"Si parla talmente poco della giornalista Shireen Abu Akleh colpita, a 51 anni, da un proiettile alla testa mentre l'11 maggio seguiva un’operazione dell’esercito israeliano nel campo profughi di Jenin, nella Cisgiordania settentrionale; e della sua collega Francisca Sandoval, morta a più di 13mila km di distanza, dopo un’agonia di 12 giorni. Francisca era una giornalista cilena colpita anche lei da un proiettile al volto mentre seguiva i disordini avvenuti l’1 maggio scorso durante un corteo nel quartiere di Estación Central, a ovest di Santiago del Cile.
Due donne, due giornaliste in cerca solo della verità.
Ecco cosa scrive Milton Fernández, direttore artistico del Festival della Letteratura di Milano:
"Tra i mestieri più pericolosi al mondo, in alcune parti del mondo, essere donna. Alla pari di quello dei giornalisti.
Se il giornalista, poi, è una donna, la miscela diventa, spesso, micidiale.
Giorni fa, nel campo profughi di Jenin - Cisgiordania settentrionale - la giornalista palestinese Shireen Abu Akleh fu centrata da un cecchino israeliano.
Avrebbe potuto essere scambiata per un terrorista? No.
Sul suo petto, a lettere cubitali, e sul caschetto, portava scritto il segno del suo mestiere e del perché si trovasse lì: Press.
Semplicemente a qualcuno non andava che lei potesse raccontare quello che stava vedendo.
Lo stesso giorno, dall’altra parte del mondo, in un ospedale di Santiago del Cile, moriva la giornalista Francisca Sandoval. Aveva 29 anni, e condivideva con Shireen la passione della verità.
Durante la manifestazione del primo maggio qualcuno le aveva sparato un colpo in pieno viso. Anche in questo caso il colpevole non ha un nome nè una faccia.
Francisca realizzava un servizio sulla marcia dei lavoratori per l’emittente Señal 3, quando una banda armata fece irruzione tra la folla, sparando e aggredendo giornalisti e partecipanti alla manifestazione.
Succede spesso, da quando Gabriel Boric è salito al potere, qualche mese fa, ponendo fine allo strascico di violenza e sopraffazione lasciato dalla dittatura di una classe militare voluta e appoggiata da un grande fratello chiamato Stati Uniti.
Succede anche questo nel “mondo libero”, un mondo in cui piano piano viene bandita la verità.
Di questi casi se ne parla poco, quasi niente. Non c'è tempo. Ci sono altre priorità, che con quella verità non fanno rima.
I “giornalisti” da salotto, che imperversano ogni giorno dalla televisione, continueranno a strafogarsi di parole sempre più vuote di significato.
A tutti loro, un verso di Paco Urondo, dedicato col cuore: “Io non sono più di qui; a stento mi sento una memoria di passaggio. La mia fiducia si basa sul profondo disprezzo che provo per questo vostro mondo sciagurato. Darei la vita affinché nulla continui ad essere com'è.”
Santa Spanò, dalla sua pagina FB (grazie di cuore, cara Santa)
Purtroppo si parla sempre meno delle realtà considerate scomode, si preferisce dargli poca importanza e andare oltre. Direi che non siamo messi gran che bene.
RispondiEliminaProprio così, cara... Buona giornata.
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