martedì 4 maggio 2021

Desideri e stelle

Vincent Van Gogh: Notte stellata
       La magia del desiderio sta proprio nella sua etimologia: eccede e accende le stelle. (…) Il desiderare è forse dono delle stelle? O forse è guardando le stelle che si impara (o si è costretti a imparare) a desiderare? Si sa, d’altronde, che ciò che brilla attrae e incanta. Appena ci si accorge del ‘cielo stellato sopra di me’ e si scoprono le stelle (come Ciaula scopre la luna) si diventa capace di desiderare, si diventa uomo.
     Chissà, forse ammirare (contare!) le stelle precede e qualifica il desiderare e il decidere. Forse solo un desiderio pieno di stelle può diventare luce che brilla e illumina la notte.
     Ma – è questa la domanda inquietante – se i desideri sono intrisi di stelle, sono per questo irraggiungibili come le stelle? I nostri desideri, dunque, una passione inutile? O, in versione, postmoderna ‘passioni tristi’? E che senso ha il desiderare se il desiderio è irraggiungibile? Cinicamente (o lucidamente?) Pavese annota che non ha senso desiderare se nessuno ci ha promesso niente.
A questo punto ci sconvolge Levinas, che sostiene che il desiderio è possibile solo dopo l’appagamento. Sembra un circolo vizioso: per essere appagati bisogna aver desiderato, ma per desiderare bisogna essere stati appagati.
       Perché non sia un infinito gioco di rimandi, forse bisogna esplorare il mistero della genesi del desiderio. E si approda al bisogno: forse il desiderio nasce solo dopo che il bisogno (e non il desiderio) è stato placato. In altre parole, un bambino affamato non può godere le stelle.
     Solo dopo essere sazi, si può alzare lo sguardo, contemplare le stelle e iniziare (o tornare) a desiderare.

Giovanni Salonia: Desiderio e bisogno, in Parola spirito e vita – Il desiderio, 2013, n.67, 243-255


4 commenti:

  1. Senza negare la visione negativa del buon Schopenhauer, il desiderio ha una connotazione positiva. Il desiderio è ciò che spinge ogni uomo: il desiderio di mettere su famiglia, il desiderio di migliorarsi, il desiderio di conoscere e di scoprire cose nuove.
    Il desiderio può anche essere di cose superflue, perché è giusto che la vita sia fatta anche di leggerezza e di un superfluo che faccia da completamento alle cose più importanti.
    L'umanità non spegne il desiderio, semplicemente il desiderio è rivolto solamente alle cose superflue. Perché oggi conta l'apparenza, che è fatta di cose superflue.
    E' vero che spesso cose superflue diventano necessarie, come i telefonini.
    Forse anche in buona fede non ci accorgiamo che il superfluo lo facciamo diventare necessità.
    D'altro canto è vero che chi ci ha preceduto aveva desideri più elevati, necessità da raggiungere; non il superfluo trasformato in necessità.
    Io considero Covid-19 qualcosa che passa e la paura di morire in ogni caso è sempre presente in noi. La gioia di vivere nasce proprio dalla nostra reazione alla morte, morte che è difficile di accettare.
    La filosofia del motto "homo homini lupus" è una scelta che qualcuno ha già fatto anche prima del virus, mentre la crisi economica sarà superata in tempi brevi.
    Sì, l'abbraccio ci manca, ma quando tornerà seguiterà a convivere con egoismo.
    Ognuno di noi percorre una strada. In certi momenti cerca scorciatoie e percorsi diversi, ma quasi sempre torna sulla prima scelta. I grandi cambiamento sono rari.
    Sul rischio educativo il filosofo-teologo Luigi Giussani ha scritto un libro. Educare è difficilissimo specialmente quando si cerca di innovare e considerare l'educazione avuta come da buttare, invece bisogna ripartire dalla tradizione, quel dato originario, con tutta la struttura di valori e significati, in cui il ragazzo è nato, si deve dire che la prima direttiva per un'educazione dell'adolescenza è la leale adesione a questa tradizione. Ripartire non significa copiare, perché nella tradizione ci sono concetti obsoleti da eliminare e aggiungere il nuovo, da non confondersi con il diverso. Insomma, il nuovo è un'aggiunta di valori che la società ci offre.
    Ma cosa vuol dire oggi educare? E chi educa? In che cosa si impegnano le nuove generazioni? Per il momento che occupa nella cronologia di ogni vita, in tutti i tempi la gioventù ha presentato un certo spettacolo di crisi. Se oggi si parla in modo particolare di crisi dei giovani non è dunque, per vari aspetti, un fatto nuovo. La sua particolarità piuttosto deve essere ricercata in una crisi dell'educazione, dei fattori educativi. Crisi dunque di educatori.
    I tempi cambiano e col benessere si avverte molto meno il legame comunitario di mutuo soccorso all'interno di gruppi di persone, la realtà ha perso spessore, consistenza e profumo ed è spesso bidimensionale come lo schermo attraverso il quale comunichiamo. Forse stiamo violentando la nostra natura, forse è una evoluzione culturale che nei millenni arriverà a modificare anche la nostra struttura fisica. Io non lo so. So solo che ciascuno di noi cercherà di adattarsi e vivere in questa diversa realtà, qualcuno cercherà di cambiarla, qualcuno si scaverà la propria nicchia sicura. Non so noi chi saremo.

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  2. Io credo che la chiave di volta sia non il raggiungere i propri desideri, quanto il non smettere mai di desiderare, aspirare al bello, elevarsi nello spirito, guardare oltre senza la brama di sapere cosa c'è dietro, come accade a tante religioni, ma accontentarsi e ringraziare. Ringraziare di poter aspirare a quel bello, assieme al desiderio dell'irraggiungibile che deve animare il nostro spirito. Catalogarlo come inutile, quel desiderio, ci rende aridi, e terribilmente inutili.

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  3. I desideri sono una delle chiavi di volta della vita, strettamente legati, come sono, alle emozioni, alle nostalgie di ogni ricordo, alla speranza.

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  4. @Gus O., Franco Battaglia, Costantino: grazie della vostra attenzione e dei vostri contributi di riflessione.

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