Passeggini
consunti, vecchi presepi, carcasse di ciclomotori, frigoriferi dismessi,
materassi sventrati, pezzi di lamiera, specchi infranti, stipetti senza ante,
lavatrici arrugginite, televisori rotti, porte divelte: nei marciapiedi delle
vie di Palermo si può trovare di tutto. Alla vista di questi rifiuti, ti viene una tristezza infinita. Intanto
perché dietro a quelle carcasse intuisci una fine: di un’epopea familiare, di
una vita, più o meno felice. E poi, chi abbandona il mobilio dismesso per
strada, ti pare sancisca anche la fine di una certa dignità cittadina. E ti
chiedi perché i volontari, oltre che gli esseri umani, non curino anche le
tante ferite di questa città. Ci vorrebbe forse un Biagio Conte “diverso”: che
raccolga non solo i barboni, ma anche il mobilio moribondo, abbandonato senza alcuna pietà. Una task-force, un
servizio di cura per una Palermo ammalata: capace di restituirle salute e decoro. E, perché no, un
po’ di bellezza. Maria
D’Asaro ("Centonove", 30 marzo 2012)
Amici miei, incrocio le dita e spero con tutto il cuore che questo scempio si sistemi presto. Fa male al cuore vedere certe scene alla tv. Non oso immaginare viverle coi propri occhi...
RispondiEliminaI Calzini vanno in coppia e dicono entrambi la stessa cosa.
RispondiEliminaCiao.
è una sofferenza vedere grandi splendide città piagate dai rifiuti. E' anche una bella riflessione quella che fai su ciò che si abbandona. oggi viviamo nell'epoca dell'usa e getta, del consumismo ed è anche per questo che siamo sommersi dai rifiuti. Non ci si pensa due volte ad eliminare qualsiasi cosa senza preoccuparsi della fine che farà o del percorso che quell'oggetto dovrà seguire per, possibilmente, mai arrivare ad una fine bensì ad un riciclo ecologico e culturale
RispondiEliminaDOC si improvvisa architetto. Una città su due livelli: anzichè cassonetti botole. E un efficiente servizio sotterraneo che si occupa dello smaltimento, con mascherine e quant'altro. Ma come credere in un domani se l'oggi non funziona? E come smettere di crederci? Sono con te.
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