lunedì 6 luglio 2015

Parola che crea, parola che cura

Poesia e terapia possono stare insieme? Sembra proprio di sì.
Ecco un breve stralcio dalla tesi della dott.ssa Leonora Cupane, psicoterapeuta.
Samuel Coleridge

 (...) Il poeta Samuel Coleridge (…) parla di potere vegetale dell’immaginazione poetica, che opera una crescita: come la pianta s’immerge nella luce e nella terra per ricavarne il nutrimento, analogamente il verbo poetico ci fa partecipare, attraverso una comunione aperta, alla totalità delle cose, di cui si alimenta. La poesia cresce nell’esperienza e ci fa sentire un tutt’uno con l’esperienza, così come la pianta cresce nella terra e ci fa sentire in comunione con essa. E la crescita, lo sappiamo, è lo scopo principale della terapia, forse l’unico. Se la poesia è un’esperienza vitale, e in quanto tale ci fa crescere, quella è la cura. 
Questa tesi non fa altro che dire una cosa sola: la poesia, come la terapia, è un anelito alla riunificazione, all’integrazione, all’interezza dell’esperienza. I suoi strumenti specifici, come le metafore, gli ossimori, le sinestesie, il chiasmo, stabiliscono parentele fra campi lontani, testimoniano la possibilità di dissolvere i confini rigidi dei sensi e fra i sensi e la mente. Anche la rima e le assonanze, affratellando parole attraverso un criterio di somiglianza sonora, promuovono la comunicazione fra zone semantiche differenti che finiscono per far parte di uno stesso campo immaginativo ed emozionale. 
La poesia ha dunque strumenti capaci di avvicinare aspetti separati: è un linguaggio etico, di dialogo, pace e conciliazione, che accoglie e restituisce tutta la complessità e unicità dell’esperienza. Si prende cura dei contrasti esistenti nelle nostre percezioni, emozioni, percezioni e cognizioni, e, senza negarli, li trasforma creativamente in relazioni armoniche. Il diverso diventa simile, il lontano vicino, la luce accoglie l’ombra, ma tutto mantiene la sua singolarità; il conflitto in poesia non viene “prematuramente sedato”, ma anzi diventa generatore di fertili polivalenze attraverso originali creazioni linguistiche che hanno la concretezza di oggetti fisici.  (…)
L’obiettivo di un terapeuta della Gestalt non è di fare diventare tutti i pazienti poeti, ma di riscoprire insieme a loro che «il parlare quotidiano è una poesia dimenticata e come logorata, nella quale a stento è dato ancora percepire il suono di un autentico chiamare» (Heidegger, 2013, p. 42). 
Riunificare, respirare, nominare e chiamare l’altro: ecco i modesti doni che la poesia ci può regalare. 

                                                                                                       Leonora Cupane
(La parola che danza e canta.La parola che crea incanta. La poesia come canale di integrazione terapeutica nella cornice della psicoterapia della Gestalt, 28-05-2015, Istituto Hcc Italy; tratto dalla pagina FB della dott.ssa Cupane)


15 commenti:

  1. Le tue segnalazioni sono sempre impareggiabili. E questa della "parola che cura" mi è molto cara. Non sono ferrata in psicoterapia, ma lo trovo un progetto notevole. Penso che uno dei più gravi malesseri del nostro tempo, stranamente, sia la solitudine; riscoprire "il suono di un autentico chiamare", potrebbe rappresentare una grande cura. Ti abbraccio :*

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  2. Hai scelto un passo meraviglioso, emozionante. Le parole curano, l'arte è la più grande cura per l'uomo. Grazie, Maria.

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  3. Bellissimissimo argomento !!!
    Sono favorevole con questa teoria, la poesia aiuta nei momenti gioiosi e in quelli tristi, in qualsiasi stato d'animo c'è una poesia che ci nutre.
    Se non si fossero i poeti le parole sarebbero incolori, povere...
    e noi orfani,in pieno naufragio come potremmo sopportare la nostra quotidianità ???
    Cosmoabbracci cara Maruzza !!!

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  4. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  5. @Santa: sebbene immersi nei social, a volte siamo profondamente soli. Ed è bello trovare parole che curano. Anche se le parole curano soprattutto all'interno di una relazione. Un abbraccio affettuoso!

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  6. @Veronica: l'arte è davvero un'autentica forma di cura. Grazie per la condivisione. Un abbraccio.

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  7. @Silvia Pareschi: ciao Silvia! Buona permanenza a san Francisco!

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  8. @Pippi: ciao, bedda! Che bella la tua immagine di un popolo naufrago senza il calore, il colore e la cura della poesia ... Cosmoabbracci affettuosi da Palermo.

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  9. Come sempre , argomento molto interessante..e credi non avevo dubbi su questa unione tra poesia come canale di comunicazione tra noi e gli altri..Ho saputo che sei a San Francisco , buona permanenza e salutami gli Usa!
    Bacio!

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  10. @Nella: veramente sono a Palermo, vicina a santa Rosalia ... Vorrei andare a Santiago de Compostela o in Toscana, a san Gimignano ... Un abbraccio.

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  11. Condivido domani sul post poesia... :)

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  12. "Riunificare, respirare, nominare e chiamare l’altro: ecco i modesti doni che la poesia ci può regalare."
    Che bellezza, Maria!
    Mi era sfuggito questo post tanto importante! Grazie a Santa l'ho appena letto e lo trovo illuminante .-) Grazie a te per averlo pubblicato! Buona domenica :-)

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  13. @Santa S.: grazie dell'onore della condivisione! Buona estate, allora!

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  14. @bibliomatilda: grazie della tua attenzione! Buona domenica! A presto.

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