mento sulla mano.

La vecchia canta: intorno al tuo lettino
c’è rose e gigli, tutto un bel giardino.
Nel bel giardino il bimbo s’addormenta.
La neve fiocca lenta, lenta, lenta.

Poi c’è stata la parentesi con l’amato Giuseppe:

Di queste case
non è rimasto
che qualche
brandello di muro

Di tanti
che mi corrispondevano
non è rimasto
neppure tanto

Ma nel cuore
nessuna croce manca
È il mio cuore
il paese più straziato

Ora è la volta della corrispondenza di amorosi sensi con il magnifico Giacomo:

Sempre caro mi fu quest'ermo colle, 
E questa siepe, che da tanta parte 
Dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.   

Già: E poi come continuare? Provo un po' a parafrasare:

Ma provando e ricordando, interminati
Versi di là da quelli, nei miei umani
Silenzi, in profondissima quiete
Io nel pensier mi fingo… 

Dei versi esatti adesso ho sete: vado allor a trovarli in rete: 

                ...ove per poco
Il cor non si spaura. E come il vento
Odo stormir tra queste piante, io quello
Infinito silenzio a questa voce
Vo comparando: e mi sovvien l'eterno, 
E le morte stagioni, e la presente 
E viva, e il suon di lei. 

Giacomino eri un genio.  
Lirica modernissima la tua, con un ritmo potente dettato dagli enjambement...

Così tra questa Immensità s'acquieta il pensier mio:
E il dormir m'è dolce in questo mare.



domenica 23 marzo 2025

Busto Arsizio, meno asfalto e più verde

          Palermo – Quasi tutti i centri urbani italiani, dagli anni ’50 in poi, sono stati riedificati e progettati a misura di automobile. Da alcuni anni, piene di cemento e di asfalto e povere di spazi verdi, le nostre città sono state però messe in crisi dai cambiamenti climatici che hanno causato, soprattutto a nord, un considerevole aumento di allagamenti, nubifragi e bombe d’acqua, mentre il sud ha sofferto per le ondate di calore estivo e per la siccità.
      Oggi uno degli obiettivi dell’ingegneria naturalistica è quello di rendere le città più resilienti e meglio attrezzate ad affrontare il cambiamento del clima, come le piogge sempre più violente e abbondanti. Già nel 2021 l’architetto Flora Vallone, vice presidente dell’AIPIN (Associazione Italiana Per l’Ingegneria Naturalistica) scriveva: “In pieno Antropocene, tra pandemie globali e cambiamento climatico, e in corsa verso la transizione ecologica, si moltiplicano idee e progetti green, spesso più mediatici che sostenibili. Certo non è facile mutare radicalmente i paradigmi culturali che per decenni hanno sostenuto una colonizzazione antropica indifferente ai luoghi, alle impronte ecologiche, ai costi-benefici che invece avremmo ben dovuto valutare. (…) Il paesaggio è sistema vivente che deve poter esprimere i servizi ecosistemici che gli sono propri e che sono fondamentali, oltre che gratuiti, anche per l’uomo.” 
    A Busto Arsizio - l’operosa cittadina lombarda di quasi 85.000 abitanti in provincia di Varese - è stato attuato un progetto di (continua su il Punto Quotidiano)

Maria D'Asaro, il Punto Quotidiano, 23.3.25

venerdì 21 marzo 2025

La follia della guerra rende folli: elogio della ragione e della diserzione

Pieter Bruegel, il vecchio: Il trionfo della morte (El Prado, Madrid)
      "Sono i governi a decidere le guerre, gli stati maggiori degli eserciti a pianificarle, i media a farne la propaganda, i produttori di armamenti a fornirne gli strumenti e guadagnarne, ma sono ancora - nonostante i droni killer, l'intelligenza artificiale, i killer robot - i soldati ad essere mandati sul terreno a fare il lavoro sporco. Sono ancora gli esseri umani, uomini e donne, coloro a cui è chiesto di sospendere ogni inibizione morale e trasformarsi repentinamente - ma, pro tempore, s'intende - in spietati assassini e criminali sui campi di battaglia. Lo spiegava già Erasmo da Rotterdam: "Se ti ripugna il brigantaggio, è la guerra che lo insegna; se aborrisci il fratricidio, è in guerra che lo si impara. (...) Se giudichi peggior condizione per uno stato quella in cui i peggiori prevalgono, la guerra è il regno dei più scellerati" (Il lamento della pace, SE, 2014).
Oltre le tante immagini euforiche di soldati israeliani impegnati nel genocidio di Gaza postate sui social – come quelle del soldato dell'IDF (Israel Defence Force)denunciato in Brasile, dove si trovava in vacanza, per crimini di guerra – molte donne e uomini che hanno partecipato alla mattanza dei palestinesi non sono sopravvissuti alla propria coscienza: migliaia di essi sono in cura per sindrome post traumatica da stress... (continua qui)

Pasquale Pugliese, 9.1.25 (dal suo blog, qui)

mercoledì 19 marzo 2025

Utopia?


