La storia è una sorta di
"luogo" in cui diventano legittime cose che non sempre (e non in ogni
famiglia) trovano espressione. L´immaginazione e la fantasia, per esempio.
Naturalmente siamo tutti contenti di sapere che i nostri figli possiedono una
fervida immaginazione. Di solito, però, la incoraggiamo solo fino a un certo
punto, finché non interferisce con il "corretto" svolgimento della
loro – ma soprattutto della nostra – routine. Però ecco che grazie al racconto
l´ordine del mondo si sfalda. E con l´approvazione dei genitori, oltretutto. La
realtà nota, quella che i bambini spesso vedono rigida, limitante e arbitraria,
comincia a disfarsi, a diluirsi in correnti fantastiche, leggendarie, oniriche.
A un tratto tutto è possibile. E anche se la storia verte su argomenti concreti
e familiari al bambino, spesso irradia la possibilità di un´altra esistenza, di
un diverso modo di essere e di rapportarsi al mondo. La realtà percepita dal
bambino è in ogni caso molto soggettiva, fragile, e lui deve compiere un grosso
sforzo emotivo e mentale per adattarla e collegarla alle norme e alle regole
dettate dall´ambiente in cui vive.
Poiché quelle norme e quelle regole
spesso contraddicono le sue sensazioni di base, e talvolta lo opprimono e lo
minacciano, il bambino prova un grande sollievo quando può
"stemperarsi" nel mondo fantastico che il racconto propone. E se
sente che anche i genitori – responsabili ai suoi occhi di far rispettare le
leggi della realtà – possono essere suoi complici di questa "violazione",
di questo slancio travolgente e spensierato, ecco che la sua esperienza si fa
ancora più intensa. E naturalmente anche noi genitori possiamo sentirci liberi
in momenti come quelli, farci coinvolgere, rivivere una sensazione dolce e agognata
che pensavamo persa per sempre. Anche il linguaggio è una parte importante
della "licenza" che la storia ci concede. Leggere ad alta voce ai
bambini trasforma la lingua utilizzata nella storia – anche se semplice e
quotidiana – in un qualcosa di diverso. Il bambino all´improvviso, anche senza
capirlo, avverte che quelle parole sono la chiave di un´esperienza particolare,
più "raffinata" di quella alla quale è abituato, dei soliti dialoghi
con genitori e amici. E sviluppa una maggiore sensibilità anche nei confronti
di un lessico nuovo, un po´ diverso da quello che conosce a casa e all´asilo.
me lo segno!
RispondiEliminaCarino!
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