Nostra Signora l’aveva capito che era un bambino speciale: a tre anni contava le carte e faceva scopa, magari col sette bello. E poi, mentre lei ci pensava un pochino per sommare 45 e 18, lui addizionava, in un baleno, 458 e 729. Quando andava ancora all’asilo.
Fino in terza media - teorema di Pitagora, assi cartesiani, numeri negativi – nostra Signora riusciva a seguirlo e, se era il caso, a studiare con lui.
Allo Scientifico, la faccenda diventò più complessa: logaritmi, equazioni di non so quanti gradi, derivate. – Derivate da che? – azzardò un giorno la madre, mentre sminuzzava in modo imperfetto una lattughina. Il Figlio la fulminò con uno sguardo.
Da allora, a cena, la sera, il Ragazzo cominciò a discettare col padre e il fratello minore: la serie di Fibonacci, la relatività di Einstein, il ciclo di Carnot … E a proporre complicati quesiti: - Quali sono le sette misure fondamentali dell’universo? Mettete in ordine di grandezza: molecola, gene, atomo, nucleotide, quark e Dna. Che cosa è il numero di Avogadro? Se il nero è l’assenza di onde elettromagnetiche, perché lo vediamo? -
Nostra Signora si sentiva peggio di una badante polacca che non capisce quello di cui discutono le persone che serve.
Poi il ragazzo si diplomò. Dopo aver bistrattato anche i suoi professori. Che lo licenziarono con cento/centesimi nonostante, talvolta, il Ragazzo sbadigliasse senza ritegno mentre spiegavano. Primo in tutti i test d’ammissione, approdò quindi a Ingegneria dell’Energia, borbottando perché l’ordinamento vigente gli impediva di studiare anche Fisica e Matematica.
Oramai, tra il Figlio scienziato e nostra Signora, la distanza era davvero abissale.
Il Ragazzo, quella madre umanista, da liceo classico e da inutile laurea in filosofia, la strapazzava. Mentre stendeva il bucato, pretendeva che ricordasse i tre principi della termodinamica. O che gli esponesse, per filo e per segno, che cosa succede ai palloncini di elio, quando salgono in cielo. Se lei rispondeva:- Prima o poi incontrano un angioletto e gli chiedono come vadano le cose, lassù – lui si adirava davvero. Lei doveva spiegare se scoppiano o meno. E come. E quando. E perché.
Ed esigeva che lei sapesse che un nanometro non è l’unità di misura dei sette nani, ma un millimetro diviso per mille e poi ancora per mille: insomma dieci alle meno nove, hai capito?
E poi, se lei gli chiedeva di infilare un ago in una cruna per lei troppo sottile, lui sentenziava che la tridimensionalità è una fregatura: se ci fosse solo la bidimensionalità, non ci sarebbero, suvvia, questi errori di parallasse … E se viaggiavano insieme, quelli che per Nostra Signora erano dei semplici pali della luce, per lui erano strutture con i pali non a stelo unico e con conduttori disposti a triangolo equilatero per evitare fenomeni di induttanza obliqua.
Nostra Signora era ormai una madre sperduta. Si chiedeva dove fosse finito il bambino coi ricciolini così simili ai suoi, che rideva a crepapelle per una filastrocca nonsense….
Ma poi il Ragazzo chiedeva un pezzetto di pesca. E cantava a squarciagola sotto la doccia. E magari le diceva: -Buongiorno, signorina bella. –
Allora lei sperava un pochino.
Forse, insieme alla ricetta per capire l’universo, conservava il suo cuore di carne. Quel cuore che aveva rischiato di battere troppo presto all’esterno e che nostra Signora per trentanove settimane aveva custodito con cura dentro di lei. Si, quell'umanissimo cuore di carne, ce lo aveva, eccome!, anche lui.
Ma certo! Non penso proprio che la matematica impedisca di avere un cuore pulsante. Te lo dice una che ha come compagno un ingegnere dal cuore d'oro :-)
RispondiElimina@Vele: ciao! Si, lo so: anche i matematici hanno un cuore! Parafrasando indegnamente Umberto Eco, ho voluto giocare a tracciare "L'epifenomenologia del figlio ingegnere"!
RispondiEliminaLezione di Fisica. - Professore, posso andare al bagno? - Và. Quando torni, porta un paio di pantofole a XXX.
RispondiEliminaLe tre croci celano il mio cognome... Quell'anno fui bocciato. Altro che 100/100, manco un diploma. Tranquilla, Maruzza. Il Ragazzo ha cuore, fegato, cervello e... una madre meravigliosa.
@Dr.Peter: grazie per la rassicurazione. Finirò per crederci, prima o poi.
RispondiEliminaP.S. Manchi un diploma, dici. Ma Dottore ci sei ugualmente. Con merito.