giovedì 6 luglio 2023

Invecchiare: una forma d'arte?

Cappella dell'Incoronata - Palermo
      Invecchiare non è un accidente. É una necessità della condizione umana; ed è l’anima a volerlo. L’invecchiamento è inscritto nella nostra fisiologia; eppure, il fatto che la vita umana duri a lungo dopo l’età feconda (…) ci rende perplessi. 
     Per questo motivo si sente il bisogno di idee immaginative capaci di aggraziare il diventare vecchi e di parlare alla vecchiaia con l’intelligenza che essa si merita. Nel presente libro troverete appunto questo tipo di visione. Esso offre la promessa di dare refrigerio alla mente del lettore con una pioggia di intuizioni che mirano a influire profondamente sulla transizione degli anni più tardi della vita.
    Insomma, perché viviamo tanto a lungo? Gli altri mammiferi si danno per vinti, mentre noi andiamo avanti per 40, 50, talvolta addirittura 60 anni dopo la menopausa. (…)
Io non mi sento di aderire alla teoria secondo la quale la longevità umana è il risultato artificiale della civiltà, della sua scienza e dei suoi servizi sociali, che sfornerebbero questa schiera di mummie viventi, paradossi sospesi in una zona crepuscolare. (…)
    Proviamo invece a carezzare l’idea che il carattere ha bisogno di quegli anni in più e che la lunga durata della vita non ci è imposta né dai geni né dalla medicina conservazionistica né da un accordo collusivo con la società. Gli ultimi anni della vita confermano e portano a compimento il carattere. (…)  
     Per spiegare la vecchiaia ci rivolgiamo di solito alla biologia, alla genetica e alla fisiologia geriatrica, ma per comprendere la vecchiaia abbiamo bisogno di qualcosa di più: dell’idea di carattere.
La nostra realtà di esseri viventi e pensanti precede le nostre spiegazioni su come viviamo e pensiamo. Un approccio psicologico alla vecchiaia deve attenersi a questa priorità. (…) Ciò significa che dobbiamo psicologizzare la vecchiaia, scoprire l’anima che ha dentro.
     Nel normale corso della vita, la vecchiaia termina nella morte, e il normale modo di pensare la vecchiaia salta alla medesima conclusione. Se l’invecchiare finisce sempre nel morire, questo significa forse che il fine dell’invecchiare è quello del morire? La biologia considera l’invecchiamento un processo che porta all’inutilità. Ma proviamo a considerare la vecchiaia una struttura, invece che un processo, una struttura che possiede una sua natura essenziale.
     Proviamo a domandarci perché gli anni della vecchiaia assumono una certa forma e mostrano certe caratteristiche. Forse la ‘inutilità’ va considerata esteticamente. Che l’anima, prima di andarsene, debba essere invecchiata al punto giusto?
       In tal caso, possiamo immaginarci l’invecchiamento come una trasformazione nella bellezza non meno che nella biologia. I vecchi sono come immagini in bella mostra che traspongono la vita biologica nell’immaginazione, nell’arte. I vecchi diventano qualcosa che colpisce la memoria, rappresentazioni ancestrali, personaggi della commedia della civiltà, ciascuno una figura unica, insostituibile, preziosa.
Invecchiare: una forma d’arte?

James Hillman, La forza del carattere (traduz. di Adriana Bottini), Adelphi, MI, 2018





2 commenti:

  1. Invecchiare bene è solo una raccolta infinita di vantaggi. In ogni altro caso diventa penalizzante oltremisura. Purtoppo.

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  2. @Franco: e il testo di Hillman è galvanizzante per i diversamente giovani...

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