Nostra Signora con l’ecologia era davvero fissata. Da quando, all’inizio degli anni ‘70, aveva recepito le riflessioni del Club di Roma, le quattro R – ripara, riusa, riduci, ricicla – erano il suo vangelo quotidiano. Di ogni cosa si chiedeva: è necessaria? quanto inquina? come si ricicla? Per lei l’acquisto di ogni oggetto, specie se di ‘filiera lunga’ e con conseguente sovraccarico per il pianeta, era un vera tortura. E poi si sforzava il più possibile di diminuire la quantità dei rifiuti: sebbene la differenziata fosse sconosciuta nel suo quartiere di periferia, da tempo immemore aveva sette contenitori diversi per la spazzatura: batterie esauste, vetro, carta, plastica, olio, rifiuti organici (che conferiva da anni nella compostiera della sua scuola) e indifferenziata, che era davvero poca e portava giù forse ogni sette giorni. Per cui, i mucchi di rifiuti sotto casa, non raccolti da settimane, davvero no, proprio no, non li meritava …
Maria D’Asaro
Non ci sono abbastanza parole per descrivere tutto ciò.
RispondiEliminaIl minimo che si può dire è che è davvero un peccato.