Non tutte le mie rudimentali operazioni di “Pronto Soccorso” salvano i “pazienti”.
Tre anni fa, mi furono affidate tre ragazzine. Terza media, capelli e unghia curatissime, trucco abbondante già alla prima ora. Diagnosi: - Una così così, due, buone capacità. In classe non fanno niente tutte e tre. Totale lagnusia. - Ci provo: sintesi di lezioni di storia, qualche testo di antologia. Con me lavoricchiano. Dopo quattro incontri, la collega di Lettere mi dice che in classe continuano a guardarsi allo specchio, a fare le oche giulive. Ci levo mano. Le tre ragazze saranno bocciate. L’anno successivo, due mettono giudizio e ce la fanno serenamente. La terza si iscrive a un corso serale.
Ancora prima, invece, fu operato un salvataggio da coma profondo che ancora mi emoziona, nel ripensarci.
Una collega con la quale c’è un feeling particolare, a fine aprile viene a trovarmi e mi dice: “Maria, ho quattro alunni persi: vanno male in inglese e zoppicano parecchio in matematica. Se non raggiungeranno la sufficienza in Italiano e Storia, tutti e quattro ripeteranno l’anno. C’è R. che non spiccica una parola e I.: tutti dicono che ormai è malacarne, frequenta brutti ceffi… Ci puoi provare tu?”
Il giorno dopo i quattro sono nella mia stanzetta. Sono tre ragazzi e una ragazzina con enormi occhi azzurri. La ragazza la conosco benissimo: sorella di un brunetto dai tanti riccioli neri e dagli occhi di carbone ardenti, ragazzo che avevo miseramente perduto qualche anno prima. Due ragazzini sono piuttosto scialbi. Confesso di non ricordare più nemmeno i loro nomi. Il quarto è il malacarne: un paio di begli occhi nocciola, mobilissimi e svegli.
Inizio subito, senza troppi preamboli. - Che state studiando, di Storia e Italiano? – Risponde uno dei due ragazzi anonimi: - Una cosa di Roberta Menchù e delle poesie di Ungaretti. Di Storia, la I guerra mondiale. – O.k.: sapete chi è Rigoberta - perché si chiama Rigoberta, non Roberta - Menchù? – Idee vaghe e generiche. - Prendiamo il libro dico che leggeremo assieme un pezzetto della sua biografia. Mi rivolgo alla ragazza: - Puoi iniziare, R., per favore? – Arrossisce, fa di no con la testa. Interviene l’altro anonimo: - Ma se in classe non dice mai una parola… - Appunto – ribatto – può iniziare qui, a leggerla, qualche parola. – Mi rivolgo di nuovo a R. con estrema, dolce fermezza: - Per favore, inizia a leggere… Nessuno si permetterà di prenderti in giro. – R. legge: tono bassissimo, lettura abbastanza fluida. La storia di Rigoberta, la lotta durissima per affermare i suoi diritti di donna, di indigena guatemalteca, la sua storia di dolore e di riscatto, riesce un pochino a far breccia. Soprattutto in R., dagli-occhi-colore-del-mare-profondo.
Si riprende, due giorni dopo. Questa volta parliamo di storia: il primo conflitto mondiale. Interventisti e neutralisti, sangue, massacri e trincee. Malacarne occhi-che-brillano vuole provocare e si lascia andare a un’affermazione sarcastica: lui, per soldi, farebbe la guerra dovunque e comunque. Degli anonimi, uno annuisce e lo spalleggia sorridendo. L’altro sta zitto. Ovviamente non mi scandalizzo affatto: rigiro pacatamente la faccenda, parlando - senza paroloni, per carità - di un sistema politico ed economico che, spesso, impedisce di scegliere. Magari se uno potesse guadagnare facendo un bel mestiere, non gli verrebbe di fare il mercenario… Occhi-che-brillano mi guarda, mi dice che già suo fratello è in Bosnia (ha messo firma per due anni), ora forse lo manderanno in Iraq. Soggiunge: - Guadagna bene, ma gli manca la zita e gli manchiamo noi…
La volta successiva attacchiamo con la poesia.
Leggiamo “San Martino del Carso”: Di queste case/non è rimasto/che qualche/brandello di muro./Di tanti/che mi corrispondevano/non è rimasto/neppure tanto./Ma nel cuore/nessuna croce manca./È il mio cuore/il paese più straziato.
Poi, “Fratelli”: Di che reggimento siete,/fratelli?/Parola tremante/nella notte/Foglia appena nata/ Nell'aria spasimante/involontaria rivolta/dell'uomo presente alla sua/fragilità/Fratelli.
E, ancora, “Soldati”: Si sta come/d’autunno/sugli alberi/le foglie.
Non so dire bene cosa sia successo, dopo. Il fatto è che io adoro Ungaretti.
Poi, “Fratelli”: Di che reggimento siete,/fratelli?/Parola tremante/nella notte/Foglia appena nata/ Nell'aria spasimante/involontaria rivolta/dell'uomo presente alla sua/fragilità/Fratelli.
E, ancora, “Soldati”: Si sta come/d’autunno/sugli alberi/le foglie.
