Esprimo la mia indignazione, come cittadina e come madre di due figli frequentanti istituti liceali di Palermo, per la rituale occupazione tardo-autunnale delle scuole superiori. Occupazione che, mi pare, avvenga ormai con una sorta di rassegnata sopportazione - se non di tacita acquiescenza – da parte di molti docenti, dirigenti scolastici e genitori e tra l’indifferenza dell’opinione pubblica. Quasi che si tratti di una sorta di malattia stagionale endemica della scuola italiana, per la quale non esiste un vaccino adeguato e dalla quale si guarisce stando a casa da metà novembre a inizio gennaio. Invito allora gli operatori scolastici e i genitori ad adoperarsi affinché gli studenti abbandonino una consuetudine che, quando non è di fatto un’anticipazione arbitraria delle vacanze natalizie, è comunque – a mio avviso - una forma di protesta ormai logora e stantia, da tempo svuotata da positive valenze di partecipazione democratica e spesso priva di obiettivi chiari e condivisi. E che nega nei fatti il diritto allo studio alla maggioranza degli studenti, fornendo un ulteriore motivo di discredito alla tanto martoriata scuola pubblica, meritevole di ben altra attenzione e di nuove forme di sostegno e di lotta.
(La Repubblica/Palermo, 27 novembre 2004)
Nessun commento:
Posta un commento