Me lo ricordo
ancora, quel Consiglio di classe straordinario convocato d’urgenza, alle ore
14, nella sala dei professori: con una schiera di colleghi furenti, perché
quella volta, Michele, in aula informatica, il segno lo aveva passato … - Almeno cinque
giorni di sospensione dalle lezioni …
non può essere ammesso agli esami … il ragazzo non merita niente … -
Michele.
Qualche anno prima avevamo avuto Nicola, uno dei tre fratelli maggiori. Ma
Nicola era passato senza colpo ferire, un alunno tranquillo, di quelli che si
ricordano appena.
Michele,
invece, sin dalla prima media, si era proposto in tutta la sua vistosa e
inquieta irruenza: uscite dall’aula senza permesso, girovagare durante le
lezioni disturbando i compagni, studiare poco e in modo svogliato, interloquire
a tu per tu con i docenti senza ritegno.
Si convocava spesso
sua madre. Perché il papà, lui non ce l’aveva. Un incidente sul lavoro. Una
scarica elettrica, durante uno straordinario perché la famiglia era già
numerosa e la moglie aspettava il quinto, di figlio.
Era in
seconda elementare, Michele, quando aveva perduto il papà. Ma la mamma aveva fatto di
tutto per portare avanti la sua bella famiglia: per farli studiare, i suoi
figli, per dare loro tutto l’affetto e il sostegno di cui bisognavano.
In terza
elementare, Michele era stato bocciato. – Non me la meritavo quella bocciatura,
professorè… io piangevo perché era morto papà e volevo stare con mamma … e le
maestre mi hanno bocciato. – Così ora Michele era quasi due anni più grande dei
suoi compagni.
E sua madre,
alla quale mi inchinai quasi subito per la tranquilla forza interiore di cui
era capace, mi supplicava, dopo l’ennesima convocazione per le birichinate del
figlio: - Professoressa, mi creda, non è per difenderlo … non lo dico perché è
mio figlio … Michele è vivace, ma è buono, vi chiedo solo di avere pazienza. E
di non bocciarlo, che gli fate male. –
Le parole e il
tono di mamma coraggio mi avevano presto convinta. Anche perché un pochino
Michele, con qualche colloquio, avevo imparato a conoscerlo anch’io. Mi diceva
che proprio non ci riusciva, a stare fermo. Che si dispiaceva di fare
sconquasso. Che lui ci provava a stare più buono. Che ci riusciva, una volta si
e quattro no. A volte mi chiamava persino l’insegnante di religione, col velo
storto: - Non so come fare, con quel ragazzo … -
Per fortuna,
Michele, su questa terra, oltre sua madre e i quattro fratelli, un aiuto
speciale l’aveva trovato. Il suo insegnante di Lettere.
Che ha votato per la sua promozione, ogni anno. Che
aveva trovato la chiave, per quel ragazzo ribelle col cuore buono. Gli parlava
con un tono di voce normale. Se veniva punito, il giorno dopo si ricominciava: Michele
era accolto con un sorriso. E il professore gli faceva recuperare la prova di
storia e quella di geografia.
Il Consiglio
di classe straordinario fu convocato quando Michele era in terza media. La sua
ammissione agli esami sembrava ormai compromessa. Quando sia io che il docente
di Lettere abbiamo esposto le ragioni per la sua promozione, siamo stati
guardati come degli alieni.
Ma il
professore, nonostante inforchi occhiali spessi così, vedeva veramente lontano.
La fiducia
paziente e affettuosa che il docente è stato capace di dare a Michele è stato
un volano per la sua vita: la scuola superiore è andata alla grande, il ragazzo
ha superato, in questi tempi di magra, un importante concorso pubblico.
A volte,
Michele a scuola ritorna. Per salutare il suo professore. Per abbracciare anche
me, con l’occasione.. Adesso, ama scrivere, a tempo perso. E vuole che, oltre
al suo amato prof, anch’io legga i suoi scritti.
Mi ha chiesto
se sono su Facebook. Gli ho risposto di si. Per una sorta di netiquette
preventiva, non sono amica di nessun alunno, sul social network. Ma, se me lo
chiede, cliccherò su “conferma” per il
suo contatto.
che bella storia Mari: talvolta trovare qualcuno che nonostante tutto riesce ad avere fiducia in te è liberante!!!
RispondiElimina... e mi manca anche quel prof.dalle tante consonanti!...salutamelo, tu Maruzza. Un abbraccio
RispondiEliminaHai proprio ragione, carissima Mari: "il giorno dopo...". Il giorno dopo, il momento dopo, l'attimo dopo sono importanti, come il vedere lontano. L'attimo dopo un rimprovero o una lode, un pianto o un sorriso, una domanda o una risposta. Quando stai per poggiare il piede sulla strada in cui cammini devi rapidamente guardare verso le stelle che illuminano il passo e ti indicano la direzione, per non perderti. E in una frazione di secondo abbandonare la direzione e guardare dove metti i piedi, per non pestare ciò che c'è sulla via e per non cadere. Non si può fare a meno nè dell'uno nè dell'altro: la luce delle stelle e la cura per il prossimo passo che fai. Per questo mi piace questo post e per un piccolo commento che lo impreziosisce nei miei confronti:
RispondiEliminae lei, carissima mdfex, oggi mi dedica affettuosamente una riga, che sono per me solo una conferma del suo affetto: la ringrazio e Mari mi perdonerà se ho risposto qui Abbraccio entrambe
In questo racconto, un vero e proprio inno alla Speranza, ci perde solo la rassegnazione, che come il buio, altro non è che assenza di luce, o meglio, di Luce. L'ammirevole Fede con cui ha combattuto il tuo collega, si pone come modello valido per tutte le situazioni, dentro la scuola come nella Scuola della Vita. Buona Domenica, Maruzza.
RispondiElimina@Luigi: grazie per la tua attenzione. E' vero: chi ha fiducia in qualcuno, lo ha già "guarito"... Buona domenica!
RispondiElimina@mdfex: queste - e altre storie - non sarebbero state a lieto fine se una certa persona non avesse diretto bene l'orchestra... Ti abbraccio. Come vedi, non è necessario che io porti il tuo saluto al prof... Buona domenica. A presto.
@ctldzffr: il tuo splendido commento vale almeno la storia narrata. Ricambio l'abbraccio. Buona domenica.
@DOC: grazie delle maiuscole, DOC. Anche se siamo sempre migliorabili, dentro la "Cesareo" ce la mettiamo tutta per fare Scuola. Una Scuola che serva alla Vita. Con le dovute maiuscole. Buona domenica, dr.DOC.
Molto bella e toccante la storia del ragazzo e il mio pensiero non può non andare a tutti quelli che non hanno la fortuna di incontrare insegnanti come voi. Penso anche io che l'occasione che avete dato a questo vivace alunno sopra le righe sia stata il grande volano che lo ha aiutato a decollare nella vita: mai negare una seconda, terza, quarta ecc. occasione ai ragazzi.
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