Profumo

Di zagara

Gentilezza, amore, dolcezza…

Cieli e terra nuova…

Restiamo umani







“Misericordia e verità 
s'incontreranno,
giustizia e pace
si baceranno.
La verità germoglierà dalla terra
e la giustizia si affaccerà dal cielo”                                       (dal salmo 84)


(Difficile mantenere la speranza nell'umanità, dopo le macerie di Gaza...)

domenica 16 marzo 2025

Volontariato, Palermo capitale per il 2025

           Palermo – Dopo Bergamo, Cosenza e Trento, per il 2025 è Palermo Capitale italiana del Volontariato: infatti, a dicembre scorso, Lilia Doneddu, vicepresidente del Centro Servizi del Volontariato del Trentino, ha passato il testimone a Giuditta Petrillo, presidente del CeSVoP, Centro Servizi per il Volontariato di Palermo.
     Ma quanti sono oggi i volontari in Italia? L’ultimo censimento Istat (2021) registra poco più di 4,6 milioni di volontari attivi in Italia, presenti in circa 360.000 organizzazioni non profit, con un calo di circa 900.000 volontari rispetto alla rilevazione del 2015. Come evidenzia la ricercatrice Sabrina Stoppiello, per ragioni metodologiche l’indagine tiene fuori alcuni gruppi di volontari: “Questa rilevazione campionaria registra solo i volontari attivi nelle organizzazioni non profit. Fotografiamo quello che viene chiamato “volontariato organizzato”, che rappresenta una fetta molto significativa, ma non la totalità dei volontari in Italia”.  Non sono quindi considerate le persone che operano al di fuori di organizzazioni strutturate come, ad esempio, chi si impegna occasionalmente per rispondere a emergenze ambientali, o molti gruppi informali di giovani attivisti per il clima.
Dove si fa più volontariato? Il grosso delle organizzazioni non profit storicamente è concentrato al Nord: il Trentino-Alto Adige è la Regione col maggiore rapporto tra volontari e popolazione residente: qui più di 1 persona su 5 fa volontariato. Tuttavia al Sud, rapportando il numero di volontari alla popolazione residente, Sardegna e Basilicata registrano valori rispettivamente in linea e superiori alla media nazionale (7,8%). 
     Non è facile dire poi se il volontariato sia un’attività svolta più dalle donne o dagli uomini. I numeri del Censimento sembrerebbero dare il primato ai maschi, che rappresentano il 58,3% dei volontari nelle organizzazioni non profit. Una spiegazione per il divario di genere sarebbe fornita dalla distribuzione per settori di attività: la differenza è particolarmente marcata nei due settori con il più alto numero di volontari (attività ricreative e sportive), così come nel settore delle relazioni sindacali e dell’attività politica. Ma negli altri settori maschi e femmine si equivalgono; in alcuni addirittura -sanità, religione, istruzione, filantropia e cooperazione internazionale - le donne superano numericamente gli uomini. 
     Dall’osservatorio del CSVnet (associazione nazionale dei Centri di Servizio per il Volontariato) si fa notare che la struttura patriarcale del nostro Paese incide sulla presenza delle donne nel volontariato: “Le donne in genere hanno minore disponibilità di tempo per fare volontariato perché sono maggiormente assorbite dai carichi familiari sia nei confronti dei figli sia dei genitori”, sostiene Chiara Tommasini, presidente del CSVnet.  
      Riguardo all’età dei volontari, la presidente Tommasini afferma poi che si registra “una vitalità pronunciata nella partecipazione giovanile, anche se è meno assidua e costante che in passato. (...) però le forme di partecipazione sono più fluide… perché i giovani hanno traiettorie di vita e lavorative meno stabili e una maggiore difficoltà a dare un contributo costante e formalizzato”. 
     I dati statistici mostrano una realtà evidente: avere un’occupazione stabile facilita lo svolgimento del volontariato. È stato sottolineato che per i giovani, che vivono condizioni di vita e di lavoro più precarie rispetto alle generazioni precedenti, è sempre più difficile avere tempo disponibile per il volontariato. Tanto che, spesso, essere volontari è diventata quasi una dimensione di privilegio.  Forse la sfida per il futuro, in un’Italia che invecchia e si spopola, è un volontariato che possa continuare a essere una forza viva e portatrice di istanze di inclusione e giustizia.
       Nel contesto delle iniziative legate alla promozione di Palermo Capitale del Volontariato per il 2025, il 7 marzo scorso, ai Cantieri Culturali della Zisa, si è svolto un evento celebrativo con una doppia valenza; ripensare criticamente il ruolo del volontariato oggi e ricordare i 25 anni di esistenza dell’Associazione cittadina di Volontariato Penitenziario (AsVoPe). 
     Bruno Distefano, presidente dell’AsVoPe, ha sottolineato il... (continua su il Punto Quotidiano)