Non so dire bene cosa sia successo, dopo. Il fatto è che io adoro Ungaretti.
Devo aver detto ai ragazzi che queste poesie lui le scriveva mentre i compagni gli morivano accanto. Un’intera nottata/buttata vicino/a un compagno/massacrato… Sono sinceramente contro la guerra, inutile strage, come l’ha definita qualcuno ben più autorevole di me. Con la sua bocca/digrignata/volta al plenilunio… Quando ho brevemente spiegato le poesie, facendo loro capire e gustare similitudini, metafore e la misura traboccante di quell’immenso dolore esistenziale: Con la congestione/delle sue mani/penetrata/nel mio silenzio… devo avere trovato il tono giusto.
La mia vocazione antimilitarista da figlia del 1968 ( Dylan con “Blowing in the wind”, e i Giganti con “Mettete dei fiori nei vostri cannoni” sono state importanti colonne sonore della mia adolescenza) si è unita alla passione, per diletto e per mestiere, alla poesia: ho scritto lettere piene d’amore ...
Ho notato un lampo in Malacarne occhi-che-brillano. Mi ha detto: - Domani gliele posso ripetere queste poesie in classe, alla professoressa…- Certo, le stiamo studiando anche per questo. –
Ho notato un lampo in Malacarne occhi-che-brillano. Mi ha detto: - Domani gliele posso ripetere queste poesie in classe, alla professoressa…- Certo, le stiamo studiando anche per questo. –
I ragazzi sono stati ammessi agli esami, tutti e quattro.
La collega di Lettere mi ha riferito che Malacarne occhi-che-brillano ha fatto un orale strepitoso: ha letto e interpretato le poesie di Ungaretti con una foga e una passione inimmaginabili, ricevendo le lodi della commissione. Occhi-di-mare ha parlato, piano e bene, di Rigoberta Menchù.
Grazie, Rigoberta, grazie Ungaretti. Anche a nome dei miei quattro ragazzi salvati.
Non sono mai stato tanto attaccato alla vita.
..e io dico a te grazie per tutto quello che fai
RispondiEliminaper 'i figli del vento',per i figli dei mafiosi(vittime inconsapevoli anche loro),per i 'lagnusi'..La scuola ha bisogno di tanti psicopedagogisti come te,capaci di trovare con amore e passione civile e professionale ,la chiave di accesso per ogni ragazzo.
Bufalino auspicava un esercito di maestri che sappiano,come Sciascia fece per tutta la vita,accendere la luce di ogni singola mente, che insegnino 'a leggere e scrivere per leggere il mondo ed interpretarlo,a scrivere un futuro diverso'..ciao
Buono il brano, eccellente il vissuto!
RispondiElimina"Accendere la luce di ogni singola mente", che magnifico ideale oltre ogni ideale! Tu credo davvero ci provi pressocchè sempre; bello sarebbe se tutti provassimo soprattutto con i ragazzi -intendo anche fuori dalla scuola- ad intessere relazioni e comunicazioni vive, mai disgiunte dal cuore: le uniche che possono 'passare', 'riflettere' bagliori di luce di mente in mente...
@mdfex: non sai quanto mi manchi...Lo sai quanto ti devo! Continuerò a combattere per i nostri ragazzi, sino a che avrò forza e passione, stanne certa.
RispondiElimina@jan: grazie dell'apprezzamento.
Ciao. Finalmente ho capito tutto... Ecco chi si nascondeva dietro alle origini dei Fantastici 4! Sei riuscita a mutare anche la timidezza della ragazzina nel potere della Donna Invisibile. Scherzi a parte, ho apprezzato molto la tua abilità nel fare della cultura assorbita e delle tue esperienze passate un'arma contro il disagio di questi alunni. Questo sì che è un superpotere, e gli effetti ottenuti lo dimostrano. Complimentoni, anche per il post ben raccontato. Alla prossima.
RispondiElimina@dr.Peter e Mr.Hook: scusa, non ti avevo ringraziato per il tuo spumeggiante e affettuoso commento. E' che ho avuto giornate più intense del solito... Grazie. Alla prossima.
RispondiEliminaL'ho letto con grande piacere, è un'esperienza che ho per certi versi condiviso tanti anni fa, con un laboratorio per ragazzi diciamo difficili, io dico abbandonati. Mi sono servita delle poesie, ma soprattutto delle immagini, ho mostrato loro le case di alcuni poeti, non avevano mai visto una casa con biblioteca: "ma tutti quei libri li tengo in casa?" e "li leggono tutti" e "sono tipo film". Questi i commenti. Scusa se ho parlato della mia esperienza, ma l'ho rivista nel tuo post anche se non sono un'insegnante e la loro storia diversa, perchè a mio avviso non avevano mai incontrato un'insegnante. Comprendo la tua lotta, il tuo entusiasmo e la tua gioia.
RispondiElimina@Santa: leggo e rispondo dopo sei anni a questo tuo sentito e affettuoso commento ... Grazie, carissima. Forza e coraggio in questi giorni difficili! Un abbraccio.
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