mercoledì 28 settembre 2011

Storie per una buonanotte

David Grossmann è un autore che amo. Prima o poi avrà il Nobel, secondo me.
Ecco la prima parte di un suo scritto.
Qualche parola ai papà e alle mamme che hanno letto una storia ai loro bimbi. Ecco, avete appena finito di leggere un racconto ai vostri bambini, avete rimboccato le coperte e li avete salutati, separandovi da loro e dal mondo infantile che li avvolge. Non so se avete letto il racconto di buon grado, con gioia, pronti a tuffarvici insieme ai vostri piccoli. Forse avete faticato a liberarvi dai vostri impegni per sprofondare in un racconto per bambini per lunghi minuti. Come padre, ricordo casi simili.
Ma quasi tutte le volte che leggevo ai miei figli una favola della buonanotte avvertivo quanto quei momenti fossero speciali e diversi dal resto delle ore della giornata.Se durante il giorno un senso di "pragmatismo" impone a bambini e genitori l´obbedienza a un ritmo esterno, esigente e pressante (Fai questo, non far quello, perché l´hai fatto, mi avevi promesso che…, se non fai questo…) ecco che il momento della storia-della-buonanotte crea una specie di bolla di vicinanza e tenerezza nella quale le tensioni possono dileguarsi, svanire, e i due complici della storia – il genitore e il bambino – hanno l´occasione di raggiungere un luogo primario e profondo dentro di sé e anche dentro il legame fra loro.Il bambino è seduto o sdraiato sul letto, accanto alla mamma o al papà. Avverte il calore del corpo, l´odore del genitore. Nel momento in cui alle sue orecchie risuona quella voce particolare – "la voce della storia" – si prepara a passare a una realtà e a una dimensione differente: quella del racconto.
Per esperienza – essendo stato bambino e padre – so che già in tenerissima età i piccoli riconoscono che quello che il papà o la mamma stanno per raccontare è una storia, diversa da ogni altro genere di informazione che gli viene trasmessa. E quando raccontiamo una storia a nostro figlio, anche in noi qualcosa cambia: la nostra voce, il nostro intuito, il nostro modo di porci, l´atmosfera che creiamo. Il bambino lo avverte subito: qui si apre una nuova realtà, ha inizio una magia. E se per gran parte della giornata ognuno di noi si trova immerso nel proprio mondo, ecco che ora – insieme a nostro figlio – siamo invitati a entrare in un altro mondo che non è "solo del genitore" o "solo del bambino", ma è un luogo in cui entrambi godiamo dello speciale status di ospiti, di turisti in viaggio.
(continua)

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