Palermo - Si sa che dietro la stazza di un omone di cento chili si può nascondere un animo mite e gentile, mentre un individuo mingherlino può rivelarsi prepotente e manesco: gli esseri umani hanno imparato a non correlare l’aspetto fisico a presunte caratteristiche caratteriali.
Non è così per i cani: è opinione comune, infatti, che l’indole di un cane sia strettamente legata alla sua razza, per cui comunemente si ritiene, ad esempio, che un pitbull sia più aggressivo di un barboncino e un golden retriever più fedele di un beagle.
Una ricerca condotta in alcune università anglosassoni e americane - coordinata dalla ‘Chan Medical School’ dell’Università del Massachusetts - confuta questa diffusa convinzione.
La ricerca si è basata sullo studio dei genomi di 2155 cani, le cui caratteristiche genomiche sono state associate e combinate con i dati contenuti in 18.385 questionari che hanno esplorato le caratteristiche comportamentali osservate dai loro proprietari (tra essi la socialità, il livello di attività e di controllo degli impulsi, la prontezza nel rispondere alle indicazioni).
Analizzando i dati ottenuti, è emerso che l’appartenenza a una razza spiega meno del 10% dei comportamenti di un cane. Un’eccezione sembrerebbe essere costituita dalla facilità all’obbedienza, che pare essere più determinata geneticamente: ad esempio, un pastore tedesco è più facilmente ‘educabile’ di un beagle.
Si è dedotto di conseguenza che il carattere di un cane, proprio come quello di un umano, oltre a dipendere dall’azione combinata di tanti fattori genetici, è influenzato soprattutto dall’ambiente in cui vive.
Le comunità di Homo sapiens hanno iniziato ad allevare e selezionare i cani da millenni Alcuni ritrovamenti archeologici attestano la presenza di cani ‘moderni’ già circa 30.000 anni fa, sebbene solo da poche migliaia di anni le comunità umane hanno iniziato a scegliere alcuni esemplari di cani per compiti specifici, quali la caccia e la guardia, compiti che richiedevano il potenziamento di alcuni comportamenti.
Ma solo a metà del 1800 nell’allevamento dei cani ha cominciato a essere introdotta la ricerca di un ideale estetico ripetibile e di una sorta di purezza di discendenza. Le razze canine moderne, per come le intendiamo oggi, nascono meno di duecento anni fa. Solo da allora si è fatta strada l’ipotesi che le razze siano caratterizzate non solo da un certo aspetto fisico, ma anche da precisi comportamenti.
Lo studio, riportato nella rivista “Science”, attesta con chiarezza che sono pochi i tratti genetici, peraltro antichissimi, che possono condizionare il modo di fare di un cane: nello specifico si sono scoperte, ad esempio, solo undici regioni del genoma legate a particolari comportamenti, una di esse è la tendenza ad abbaiare.
Per il resto parrebbe che ogni cane è un individuo unico, con personalità, umore, bisogni e modi di essere irripetibili. Proprio come noi…
Maria D'Asaro, 15.5.22, il Punto Quotidiano
Non ho mai amato particolarmente i cani, vorrei un gatto in casa, ma la consorte su questo è irremovibile. Che ogni cane sia un caso a parte poi, credo che non ci piova, ma continuerò a passare più sereno accanto ad un barboncino che ad un pitbull.. ;)
RispondiEliminaInteressante scoperta che condivido, conclusione di cui senza poterla ovviamente dimostrare, dentro di me ero convinto Aggiungo poi anche che un carattere che i cani tendono davvero, ad assumere è il carattere del padrone
RispondiEliminaOgnuno ha la propria personalità.
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