lunedì 29 febbraio 2016

Lavoro, dunque sono

         A Palermo (e forse non solo qui), troviamo molti immigrati agli angoli delle strade a indicare un posteggio in cambio di qualche centesimo. La loro presenza, diciamolo con chiarezza, ci risulta fastidiosa e superflua. E spesso in effetti lo è. Ma se ci fermiamo un istante a riflettere, il loro improvvisarsi “vigili” volontari potrebbe avere un senso diverso dal mero guadagno di pochi spiccioli: magari, come tanti giovani disoccupati, si sentono inutili a guardare tutto il giorno il soffitto di una stanza. E allora scendono in strada a cercare un ruolo, qualcosa da fare, una sorta di occupazione: seppure inventata, poco produttiva e persino illegale. Forse dovremmo chiederci chi sbaglia veramente, in questa società: se loro e chi, come loro, si inventa un’”attività” ai margini del mondo del lavoro, oppure chi ha le redini del tessuto economico e sociale e non provvede a tenere “occupati” tutti quelli che vorrebbero esserlo.
                                                            Maria D’Asaro: “Centonove” n. 8 del 25.2.2016

4 commenti:

  1. Riflessione giustissima mia cara, anche se il fastidio di queste fittizie occupazioni ci sommerge a molti angoli delle nostre strade. Ma l'alternativa alla fame , al vivere quotidianamente dov'è allora? Cosa dovrebbero fare? Una triste domanda, perchè a differenza tua mi viene in mente " rubare" e allora?
    Pietoso silenzio e nascondo la testa come gli struzzi..
    Un forte abbraccio serale!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. @Nella Crosiglia: Ai miei tempi c'era uno slogan: "Lavorare meno, lavorare tutti". Speriamo bene ... Ricambio l'abbraccio.

      Elimina
  2. Eh, questo mondo pieno di disuguaglianze. Se i loro paesi offrissero loro una possibilità, non verrebbero certo qui a implorare un lavoro...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. @Silvia Pareschi: E la mancanza di lavoro non riguarda solo gli extracomunitari ...

      Elimina