"In Italia il femminismo ha avuto una forte matrice di sinistra. Anche per me è stato così. Prima di diventare femminista sono stata comunista per desiderio di giustizia sociale, che poteva e può realizzarsi con una buona politica di giusta distribuzione dei beni e delle risorse e di controllo e limitazione del mercato.
Tra le prime cose, ho appreso che per cambiare il mondo sono necessari un pensiero critico e un sapere capaci di analizzare attentamente la realtà, smontare letture false, interessate e semplificatrici e dare una libera interpretazione. Ho appreso inoltre che la libertà è condizionata dalla situazione materiale e dai contesti in cui si vive, si agisce e si sceglie.
Daniela Dioguardi |
Il femminismo ha ulteriormente rafforzato la mia esigenza di pensare fuori dai binari consueti, dal momento che dovevo anche mettere in discussione e analizzare la mia vita per liberarmi dai millenari condizionamenti patriarcali e trovare parole autentiche per dire me stessa e il mondo. Processo complesso che ha reso necessaria la pratica politica del partire da sé e della relazione tra donne, attraverso cui è apparso evidente che la libertà femminile è anche condizionata dal simbolico, cioè dalla costruzione di pensiero maschile che ha dato ordine al mondo, assoggettando le donne e assegnando loro un ruolo secondo.
Autodeterminazione e guadagno di libertà non sono quindi scontati; esigono lavoro su di sé e presa di coscienza e sono sì individuali, ma con una forte connotazione relazionale e con la consapevolezza che la scelta di una donna ricade su tutte le altre, dal momento che veniamo da una comune storia di dominio e sottomissione." (continua...)
Daniela Dioguardi: Mercato, libertà e censura del pensiero
in Vietato a sinistra, 10 interventi femministi su temi scomodi, pp. 38,39 (Castelvecchi, Roma, 2024)
(Un testo che va letto e meditato, presto pubblicherò la mia recensione)
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