Maria D'Asaro, 16.3.25, il Punto Quotidiano




sabato 15 marzo 2025

L'Europa, la pace, la guerra: come la pensa(va) Aldo Capitini

           “Una prova della difficoltà o impossibilità da parte del riformismo e dell’autoritarismo di formare il ‘nuovo uomo’ è nel fatto che l’uno o l’altro sono disposti ad usare lo strumento guerra. Si sa che cosa significa, oggi specialmente, la guerra e la sua preparazione: la sottrazione di enormi mezzi allo sviluppo civile, la strage di innocenti e di estranei, l’involuzione dell’educazione democratica e aperta, la riduzione della libertà e il soffocamento di ogni proposta di miglioramento della società e delle abitudini civili, la sostituzione totale dell’efficienza distruttiva al controllo dal basso.
     Tanta è la forza spietata che la decisione bellica mette in moto, che essa viene ad assomigliare ad una delle terribili manifestazioni della ‘natura’, le più assurde e crudeli e spietate, e certamente ora la supera in numero di vittime. 
È difficile pensare che la natura possa distruggere in pochi minuti tante persone quante ne distrusse la bomba atomica a Hiroshima, riducendone alcune in una semplice traccia segnata sul muro. E quella bomba era di forza molto modesta rispetto alle bombe attuali…
     Il rifiuto della guerra è perciò la condizione preliminare per parlare di un orientamento diverso, e se vediamo l’antitesi tra la natura come forza e la compresenza come unità amore, è chiaro che la guerra aggrava la natura, la sorpassa nella sua distruttività, nella sua spietatezza rispetto ai singoli esseri, alla cui attenzione la compresenza richiama costantemente…
L’esercito si pone come sostegno dell’imperio o potere assoluto centrale, e perciò va rifiutato dalla radice, per un rinnovamento profondo.
    La trasformazione in nazione armata, a parte la sua inattualità, non toglie la mentalità militaristica, che può darsi suoi organi di pressione e di potere. Per una posizione di nonviolenza è da generalizzare l’insegnamento delle tecniche della nonviolenza, addestrando tutti a saperle usare e fornendo loro i mezzi necessari: tali tecniche possono valere per le trasformazioni, o rivoluzioni, interne o per l’eventuale lotta contro invasori. 
    Perciò il rifiuto assoluto della guerra e della guerriglia, e della tortura e del terrorismo (che accompagnano la guerra e la guerriglia), è il punto di partenza, la svolta, la condizione assoluta di una nuova impostazione del potere: l’onnicrazia (termine credo coniato da Capitini che significa: il potere di tutti)  autentica comincia da quel rifiuto, perché non elimina nessun avversario e dà vita permanente ai due preziosi strumenti che sono le assemblee e l’opinione pubblica.
La ragione del pacifismo integrale non è soltanto il fatto evidente che la guerra, una volta accettata, conduce a tali delitti e a tali stragi, specialmente oggi, che è assurdo presumere di farla e poterla contenere (…).
      È chiaro che bisogna arrivare a moltitudini che rifiutino la guerra, che blocchino con le tecniche nonviolente il potere che voglia imporre la guerra. L’Europa ha sofferto per non aver avuto queste moltitudini di dissidenza assoluta, es. riguardo al potere dei fascisti e dei nazisti. L’onnicrazia deve prender corpo anche in questo modo: nella capacità di impedire dal basso le oppressioni e gli sfruttamenti; ma questa capacità delle moltitudini ha il suo collaudo nel rifiuto della guerra, intimando un altro corso nella storia del mondo.”

Il potere di tutti, Firenze 1969, 
citato in Fabrizio Truini, Aldo Capitini, Ed.Cultura della Pace, Fiesole, pp.174-175, 181

giovedì 13 marzo 2025

"Il nibbio", un film per ricordare Nicola Calipari

      Condivido il ricordo di Nicola Calipari, nel bel pezzo della collega Francesca Sammarco, che ha recensito il film "Il nibbio" ne il Punto Quotidiano.

    RIETI – A 20 anni dall’uccisione di Nicola Calipari, funzionario del Sismi, ucciso il 4 marzo 2005 all’aeroporto di Bagdad, è uscito in questi giorni nelle sale cinematografiche il film “Il nibbio” diretto da Alessandro Tonda, interpretato da Claudio Santamaria, che per l’occasione è dimagrito di 12 chili. Il nibbio, uccello rapace, si prende cura della sua compagna durante la cova delle uova, abbellisce il nido, in molte culture europee è sinonimo di nobiltà e libertà, simbolo di protezione e potere, grazie alla sua capacità di dominare i cieli con grazia e forza, per gli Egiziani si occupava della protezione del re: averlo come animale totem garantisce protezione durante il viaggio. Al Nibbio (che provò per la prima volta la compassione dopo aver rapito Lucia Mondella) l’Innominato nei Promessi Sposi affidava gli incarichi più delicati.
      Calipari, agente del Sismi, stava scortando la giornalista del Manifesto Giuliana Sgrena, sequestrata il 4 febbraio da un’organizzazione della Jihad islamica, durante la guerra in Iraq. In quei 28 giorni si mobilitarono in Italia e in tutta Europa governi e società civile per la sua liberazione. Sonia Bergamasco interpreta la giornalista, Anna Ferzetti è la moglie Rosa Valleco. Calipari era riuscito grazie alla capacità di mediazione e la fiducia di cui godeva anche tra i sequestratori, aveva accettato quella che avrebbe dovuto essere la sua ultima missione, prima di rientrare nella polizia e tutto stava andando come previsto, ma a 700 metri dall’aereo, un posto di blocco di soldati americani, che non era previsto (Calipari era meticoloso e studiava tutto nel dettaglio), sparò una raffica di mitra sulla macchina e lui venne colpito in pieno, avendo fatto scudo con il suo corpo alla giornalista, che rimase ferita a una spalla. (continua qui
Francesca Sammarco

martedì 11 marzo 2025

Europa, Europa! Sì, ma quale?

