mercoledì 15 aprile 2009

REVOLUTIONARY ROAD



(Attenzione: lo scritto potrebbe svelare parti del film)

Come ci si sente quando una lei capisce che la persona di cui si era innamorata esiste solo nella sua mente e un lui scopre di non essere attratto solo dalle gioie familiari e da come se la raccontava da ragazzo, ma anche dalle lusinghe di una rampante carriera, con contorno di spensierate scopatine fuori programma con la segretaria di turno?
Questo il succo dell’amara commedia “Revolutionary road”, ottimamente recitata da Leonardo Di Caprio e da Kate Winslet, a firma di Sam Mendes (già regista di “American Beauty”), specialista nello scandagliare impietosamente la fragilità di fondo della middle-class americana. Dove, pare, si possa anche morire per un matrimonio, per un amore “scaduto”, irrimediabilmente andato a male come un bicchiere di latte inacidito che non è riuscito a diventare yogurt. Il “Ti amerò per sempre” in realtà, oltre che essere una frase fuori moda, rischia di essere improponibile non solo negli angusti orizzonti della provincia americana di ieri, ma anche nelle moderne società europee di oggi. Credo infatti che corrisponda a verità il mutamento strutturale dei paradigmi emotivi, ben esemplificati da Zygmunt Bauman, che insiste nel sottolineare le incertezze sentimentali nella nostra società sempre meno solida e sempre più liquida, in cui i legami tendono alla rarefazione, al continuo “solve et coagula”, in cui però il solvente prevale sul legame unitivo. E allora – in contraltare alla disperazione finale della lei, acuita dalla pregressa illusione di vivere un legame speciale – bisogna avere un lavoro da parte. E degli interessi. E magari anche la nostra Parigi privata di riserva. Dove volare anche da soli. Al momento opportuno. Per non morire d’amore. O di non amore, se si vuole.

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