Ormai è quasi un’ossessione. Gli scaffali dei negozi e i mercatini rionali, traboccanti di merci e di infinite cianfrusaglie, mi procurano sconcerto e disgusto. Mi chiedo quanti oggetti siano effettivamente utili e quanti invece vadano ben presto a riempire le nostre già sature discariche. Di ogni oggetto, oltre al valore d’uso e/o di scambio, considero anche il peso dell’impatto ambientale sulla nostra madre terra, irresponsabilmente violentata e inquinata. Per la cui salute vorrei formulare una preghiera laica a economisti e consumatori: ai primi perché abbandonino l’infausto teorema della crescita infinita; ai secondi perché riducano il numero delle borsette, dei pantaloni, dei tanti oggetti che riempiono le loro case, ma non danno più sapore alla vita. Per un economia che, come le lampadine, funzioni a basso consumo: riduca le quantità e aumenti la qualità. Cibo senza veleni, abiti di buon cotone, scarpe prodotte senza sfruttare lavoratori/ bambini. Meno cose, ma buone.
“Centonove”: 19.12.08
“Centonove”: 19.12.08
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