A te, sconosciuta valletta che ascoltava Gheddafi.
Ho un sogno, per il prossimo otto marzo.
Guardarti negli occhi. Te, una delle 487 ragazze che, il 29 agosto 2010, ha messo tra parentesi il suo senso critico e la sua autonomia di pensiero per ascoltare il pensiero unico di Gheddafi. In cambio di 100 euro, se abitavi vicino a Roma; di 150, se venivi da fuori regione.
Vorrei parlarti dolcemente, magari tenendoti per mano. Senza anatemi facili, senza impartire morali logore da vecchia signora. Accarezzando il tuo sguardo, vorrei dirti semplicemente che ci sono cose che non hanno prezzo: la capacita' di pensare in proprio, il diritto di sentirsi uguali agli uomini, la volonta' di non inginocchiarsi dinanzi ai potenti.
Piu' che dirtelo, vorrei che tu, sorellina giovane, queste realta' le sentissi. Nella tua pelle, nel tuo cuore di donna. Vorrei essere capace di evitare la solita solfa di quella che ha respirato l'aria del '68. Vorrei trovare per te le parole giuste, intessute di sangue e di carne...
Vorrei farti percepire di come sia stato forte per Rosa Parks, nel 1955, rimanere seduta in quell'autobus, a Montgomery, nella parte riservata ai bianchi: perche' i neri d'America, uomini e donne insieme, trovassero la forza di dire no alla segregazione razziale. Vorrei farti sentire l'energia potente di Anna Politkovskaja, che ha donato la sua vita per denunciare sino in fondo gli orrori della guerra in Cecenia. Vorrei presentarti Annalena Tonelli, la missionaria laica dagli occhi cerulei: che ha speso parte dei suoi sessant'anni in Somalia per curare i piu' poveri, le donne sfruttate e mutilate. Vorrei parlarti di quella forza della natura che e' stata Mala Zimetbaum, che non si e' piegata neppure davanti alla ferocia nazista.
Vorrei che trovassimo insieme il filo profondo che ci lega. Che e' il nostro essere donne, la nostra storia di vicinanza alla vita, il nostro essere state raccoglitrici anziche' cacciatrici. Il nostro aver accudito dei figli, gli stessi figli che la societa' violenta permette di uccidere in guerra.
Vorrei mostrarti che difendere i diritti delle donne e' difendere i diritti di tutta l'umanita'. Vorrei farti sentire che le lotte femministe, come dice un mio vecchio amico, sono "la corrente calda della nonviolenza".
Vorrei dirti, infine, quanto sono stata felice di partecipare alla manifestazione del 13 febbraio: quella che chiedeva dignita' per le donne italiane e per il nostro paese. Nessuno mi ha dato un euro, allora. E mi sono pure alzata molto presto, quella domenica, per preparare prima le lasagne ai miei figli...
Ti abbraccio, Maria D'Asaro
Ti abbraccio, Maria D'Asaro
(TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO: Numero 484 del 4 marzo 2011
Direttore responsabile: Peppe Sini.)
Direttore responsabile: Peppe Sini.)
prendere esempio da queste donne che citi nel post ....meno mimose + solidarietà !!!
RispondiEliminaCiao, ho letto da Vele Ivy che forse ci conosciamo "personalmente". Non ho, al momento, ricordo di conoscenze palermitane. Se così fosse, passa da me e permettimi di riconoscerti. :-)
RispondiEliminaUna di queste "vallette" di Gheddafi l'ho vista alle Invasioni Barbariche... era intervistata insieme ad altre persone, tra cui una giornalista molto coraggiosa che ha vissuto 3 anni in Algeria.
RispondiEliminaMi ha lasciata stupita lo "spaesamento" di quella valletta: sembrava che non sapesse neanche dove si trovasse, faceva osservazioni tra l'ingenuo e l'infantile, mi ha fatto anche un po' di tenerezza. Non cosa pensare di certe persone.
vele, è anche lo stato culturale in cui vivono. non sanno cosa c'è fuori purtroppo e qui in italia, anche se lo sanno, certe volte non ne sono coscienti.
RispondiEliminaun saluto mari
pacy
@Valerio, Vele e Paciuffo: grazie dell'attenzione. Secondo me, dovremmo tentare una comunicazione tra universi femminili diversi...
RispondiElimina@Carolina: Scusa, in effetti non ci conosciamo. Ho confuso il tuo nickname con quello di un'altra persona.
Ritornerò senz'altro sul tuo blog.