        Sulla manifestazione indetta per il 15 marzo prossimo, condivido le considerazioni dell’amico Augusto Cavadi: 
“In questi giorni la proposta di Michele Serra di convocare una grande manifestazione di piazza a Roma, per urlare la necessità che l’Europa abbia un sussulto di dignità e si ponga come soggetto autonomo rispetto alle grandi potenze mondiali, sta dividendo l’Italia trasversalmente all’interno degli schieramenti partitici, delle organizzazioni sindacali, dei movimenti pacifisti.
Se non vedo male, sono in gioco due questioni distinte che vanno affrontate separatamente.
La prima nasce da una (suppongo intenzionale, data l’abilità comunicativa di Serra) ambiguità del suo appello: scendere in piazza per questa Europa (dalla fondazione dell’Unione Europea a oggi) o per un’Europa radicalmente rifondata secondo i suoi primi ideatori a Ventotene (dunque sui princìpi dell’Ottantanove – libertà, uguaglianza, fraternità - , sulla partecipazione democratica, sul perseguimento della giustizia sociale, sul ripudio della guerra come mezzo di risoluzione dei conflitti etc. etc.)? 
      La moltiplicazione delle esegesi del testo mi pare inutile: nessuno può stabilire a quale delle due Europe si riferisca Serra perché egli per primo si è voluto rivolgere indistintamente ai sostenitori di entrambe. Infatti, se avesse voluto dirimere l’equivoco, avrebbe potuto spendere una parola o di approvazione esplicita o di critica esplicita alla strategia adottata dalla Commissione europea in questi anni di guerra in Ucraina, di stragi a Gaza, di conflitti armati nel mondo. Ha preferito parlare a tutti in modo da convincere la maggior parte: e in effetti stanno aderendo realtà di ogni colore ideologico e di ogni schieramento politico. (continua qui)

Di questioni europee pregresse ho scritto qui,  qui e qui. 

E, saggiamente, Francesco Vignarca, coordinatore della Rete Italiana Pace e Disarmo, scrive: 

"Credo che sia profondamente sbagliato tutto questo peso che si sta dando al 15 marzo: è una manifestazione voluta da altri (sulla base di una prima piattaforma vuota) che alcuni stanno pensando di riempire con i contenuti giusti. Altri invece non ci vogliono andare per non far sorgere confusione. Va bene tutto, ma dopo un po' vorrei che si ritornasse ad occuparsi dei temi veri, dei percorsi concreti, delle scelte di politica... Questa continua "crociata" su dettagli di parole e presenza/assenza ad una manifestazione, come ho già scritto per me denota una certa sudditanza culturale (E l'errore ormai storico anche delle nostre parti di confondere strumenti con obiettivi) "

domenica 9 marzo 2025

Fulco Pratesi, strenuo difensore della natura

           Palermo – Una vita piena e intensa quella di Fulco Pratesi, morto a 90 anni il 1° marzo scorso a Roma, dove era nato nel 1934. Nel 1960 si era laureato in Architettura, ma aveva lasciato la professione quando comprese che un’architettura eccessivamente ‘disinvolta’ causava danni all’ambiente. 
     Prima di sposare a tempo pieno l’impegno ecologista, Pratesi è stato un cacciatore. Poi, come raccontò lui stesso, durante una battuta di caccia in Turchia, accadde qualcosa che cambiò il suo sguardo sul mondo, sulla natura e gli animali: «Tanti anni fa io ero un cacciatore. Un giorno, mentre mi trovavo a caccia di orsi nei boschi della Turchia, ho assistito ad una scena che mi ha cambiato la vita: un'orsa con i suoi tre cuccioli, a pochi metri da me. In una manciata di secondi ho capito che stavo facendo una follia. Sono tornato in Italia, ho venduto i fucili e, con un gruppo di amici appassionati di natura, ho fondato il WWF. In me era nato un sogno: proteggere gli animali, gli ambienti, fare qualcosa per costruire un mondo di armonia tra uomo e natura...»
     Così, nel 1966, con pochi amici, fondò l'Associazione Italiana per il World Wildlife Fund, acronimo del WWF, oggi nota come WWF Italia: : ne diventò vicepresidente nel 1970 e poi presidente dal 1979 al 1992 e dal 1998 al 2007. Nel 2007, allo scadere del suo mandato da presidente, Pratesi rimase nell'associazione come presidente onorario; fu presidente del Comitato Scientifico WWF Oasi, direttore responsabile della rivista Panda, la storica rivista del WWF Italia, nata nel 1966 come bollettino dell'Associazione e oggi testata giornalistica.
Riserva naturale Lago di Burano a Orbetello
   Dal 1975 al 1980 fu anche presidente della LIPU (Lega Italiana Protezione Uccelli). 
Grazie al suo impegno e alla sua tenacia, nacque e si sviluppò il progetto di creare delle zone di territorio protette, le Oasi WWF, la prima delle quali fu istituita presso il lago di Burano, nell’estremità meridionale della Maremma grossetana: il Consiglio nazionale acquisì i diritti di caccia e nel 1967 fu istituita l’Oasi del Lago di Burano, una delle prime zone di protezione naturale in Italia, anche a salvaguardia degli uccelli.
    Oggi le Oasi del WWF sono più di cento e tutelano circa 27 mila ettari di territorio. Come si legge nel sito del WWF “Dalla ricerca scientifica alle vacanze natura, dall’educazione ambientale con le scuole, all’impegno nella conservazione di specie e habitat e nel recupero ambientale, sono tantissime le attività che il WWF svolge ogni giorno nelle Oasi, avvalendosi dell’aiuto prezioso e indispensabile dei volontari, ma offrendo lavoro anche a circa 150 persone tra dipendenti e soci delle cooperative”.
Fulco Pratesi ha poi contribuito all’approvazione di leggi importanti a tutela dell’ambiente, come la legge 394 del 1991 - che istituisce e regola i parchi nazionali -
e ha progettato numerosi parchi nazionali e riserve naturali in Italia e all'estero. 
Riserva Monte Arcosu
    Dal 1966 al 1972 ha rappresentato l'associazione Italia Nostra, di cui è stato consulente per i problemi ecologici dal 1970 al 1980, nella Commissione Conservazione Natura del Consiglio Nazionale delle Ricerche. È stato anche membro della Consulta per la Difesa del Mare e del Consiglio Nazionale dell'Ambiente. Dal 1995 al 2005 è stato presidente del Parco Nazionale d’Abruzzo.
   Iscritto dal 1971 al 2025 come giornalista pubblicista all'Ordine dei Giornalisti del Lazio, si era specializzato in argomenti ecologici e naturalistici: oltre a dirigere la già citata rivista Panda, per anni ha collaborato con il Corriere della Sera, con L'Espresso e con numerose riviste del settore. Ha anche diretto la rivista per ragazzi L'Orsa. 
    Ha poi curato le Guide alla Natura d'Italia (assieme a Franco Tassi), e ha scritto vari testi: tra gli altri, Clandestini in Città, Esclusi dall'Arca, Il Mondo della Palude, I Cavalieri della Grande Laguna, Natura in Città, Taccuini Naturalistici, Un cane, Storia della Natura d'Italia. Molti di questi volumi sono stati illustrati dallo stesso Pratesi, che aveva un grande talento artistico ed era anche un pittore acquerellista: animali, piante e ambienti naturali erano i suoi soggetti preferiti.
   Per due anni, dall’aprile 1992 al marzo 1994, è stato anche impegnato in politica, eletto come deputato nel Parlamento italiano nella lista dei Verdi.
   Tra i riconoscimenti che gli sono stati tributati, si ricordano l’onorificenza di Grande Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica, consegnatagli il 25 novembre 1994 dall’allora Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro; la dedica di un nuovo ibrido di orchidea spontanea trovato nel Salento, chiamato in suo onore Ophrys × pratesii, la Laurea Magistrale honoris causa in Biodiversità e Biologia Ambientale, conferitagli il 20 luglio 2020 dall’Università di Palermo.
     Infine, ecco come lo ricorda il professore Giuseppe Paschetto, ambientalista e collaboratore di WWF Italia: “Avevo incrociato direttamente la vita di Fulco Pratesi nel 1992, quando eravamo candidati entrambi nella Lista Verde per le elezioni della Camera di quell’anno in Piemonte. Lui venne poi eletto e fece una breve esperienza parlamentare, fino al 1994. Ma la sua grandezza è stata nell’aver portato il WWF in Italia e aver dato vita alla cultura ambientalista in Italia. Architetto di formazione universitaria, era un vero naturalista, innamorato di tutti gli animali e capace di vedere nelle paludi delle risorse di biodiversità, non aree malsane da bonificare come era idea consolidata un tempo, ma piuttosto zone umide da preservare”.
      E ancora: “È stato certo un pioniere, uno tra i più grandi del nostro Paese. Dietro ad ogni realizzazione del WWF c’era la figura di Fulco Pratesi. Senza di lui l’ambientalismo italiano sarebbe stato più povero. 
Negli ultimi giorni di vita, ancora attivo fino all’ultimo, ha messo in guardia rispetto al rischio mortale che l’ambiente naturale possa diventare un bene da mercificare, da conquistare, da vendere, da sfruttare. Una ammonizione da tenere ben presente e tradurre in pensieri ed azioni nei tempi cupi che stiamo vivendo in cui tutto a livello internazionale pare andare nella direzione prefigurata da Fulco Pratesi. Grazie Fulco per tutto quello che hai fatto di grande e generoso per la tutela della natura”.

