Non sapeva esattamente quando lo aveva capito. Certo, alcuni frangenti l’avevano aiutata: anni fa, ad esempio, le era stata regalata una macchina fotografica e alcuni suggerimenti. A poco a poco, qualcosa andava germogliando e bussava con discrezione per nascere. Finché, un giorno, la folgorazione: fotografare era un po' come scrivere. Ritagliare un pezzo di mondo, conferirgli una forma e lasciare che, per un istante, diventasse ‘figura’ rispetto allo sfondo…
Se di parole però nostra signora capiva qualcosa, sapeva bene di essere una sprovveduta nella tecnica fotografica. E al momento utilizzava solo un modesto cellulare per scattare le foto. Ma per adesso le importava poco: ciò che più conta è il sacro fuoco che sente dentro, l’urgenza assoluta di immortalare attimi fuggenti nel vasto mare dell’essere. Ora si sente ‘a casa’ in campi espressivi complementari e diversi. E sa che, negli spicchi di universo, ci si ritrova: in dissolvenza, panici, luminosi…
Maria D’Asaro
Bei luoghi e ottimi scatti.
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