Oggi, come ben ricorda l'amico Dr.Peter nel suo blog:
celebriamo la giornata della memoria.
La memoria della Shoah. Non è escluso che, nella storia, ci siano state "sospensioni dell'umano" altrettanto estese, efferate e assurde. Ma questa è una delle più recenti. Gli occhi limpidi di Anna Frank, stroncati a Bergen-Belsen il 31.3.1945, ci interpellano ancora.
Propongo il ricordo di una coppia coraggiosissima: Mala Zimetbaum e Edek Galinski. Pare si amassero, pure. (Sono grata a Primo Levi che, nel suo magistrale "I sommersi e i salvati", me li ha presentati)
Le evasioni erano estremamente rare ad Auschwitz, ma non sconosciute.
Il caso più famoso fu quello di Mala Zimetbaum e del suo amico polacco, Edek Galinski. Pare che i due fossero addirittura innamorati. Lei era una Lauferin, o fattorina, al campo, in grado di muoversi per fare delle commissioni e portare messaggi. Entrambi erano stati membri della resistenza anti-nazista, lui in Polonia, lei in Belgio. Lui ottenne un'uniforme delle SS, lei "organizzò" un lasciapassare, e lasciarono il campo insieme sotto le spoglie di una SS che trasportava un prigioniero.
Molti sopravvissuti di Auschwitz li ricordano, poiché ispirarono un'enorme speranza in tutti, ma i racconti divergono sui dettagli della distanza che riuscirono a percorrere prima di essere arrestati e riportati al campo. Alcuni sopravvissuti ricordano che essi arrivarono fino a Cracovia. Tornati ad Auschwitz, furono entrambi torturati e poi portati al patibolo per la pubblica esecuzione. Mala si tagliò le vene dei polsi con una lametta da barba che era riuscita a nascondere, fu picchiata a morte e caricata sul carro per il crematorio senza essere impiccata.
Dall'altra parte del campo, Edek s'infilò il cappio e calciò la panca prima che la sentenza di morte fosse letta; le SS lo salvarono e lo impiccarono nuovamente. Ci furono seicento altri casi di evasioni da Auschwitz. Quasi quattrocento fuggiaschi furono nuovamente catturati. Quando ci si accorgeva di un'evasione, tutti i prigionieri del campo erano fatti stare sugli attenti per ore, mentre si cercava il fuggitivo al di fuori del campo; una volta catturato, l'evaso era torturato, poi fatto sfilare per il campo con un cartello che diceva "evviva, sono tornato" e poi impiccato di fronte al resto dei prigionieri.
Per ogni fuggiasco che non veniva ripreso le SS procedevano a feroci decimazioni dei loro compagni. In occasione di una di queste fughe, padre Massimiliano Kolbe, un sacerdote polacco, si offrì spontaneamente di sostituire un compagno condannato a morire di fame nel famigerato Bunker n. 11.
Il caso più famoso fu quello di Mala Zimetbaum e del suo amico polacco, Edek Galinski. Pare che i due fossero addirittura innamorati. Lei era una Lauferin, o fattorina, al campo, in grado di muoversi per fare delle commissioni e portare messaggi. Entrambi erano stati membri della resistenza anti-nazista, lui in Polonia, lei in Belgio. Lui ottenne un'uniforme delle SS, lei "organizzò" un lasciapassare, e lasciarono il campo insieme sotto le spoglie di una SS che trasportava un prigioniero.
Molti sopravvissuti di Auschwitz li ricordano, poiché ispirarono un'enorme speranza in tutti, ma i racconti divergono sui dettagli della distanza che riuscirono a percorrere prima di essere arrestati e riportati al campo. Alcuni sopravvissuti ricordano che essi arrivarono fino a Cracovia. Tornati ad Auschwitz, furono entrambi torturati e poi portati al patibolo per la pubblica esecuzione. Mala si tagliò le vene dei polsi con una lametta da barba che era riuscita a nascondere, fu picchiata a morte e caricata sul carro per il crematorio senza essere impiccata.
Dall'altra parte del campo, Edek s'infilò il cappio e calciò la panca prima che la sentenza di morte fosse letta; le SS lo salvarono e lo impiccarono nuovamente. Ci furono seicento altri casi di evasioni da Auschwitz. Quasi quattrocento fuggiaschi furono nuovamente catturati. Quando ci si accorgeva di un'evasione, tutti i prigionieri del campo erano fatti stare sugli attenti per ore, mentre si cercava il fuggitivo al di fuori del campo; una volta catturato, l'evaso era torturato, poi fatto sfilare per il campo con un cartello che diceva "evviva, sono tornato" e poi impiccato di fronte al resto dei prigionieri.
Per ogni fuggiasco che non veniva ripreso le SS procedevano a feroci decimazioni dei loro compagni. In occasione di una di queste fughe, padre Massimiliano Kolbe, un sacerdote polacco, si offrì spontaneamente di sostituire un compagno condannato a morire di fame nel famigerato Bunker n. 11.
Infine, forse la più celebre poesia di Primo Levi, che oggi leggeremo a scuola:
Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo e' un uomo,
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un si' o per un no.
Considerate se questa e' una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza piu' forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d'inverno.
Meditate che questo e' stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi:
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi.
10 gennaio 1946
Nelle vostre tiepide case,
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo e' un uomo,
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un si' o per un no.
Considerate se questa e' una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza piu' forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d'inverno.
Meditate che questo e' stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi:
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi.
10 gennaio 1946
INFERNO
RispondiEliminaLa Divina Commedia sarebbe
un’opera di grande sensazione
se Dante, invece che all’Inferno,
fosse stato nei campi di concentramento.
Halina Szuman, Auschwitz, 1944
Magistrale. Oggi non solo opportuno, ma forse più che in altri tempi necessario
RispondiElimina....ogni giorno dovremmo ricordare!E stare vigili
RispondiEliminaa che non si ripeta la storia di ieri.In altra veste....
@valerio, janmaris, mdfex:
RispondiEliminavigiliamo allora, perchè non accada mai più. Grazie dell'attenzione.
Il racconto è straziante quanto la similitudine della rana d'inverno. Ma tutto profondamente utile per risvegliare ricordi e coscienze, peraltro condiviso con una grazia di cui non sono stato e non sarò mai capace nel mio blog. Ciao, grazie mille per la citazione.
RispondiElimina@Dr.Peter: Mala, Edek, Primo Levi, p.Massimiliano Kolbe ringraziano per l'attenzione. Finchè qualcuno ricorderà la loro sofferta e splendida testimonianza, non saranno morti invano.
RispondiEliminaGrazie a te per il tuo affettuoso apprezzamento.