Una docente, esperta in Pedagogia, è stata invitata da un college di San Francisco, in California, per tenere un ciclo di conferenze. Atterrata in città, il funzionario che controlla i visti le dice che il suo visto di ingresso non è valido perché la richiesta del college non è conforme a quanto richiesto dalla procedura. L’insegnante, precisando che è la seconda volta che si reca negli U.S.A. su invito della scuola, chiede al funzionario di chiamare il college che chiarirà la sua posizione e, se necessario, modificherà i termini della richiesta. Il preposto alla sorveglianza è irremovibile: dopo 11 ore di volo e 7 di logorante e inutile attesa in isolamento, la collega viene rimpatriata col primo volo disponibile. L’insegnante ha giurato che non metterà più piede negli U.S.A., neppure se pagata a peso d’oro. Ma che futuro ha uno Stato incapace di distinguere un’innocua studiosa da un pericoloso terrorista?
Maria D’Asaro (“Centonove” n. 34 del 12.9.2014)
A parte le piante di asimina triloba o banano di montagna, non hanno niente di buona da vedere.
RispondiEliminaSe in Italia spesso conviviamo con i paradossi, nel Nuovo Mondo, altrettanto spesso, questi si elevano all'ennesima potenza... Non sanno cosa si sono persi. Ottima riflessione, buon sabato Maruzza.
RispondiEliminaChe simpatici, eh? E questo alla faccia di quelli che dicono "ah, che bella l'America, lì tutti rispettano le regole". A parte il fatto che non è vero, ma a volte è meglio un po' di elasticità che un comportamento da robot.
RispondiElimina@Costantino: non voglio essere una anti-americana di maniera, ma certi episodi mi sconcertano davvero. Grazie del commento. Buona settimana.
RispondiElimina@DOC: la docente in questione ha vissuto, in breve, una vicenda come quella narrata magistralmente da Spielberg in "The Terminal". Buona settimana, RiccarDOC. E un abbraccio.
@Silvia: il legalismo assoluto a mio avviso è micidiale quanto la mancanza di regole. Forse ancora più disumano. Buona settimana.