Vado a piedi, al lavoro.
Per strada, solo un uomo, nel marciapiede opposto, abbastanza lontano: jeans malandati, giubbotto troppo largo, con strisce gialle; in testa un cappello blu e rosso. L’uomo è di pelle scura.
Sta fermo. Tocca qualcosa. Non vedo bene. Metto a fuoco: c’è un cane, ai suoi piedi. Si fa accarezzare. E’ come se stesse facendo le fusa.
L’uomo nero s’incammina, a un tratto. Il cane lo segue. L’uomo cammina, ma continua dolcemente ad accarezzarlo. Adesso siamo di fronte: il signore ha uno sguardo chiuso e accorato.
Poi l’uomo entra dentro un cancello. Il cane si ferma. I suoi occhi somigliano a quelli dell’uomo.
Non è giusto, mi dico, che quell’uomo e quel cane condividano uno stesso destino: di stenti, di solitudine.
Mi chiedo se è troppo sognare una terra che doni, oltre al pane, le meritate carezze, a ciascuno.
Maria D’Asaro (pubblicato su “Centonove” il 18-3-2011)
ogni uomo è solo sul cuore della terra...
RispondiEliminaDa "Disamistade" di Fabrizio De Andrè:
RispondiElimina«(...) che la disamistade
si oppone alla nostra sventura
questa corsa del tempo
a sparigliare destini e fortuna (...)».
Condivido il tuo bel sogno, Maria.