(A scanso di equivoci: la giornalista Lucia Goracci ha ripostato questo suo scritto come omaggio dolente ai roghi di Rodi e lo rilancio in tal senso, consapevole del dolore per le vittime del nubifragio in Lombardia e assai preoccupata per le temperature infernali al Sud Italia, con fiamme intorno a Palermo e l'aeroporto chiuso...).
"Indulgenza. Credo sia questo il sentimento che anima in me la Grecia. E’ con indulgenza che qui faccio cose – fotografare capre al pascolo, ordinare al ristorante polpo alla brace – che non farei nel mio Paese. La ragione di questo è che io amo la Grecia. Sconfinatamente. Quando vado, è un ritorno. Perché sento che da qui siamo partiti. Perché se è vero che veniamo dal mare e andremo al cielo, in Grecia il mare è più mare e il cielo più cielo. E il riposo più riposante, le cicale più intense, l’origano più pungente.
Amo la Grecia come si ama la casa dove si è cresciuti. Viverci non potresti, ma ci devi tornare.
La amo perché fu qui il mio primo grande amore, per l’Hermes di Prassitele. Folgorata dalla cura adulta con cui tiene in braccio il piccolo Dioniso e insieme la posa fanciullesca con cui esibisce il suo corpo.
Sono grata a mio padre e mia madre di averci trascinato, riottose, me e mia sorella, in questa culla di umanità. In un’età in cui gli altri ragazzini restavano in spiaggia, la canottiera indosso. Grata di aver sofferto ad una ad una le pietre bollenti di Micene, di essermi messa sulle punte dei sandali al centro del teatro di Epidauro. Di esser stata trascinata come una profuga, perennemente ricoperta di salsedine, in una terra che è la mia infanzia. Di non essermi sentita dire mai, mai: è ora che tu esca dall’acqua.
In Grecia guardavo quelle statue chiedendomi , bambina, come i greci un tempo semidei fossero potuti finire così in basso: piccoli, scuri, normali infine, come noi. Davo la colpa al passaggio dei turchi. Oggi i turchi – giovani coppie eleganti e bellissime – hanno preso il posto lasciato vuoto dalla classe media greca, assente dalle sue isole.
Sono grata a questi luoghi: all’oro dei tramonti, ai riti intramontabili. Ai tavolini dove le posate te le portano ancora nel cestino del pane. Al bouzouki che mi ricorda quel capodanno in cui i miei nonni suonarono uno il mandolino, l’altro la fisarmonica. Se c’è un luogo dove ho la sfrontatezza di sentirmi civiltà è questa terra, che chiamò oi barbaroi, i barbari, quelli che non le appartenevano.
Sì, in Grecia ha senso fotografare le capre. Che poi fu una di loro, Amaltea, a salvare la vita a Zeus, il primo degli dei.
Tanti dei, perché un dio solo non bastò - a chi la vide per primo - a spiegare tanta bellezza."
Lucia Goracci, Giornalista RAI, dalla sua pagina FB
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