Maria D'Asaro, 9.3.25, il Punto Quotidiano

sabato 8 marzo 2025

Dal femminismo molti doni...

Etty Hillesum
      "Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che vi è una sola umanità  composta di persone tutte differenti le une dalle altre e tutte eguali in diritti.
    Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che sfera personale e sfera politica non sono separate da un abisso: sempre siamo esseri umani.
    Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza del partire da sè.
    Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza dell'incontro con l'altro.
     Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che  è la nascita, l'esperienza e la categoria che fonda l'umana convivenza, l'umano sapere.
    Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che la pluralità, e quindi la relazione, è la modalità di esistenza propria dell'umanità.
   Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che i corpi contano, che noi siamo i nostri corpi.
   Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che ogni forma di autoritarismo, ogni forma di militarismo, ogni forma di dogmatismo reca già la negazione dei diritti umani di tutti gli esseri umani.
   Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che la prima radice dell'organizzazione sociale e della trama relazionale violenta è nel maschilismo e nel patriarcato.
  Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che solo la nonviolenza contrasta la violenza, che solo il bene vince il male, che solo l'amore si oppone alla morte, che solo l'ascolto consente la parola.
  Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che compito comune è generare e proteggere la vita, prendersi cura delle persone e del mondo per amore delle persone e del mondo.
   Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che compito comune è opporsi ad ogni oppressione, ad ogni sfruttamento, ad ogni ingiustizia, ad ogni umiliazione, ad ogni denegazione di umanità, ad ogni devastazione della biosfera.
   Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che solo l'arte della compassione fonda la lotta di liberazione.
Il femminismo che  è il massimo inveramento storico della nonviolenza.
Il femminismo che  è la corrente calda della nonviolenza.
Il femminismo che è il cuore pulsante del movimento di autocoscienza e di liberazione dell'umanità.
E diciamo femminismo e sappiamo che dovremmo dire femminismi, che dovremmo dire pensiero delle donne e movimenti delle donne.
Ma diciamo femminismo e pensiamo a una tradizione che lega infinite donne che hanno praticato l'etica della responsabilità e della liberazione, da Saffo a Vandana Shiva, da Simone Weil a Virginia Woolf, da Edith Stein a Milena Jesenska, da Etty Hillesum a Ginetta Sagan, da Rosa Luxemburg ad Hannah Arendt, da Germaine Tillion ad Anna Politkovskaja, da Simone de Beauvoir a Franca Ongaro Basaglia, da Olympe de Gouges a Luce Fabbri.
Dal femminismo molti doni tutte e tutti abbiamo ricevuto.
In questo otto marzo di ascolto, di memoria, di lotta, diciamo anche la nostra gratitudine.

