venerdì 22 aprile 2016

Antigone: la grazia dell'audacia

Antigone (Frederic Leighton)  
          La storia di Antigone, protagonista dell’omonima tragedia di Sofocle, è nota: Antigone, contravvenendo alla volontà di Creonte, re di Tebe, dà sepoltura al cadavere del fratello Polinice. Scoperta, viene condannata a vivere reclusa in una grotta, dove però la donna si uccide. Al suo suicidio, seguono quello del fidanzato Emone e di Euridice, rispettivamente figlio e moglie di Creonte, che dunque alla fine maledice la sua testarda stoltezza. Su Antigone, emblema del coraggio e della necessità di ribellarsi alle leggi ingiuste e inumane, hanno scritto autori del calibro di Brecht, poeti come Mario Luzi, stimati giuristi contemporanei come Gustavo Zagrebelsky. 
        Perchè scriverne ancora? Il contributo originale del saggio di Giovanni Salonia:  La Grazia dell’Audacia (Il Pozzo di Giacobbe, Trapani, 2012, €8) consiste, come recita il sottotitolo del libro, nel proporre una lettura gestaltica dell’Antigone: nell’analizzarne cioè la vicenda anche con le lenti della Psicologia della Gestalt. Sin dalle sue origini, con Paul Goodman la Gestalt Therapy ci invita a rifiutare ogni potere tronfio e arbitrario, perchè l’autorità esercitata al di fuori delle relazioni è fonte di infelicità e smarrimento. Infatti, come sottolinea nella prefazione Antonio Sichera: “Solo se condivisa e costituita nel contatto, l’autorità esercita un potere riconosciuto e liberante”. La Gestalt Therapy, continua Sichera, si oppone “ad una configurazione della politica (…) quale mondo vitale in cui si imponga la legge del più forte e la creatività sia colpevolmente conculcata”; ”a un fondamento del potere (…)che fa dell’altro un territorio di conquista e lo deforma, lo blocca fino a ridurlo ad una cosa inerte, privandolo cioè del moto della vita e dell’anima vivificante”. 
Il prof. Giovanni Salonia
      In quest’ottica, nelle pagine intense e vibranti dedicate alla vicenda di Antigone - il libretto ha in tutto 77 pagine, che comprendono anche una ricca bibliografia e il testo integrale della tragedia di Sofocle tradotto da Margherita Pisana - lo psicoterapeuta Giovanni Salonia,direttore dell’Istituto Gestalt Therapy Kairòs, ci offre intuizioni preziose per fondare una società finalizzata alla realizzazione e custodia dell’ordo amoris. L’autore si chiede intanto se la 'hybris' di Creonte, la sua arroganza cieca e ostinata, non sia anche un problema di genere: citando Hanna Arendt e Adriana Cavarero, ribadisce che “la comunità ha bisogno della donna per una polis nella quale sia affermato il carattere relazionale dell’esistere, del con-vivere; poiché “la separazione fra donna/casa e maschio/città, nella storia e nel pensiero occidentale, si è declinata come demarcazione tra la donna che dà la vita e il maschio che genera morte”. Allora la straordinaria modernità di Antigone “sta nell’aver compiuto il passo dalla casa alla città”:  perché, come Sofocle aveva intuito, una società senza donne “è come un corpo senza utero, incapace di accogliere la vita e quindi orientato verso la morte e la barbarie”. L’autore non trascura i riferimenti alla figura biblica di Eva, donata ad Adamo come aiuto di fronte, ‘contro’ di lui, e  sottolinea con Edith Stein la resistenza come “destino” della donna: Antigone è l’icona delle donne che resistono al potere ingiusto per dar vita a relazioni genuine e integre, a società che apprendano la legge iscritta nel corpo di ogni donna: “Sono nata non per odiare, ma per amare (verso 523). 
           Salonia offre dunque la chiave per affrontare radicalmente la questione femminile (e maschile!) e, suggerendo un’autentica e feconda comunione tra ‘registri’ maschili e femminili, ci fa sognare un futuro diverso, più luminoso e creativo, caratterizzato dalla presenza paritaria di uomini e donne nell’oikos e nella polis: “Si tratta (…) di cambiare radicalmente le forme del vivere insieme tra donna e uomo nella città e nella casa: si tratta di avviarsi verso un reciproco, rispettoso, costitutivo e interessato ascolto dell’altro.” Mettersi in discussione e ascoltarsi reciprocamente, imparando “l’umiltà relazionale”; rifiutare il pensiero unico e accogliere il pensiero duale e plurale, come ci suggeriva Luce Irigaray, diventano dunque necessità esistenziali e sociali insieme, nella nostra postmodernità in cui, come ai tempi di Sofocle, gli dei sono ormai diventati silenziosi.  
          Allora, conclude profeticamente Salonia: “L’ordo amoris richiede di ripensare la donna nella città e l’uomo nella casa. Quando la città, le civiltà saranno pensate (…) al ‘femminile-maschile’ scopriremo possibilità inedite di risposta alle domande della polis: come coniugare gli interessi degli uni con quelli degli altri? E’ ovvio che questo richiede che la presenza della donna non sia episodica o aggiuntiva, ma venga percepita come costitutiva del pensiero politico.” Perchè “non è la donna ad avere bisogno di andare nella polis per realizzare pienamente se stessa, ma è la polis che ha necessità della donna per diventare (più) umana.”   
                              Maria D’Asaro:Centonove” n. 16 del 21.4.2016, pag.31

4 commenti:

  1. Veramente un post cult...da leggere , rileggere e imparare..Lo dovrebbero leggere molti che stanno in " alto" come si suol dire genericamente, che considerano il genere femminile di secondo grado , ma leggendolo cambierebbero idea? La donna madre e casa e l'uomo padrone, questo è ancora in certi luoghi , prototipo di un certo tipo di società.
    Mi piacerebbe che almeno capissero che è la città che va alla donna e non viceversa...
    Un bacio speciale e grazie!

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    1. @Nella: grazie del tuo commento accorato e affettuoso. Buona domenica dei lavoratori e delle lavoratrici. Un abbraccio.

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  2. Non sono ferrata sulla Gestalt Therapy Kairòs, ma colgo il voler dare un senso al vivere con armonia, correggimi se sbaglio. E tra gli umani questo senso si è sgretolato, uno dei rapporti più conflittuali è proprio quello, come già ne avevamo parlato, tra donne e uomini. Pensa che in una discussione proprio di qualche giorno fa, un uomo mi ha detto (l'argomento era sulle donne): "Ma oramai avete preso il sopravvento!"
    La percezione non è di una "eguaglianza", ma della sopraffazione.
    Siamo una società, anche nelle parole, del conflitto.
    Ben vengano queste tue pagine.
    Ti abbraccio e ti auguro una serena settimana (magari lontana dalle ostilità :))

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    1. @Santa: grazie della condivisione costante, sensibile e affettuosa. Un abbraccio forte forte e buon I maggio.

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