venerdì 18 marzo 2011

RANDAGI

Un pomeriggio d’inverno, nella mia periferia palermitana.
Vado a piedi, al lavoro.
Per strada, solo un uomo, nel marciapiede opposto, abbastanza lontano: jeans malandati, giubbotto troppo largo, con strisce gialle; in testa un cappello blu e rosso. L’uomo è di pelle scura.

Sta fermo. Tocca qualcosa. Non vedo bene. Metto a fuoco: c’è un cane, ai suoi piedi. Si fa accarezzare. E’ come se stesse facendo le fusa.

L’uomo nero s’incammina, a un tratto. Il cane lo segue. L’uomo cammina, ma continua dolcemente ad accarezzarlo. Adesso siamo di fronte: il signore ha uno sguardo chiuso e accorato.

Poi l’uomo entra dentro un cancello. Il cane si ferma. I suoi occhi somigliano a quelli dell’uomo.

Non è giusto, mi dico, che quell’uomo e quel cane condividano uno stesso destino: di stenti, di solitudine.
Mi chiedo se è troppo sognare una terra che doni, oltre al pane, le meritate carezze, a ciascuno.
Maria D’Asaro (pubblicato su “Centonove” il 18-3-2011)

2 commenti:

  1. ogni uomo è solo sul cuore della terra...

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  2. Da "Disamistade" di Fabrizio De Andrè:
    «(...) che la disamistade
    si oppone alla nostra sventura
    questa corsa del tempo
    a sparigliare destini e fortuna (...)».
    Condivido il tuo bel sogno, Maria.

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