(Riflessioni di Peppe Sini, nel giornale telematico La nonviolenza è in cammino)

Inoltre, tra i tantissimi omaggi poetici di Peppe a donne che hanno onorato l’umanità, eccone alcuni:

a Etty Hillesum, o la Forza della verità

Scegliere il bene, pensare col cuore,
condividere il dolore, avere cura
degli afflitti, totalmente ripudiare
la violenza, rifiutare
la salvezza per se' che affoga gli altri.

Fare la scelta della compassione
in nulla cedere al male
salvare tutti dinanzi all'orrore
salvare almeno l'umanita' futura.

Virginia Woolf

La coscienza di Virginia Woolf

Alla corsa per l'accaparramento
sottrarsi, e preferire
altro sentiero, la propria autonomia
l'uso corretto delle tre ghinee
l'analisi serrata che connette
e smaschera per sempre
il maschilismo, il fascismo, la guerra.

E la guerra, il fascismo, il maschilismo
combattere con voce e forme proprie
trovando in  sè la stanza denegata.

E' questo che chiamiamo nonviolenza.

Bertha von Suttner, o della liberazione

Che cosa resta di lei?
Ma la vera domanda è: perché 
a milioni, a miliardi si danno gli umani la morte?

E la vera risposta' ancora quella
che diede allora la saggia e gentile:
giù le armi.

E' il disarmo la scelta necessaria
per aprire la necessaria via.







Anna Politkovskaja

Ci sono le parole
e ci sono le pallottole.
E solo le parole salvano le vite.

Ci sono i corpi palpitanti e fragili
e ci sono le pallottole.
E dopo le pallottole i corpi diventano sasso.

C'è la verità viva
e ci sono le pallottole
che tutto riducono a menzogna, strazio, nulla.

C'è l'umanità fatta di persone
e ci sono le guerre
che l'umanità  estinguono.

Scegliere le parole, i corpi, le persone,
scegliere l'umanità. Salvare le vite. Dire
ancora e sempre la verità. Contrastare
tutte le uccisioni.

É questo che chiamiamo nonviolenza.

(e la voce potente di Fiorella Mannoia, evocata dalla carissima amica Maria Di Naro)

mercoledì 5 marzo 2025

Che senso ha il volontariato oggi?

       Che senso ha essere volontari oggi?  E ancora: la punizione del carcere è la migliore soluzione possibile per i colpevoli di un reato? 
Nell'ambito delle iniziative per Palermo capitale del volontariato 2025 e per ricordare i 25 anni dell'AS.VO.PE. (Associazione  di Volontariato Penitenziario), ne discuteremo insieme venerdì 7 marzo, a Palermo, alle ore 16.30, al Cre. Zi. Plus (Cantieri Culturali della Zisa), con un intermezzo musicale a cura  del maestro violinista Giorgio Gagliano e un aperitivo offerto dall'ASVOPE.

Ecco il programma dettagliato dell'incontro:

VENERDI’ 7  MARZO 2025, presso i locali del CRE.ZI.PLUS, Cantieri Culturali della Zisa, via Gili, 4 Palermo, nell’ambito delle iniziative per PALERMO CAPITALE DEL VOLONTARIATO, l’ASVOPE ODV (Associazione di Volontariato Penitenziario)  INVITA all’inizio delle  CELEBRAZIONI di 25 ANNI di VOLONTARIATO.

Il programma, che si svolgerà nell’intento di lanciare un  PONTE  FRA IL CARCERE E LA  CITTA’,
prevede due momenti, distinti, ma collegati:

1)  VOLONTARI OGGI: BELLEZZA E CRITICITA’ DI UN IMPEGNO CIVICO;

2)  LA DETENZIONE IN CARCERE:      LA MIGLIORE SOLUZIONE POSSIBILE?

Ore 16.30-18,00   

Saluto del Presidente dell’ASVOPE, dott. BRUNO MARIA DISTEFANO

MARIA D’ASARO dialoga con AUGUSTO CAVADI a partire dal volumetto di quest’ultimo “Volontariato in crisi? Diagnosi e terapia” (Il Pozzo di Giacobbe, Trapani). Introduce l’incontro e modera gli interventi del pubblico il  coordinatore dell’area comunicazione del CESVOP,  NUNZIO BRUNO.

Ore 18.00-18.30  APERITIVO offerto dall’ASVOPE 
Interventi musicali del Maestro Violinista  GIORGIO GAGLIANO

Ore 18.30-20.00: SANTI CONSOLO e FRANCESCO FORACI dialogano con GIOVANNI  FIANDACA  a partire dal volumetto di quest’ultimo “Punizione”  (Il Mulino, Bologna)

Introduce l’incontro e modera gli interventi del pubblico il giornalista ROBERTO GRECO

