Il 30 aprile 1982 veniva assassinato a Palermo Pio La Torre, deputato e segretario regionale del Pci siciliano. Ucciso con lui anche il suo autista e guardia del corpo Rosario Di Salvo. A decidere la sua eliminazione furono i vertici mafiosi corleonesi per punire chi si era battuto in prima linea contro la criminalità organizzata ed era diventato promotore della legge che introduceva il reato di associazione mafiosa nonché la confisca dei beni ai mafiosi. Per la sua morte, il 12 gennaio 2007, sono stati condannati 9 boss, fra cui Riina e Provenzano.
Ecco l’intervista del TG Sicilia (ore 14) al dottore Francesco Del Bene, Sostituto Procuratore della Direzione Nazionale Antimafia.
Roberto Ruvolo, giornalista TG Sicilia: - L’omicidio di Pio La Torre e di Rosario Di Salvo evidenzia la strategia stragista di Cosa Nostra, perché Pio La Torre aveva capito cosa era diventata la mafia…
Dott. Francesco Del Bene: - L’omicidio di La Torre segna un momento tragico per lo Stato nel momento in cui si materializza l’aggressione dei Corleonesi. Non a caso è stato definito un omicidio dal carattere politico: già nell’ordinanza del Maxiprocesso il pool antimafia (il dottore Falcone, il dottore Borsellino e gli altri componenti) lo aveva indicato come delitto politico in considerazione della mafiosa, ma anche, soprattutto, della convergenza di interessi di altre entità, che andrebbero approfondite nel tempo.
Roberto Ruvolo: - Un delitto non solo mafioso, dunque. Il 4 aprile 1982 Pio La Torre aveva guidato la marcia contro i missili a Comiso…
Dott. Francesco Del Bene: - Oggi, in uno scenario di guerra che vede coinvolto un Paese dell’Europa l’iniziativa di Pio La Torre di organizzare quella marcia, in considerazione della decisione della NATO di istituire a Comiso una delle basi principali per i missili Cruise, segna un momento importante…
A dimostrazione di come la figura di La Torre sia moderna, quasi contemporanea, alla luce dell’insegnamento straordinario che ci ha fornito per tutti, per l’impegno che ha assunto nel tempo
Roberto Ruvolo: - La Torre è il ‘padre’ del reato previsto dall’art.416/bis del Codice Penale. Che ha posto le basi del Maxiprocesso istituito da Falcone e Borsellino
Dott. Francesco Del Bene |
Dott. Francesco Del Bene: - Sì. L’onorevole Pio La Torre aveva presentato già nel 1973 un disegno di legge articolato in 35 articoli che prevedeva il 416/bis, l’associazione mafiosa, e anche la confisca dei beni patrimoniali. Normativa che fu approvata solo nel settembre 1982, dopo l’omicidio del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, con la L.646/82.
Mi preme sottolineare che si tratta della prima vera normativa antimafia approvata dallo Stato italiano dal dopoguerra. Tale legge costituì una ‘rivoluzione copernicana’ per gli strumenti di contrasto alla criminalità organizzata
Roberto Ruvolo - Ed è questa la norma legata alla confisca dei beni alla mafia…
Dott. Francesco Del Bene: - Sì. Infatti la norma ha un duplice profilo: quello soggettivo, perché colpisce il mafioso col reato del 416/bis: essere mafiosi per lo Stato italiano è reato. Il secondo profilo è quello patrimoniale: l’accumulazione del patrimonio. I mafiosi operano per accumulare denaro e lo Stato interviene per privarli di questo.