Sono previsti interventi programmati da parte di PINO APPRENDI e di ENRICO LA LOGGIA


lunedì 3 marzo 2025

Da Bertha von Suttner no a tutte le guerre

       Palermo – È sua la frase “Fuori la guerra dalla Storia”, utilizzata da donne di varie associazioni palermitane che, dopo l’inizio della guerra in Ucraina, da tre anni manifestano ogni 24 del mese contro tutte le guerre. 
       Scrittrice, amica di Alfred Nobel, sostenitrice del disarmo totale e dell’istituzione di una corte d'arbitrato internazionale per risolvere i conflitti internazionali, chi era Bertha von Suttner che, nel 1905, fu la prima di diciannove donne che da allora hanno ricevuto il premio Nobel per la Pace? 
     Nata a Praga nel 1843, Bertha rimane presto orfana di padre, un feldmaresciallo asburgico. La madre, che scrive poesie, le fa studiare musica, ma anche storia e filosofia. Costretta a lavorare per l’esaurimento dell’eredità paterna, nel 1873 si trasferisce a Vienna e si guadagna da vivere come insegnante delle figlie del barone Carl von Suttner.
    In casa von Suttner, il figlio del barone Arthur Gundaccar e Bertha si innamorano. Scoperta la loro relazione, l’istitutrice viene costretta a lasciare l’incarico e si reca a Parigi, dove lavora per poche settimane come segretaria e governante di Alfred Nobel. Nobel ne apprezza subito l’intelligenza: con lui Bertha intavolerà un fecondo rapporto intellettuale che durerà sino alla morte dello scienziato.
Alfred Nobel
Poco dopo però ritorna a Vienna per sposare segretamente Arthur e, per l’ostilità della famiglia Suttner, la coppia si stabilisce nel Caucaso, dove gli sposi danno lezioni private e si dedicano alla scrittura. 
Nel 1885 si riconciliano con la famiglia e rientrano in Austria. Intanto Bertha comincia a interessarsi di tematiche pacifiste anche grazie all’International Arbitration and Peace Association, fondata a Londra nel 1880 dal pacifista inglese Hodgson Pratt con lo scopo di promuovere gli arbitrati e la diplomazia di pace per scongiurare tutte le guerre. 
   Dal contatto con quest’associazione e dalla lettura dei rapporti sugli orrori delle guerre presentati al Congresso Internazionale di Ginevra del 1863 da Henry Dunant (poi fondatore della Croce Rossa e primo destinatario nel 1901 del Nobel per la Pace), Bertha trae i motivi ispiratori per scrivere nel 1889 il suo romanzo Abbasso le armi!, tradotto in venti lingue e presto uno dei libri più venduti e più letti del tempo. 
    Abbasso le armi! è una storia d’amore che si intreccia alla tragedia della guerra: infatti la protagonista Martha Althaus attraversa dolorosamente quattro guerre dell’800. Il romanzo, che inneggia alla pace mostrando l’assurdità della guerra, dà alla sua autrice grande notorietà internazionale. Bertha diviene un'attivista energica e instancabile: nel 1891 promuove l'Austrian Peace Society, che presiede sino alla sua morte e con la quale organizza il suo primo congresso internazionale per la pace. 
     Nel 1891 il marito fonda l’Associazione per il rifiuto dell’antisemitismo; nel 1892 Bertha collabora con il pacifista tedesco Alfred Hermann Fried per la fondazione della ‘Società pacifista germanica’ e scrive, dal 1892 al 1899 per il giornale Die waffen Nieder/Giù le armi.
Bertha von Suttner

     Continua intanto i contatti epistolari con Alfred Nobel al quale espone le sue convinzioni contro la guerra e gli sviluppi del movimento pacifista. Così, prima della morte avvenuta il 10 dicembre 1896, nel suo testamento Nobel inserisce una clausola per dedicare un premio anche agli operatori di pace: menziona Bertha von Suttner, a suo avviso meritevole, per impegno e volontà, di tale premio. 
    Nel 1899 Bertha pubblica il romanzo L’era delle macchine, nel quale prende posizione contro il nazionalismo predominante in Europa e contro la corsa agli armamenti. Nello stesso anno, appoggia le iniziative della tedesca Margarethe Selenka, pacifista e attivista per i diritti delle donne, per la quale la questione femminile e il problema della pace coincidono e "ambedue nella loro interna natura costituiscono una battaglia a favore della forza del diritto contro i diritti della forza". Insieme promuovono la prima manifestazione pacifista internazionale dell’Aia;  l’anno successivo, Bertha e il marito compiono diversi viaggi internazionali per promuovere la Corte permanente di arbitrato, istituita proprio dalla Conferenza di Pace dell'Aia.
    Nonostante il dolore subito nel 1902 per la morte dell’amato compagno, sempre a suo fianco nelle lotte contro la guerra, Bertha continuerà ad adoperarsi per la pace, con viaggi, iniziative e vari scritti. Nel 1905 riceve il Premio Nobel per la Pace.
      Nel 1906 ha un ruolo fondamentale nell'organizzazione del "Comitato di Fratellanza Anglo-Tedesco", patrocinato dalla Conferenza di Pace del 1905 con l'obiettivo di riavvicinare i due paesi. In questo periodo tiene diverse conferenze per sottolineare i pericoli della militarizzazione della Cina e il pericolo dell’uso degli aerei come velivoli da guerra. Al Congresso per la Pace del 1908, che si tenne a Londra, proclamò la necessità dell'unità europea come unico mezzo contro la catastrofe della guerra.
Nell’agosto del 1913, sebbene già molto malata, partecipa alla Conferenza Internazionale di Pace dell'Aia. Muore il 21 giugno 1914, una settimana prima dell'attentato di Sarajevo che avrebbe portato allo scoppio della prima guerra mondiale. L’Austria ha onorato la sua cittadina Bertha von Suttner facendo incidere la sua effige nella moneta di 2 euro.
    Ecco ancora alcune notizie tratte dal libro di Monica Lanfranco Donne disarmanti (Intra Moenia, Napoli 2003). Alle critiche e a chi la invitava a occuparsi di ‘cose di donne’, Bertha rispondeva: “Le donne non staranno zitte, professor Dahn. Noi scriveremo, terremo discorsi, lavoreremo, agiremo. Le donne cambieranno la società e loro stesse”.
Monica Lanfranco sottolinea poi che insieme all'industria bellica, nel 1909 Bertha denuncia il ruolo della stampa nella formazione di un'opinione pubblica favorevole al conflitto armato: sono i due potenti gruppi che lavorano a sostegno degli ambienti militari: "Anche la cosiddetta stampa liberale, moderata, favorisce il sistema militarista, in modo più passivo, ma non per questo meno efficace. (...) questa specie di stampa evita, sì, di aizzare direttamente alla guerra e di pronunciarsi apertamente a favore del potenziamento degli armamenti, ma tratta tutto il vigente sistema della pace armata come qualcosa di immutabile, di naturale...". Bertha osserva anche con amarezza come sia censurata con disprezzo ogni voce che si leva a favore della pace da parte di singoli o associazioni.
      Monica Lanfranco scrive infine che “In un tempo in cui molti lacci imprigionavano il corpo e la mente delle donne, Bertha ha saputo muoversi con passo lieve e deciso, senza arretrare, senza scoraggiarsi, mostrando sempre e ovunque, al fondo della sua lucida denuncia del presente, una fiducia nel futuro che giunge affettuosa fino a noi e ci commuove. Quando le operaie di Vienna nel 1911 organizzano una gigantesca manifestazione per il voto alle donne e chiedono la fine degli armamenti e una destinazione civile per i fondi destinati alle spese militari, Bertha scrive: "Politica femminile? No: politica per l'umanità. E il contributo iniziale della metà finora diseredata del genere umano è soltanto uno dei sintomi del fatto che si avvicina il tempo in cui il bene e i diritti dell'umanità saranno considerati come massimo criterio per la politica".

Maria D'Asaro, 2.3.25, il Punto Quotidiano





sabato 1 marzo 2025

Giuliana Saladino: la guerra, l'America...

      A cento anni dalla nascita e a 25 dalla morte, Giuliana Saladino (1925-1999) – giornalista, scrittrice, impegnata nella società e in politica, prima nel ‘grande e glorioso’ partito comunista, poi da indipendente – ha ancora tante cose da dirci.
    Ad esempio sull’America. 
Qui stralci del suo articolo titolato Disperazione per una guerra evitabile, scritto nel febbraio 1991, in occasione della cosiddetta prima guerra del Golfo, per la rivista palermitana Segno.

“America. Una parola carica di segno positivo, specie in Sicilia, dove «Trovasti l’America?» vuol dire trovasti ricchezza, abbondanza, benessere. La mia generazione, di chi aveva vent’anni nel ’45, ama l’America. E non solo per i ricordi ‘fisici’ e profondi come il profumo delle prime Camel, il primo pane bianco, le prime notti senza bombardamenti, ma per quell’orizzonte che si squarciò e di cui non sapevamo niente, o ben poco, libertà di associazione, di stampa, di parola, Faulkner, il cinema, il jazz, insomma tutti i crismi di un grande amore che ha resistito al tempo e alle delusioni. Hanno massacrato gli indiani, sì, ma hanno scritto ben prima della rivoluzione francese la Dichiarazione d’indipendenza del 4 luglio 1776; hanno il Klu Klux Klan, la sedia elettrica, il Bornx-Zen, la corruzione e l’arroganza, certo, ma rimane pur sempre un grande paese libero, sede di tutto il male e di tutto il bene dei tempi moderni. (…)
    Ma ora stiamo diventando tutti antiamericani. Nessuno, se onesto, può credere che davvero il piano Iraq-Gorbaciov fosse da buttare all’aria in fretta, per passare allo scontro. Personalmente, la famosa notte del 16 gennaio mi rifiutavo di credere che l’America avrebbe attaccato per prima. (…) 
   A chi gli ha chiesto la scorsa settimana per che cosa dovrebbero combattere gli americani, il segretario di stato ha parlato poco di principi. Non ha parlato di alleati. Ha parlato invece di vitali questioni economiche. “Se volete che riassuma in una parola, ha detto Baker, sono affari (it’s jobs). (…)
   La notte dal 16 al 17 gennaio ha cambiato molte cose intorno a noi e dentro di noi. (…) Dentro: una tremante confusa disperazione, un non sapere che fare, che dire, che credere, un assurdo rimpianto dell’89, di un mondo idilliaco mai esistito, tutto inventato da noi, milioni di cretini, che vedevamo cadere il muro di Berlino senza uno sparo, senza un graffio, non siamo in piazza Tien An Men, siamo in Europa, e l’Europa la lezione della storia l’ha appresa e digerita. Ma dove? (…) Ci baloccavamo col mondo nuovo. Quella notte di gennaio sembra lontanissima. (…) Baghdad, il cui solo nome evoca voluttà orientali e ghirigori e mille e una notte era tutta verde marcio, ripresa agli infrarossi, tutta luci vaganti di contraerea, tutta sbuffi di fumo di esplosioni. Non credevamo ai nostri occhi, e nemmeno alle nostre orecchie che registravano boati e tonfi su un brontolio di tuono che non cessava e che non è ancora cessato fino ad oggi 24 febbraio mentre scriviamo…”