(…) "Nella Chiesa cattolica c’è una storia di santità che ha privilegiato ora i martiri, ora gli anacoreti che andavano nel deserto, ora la vita religiosa… Ma il Concilio Vaticano II dedica un capitolo alla santità della vita quotidiana che siamo chiamati a riscoprire: la vita quotidiana come luogo normale della vita in cui celebriamo Dio-con-noi.
Nel Nuovo Testamento la parola ‘cristiani’ non esiste, viene utilizzata per la prima volta dopo il concilio di Antiochia. Coloro che credevano in Gesù erano chiamati ‘santi’ già in vita, perché santificati dal suo Spirito, ricolmi dalla sua Grazia.
Così entriamo nello spirito delle letture di oggi, magari con una visione meno apocalittica, ma ci muoviamo dentro una liturgia. Cosa è una liturgia? È l’unione del cielo e della terra, di Dio che vive in mezzo a noi.
E cosa è questa santità che ci può dare beatitudine? Quello che ci dice san Giovanni nella II lettura: siamo figli di Dio, nonostante tante volte ci sentiamo affidati alla casualità e ci sembra che la nostra storia non abbia senso o che sia completamente distorta.
Siamo figli di Dio. Quindi c’è un amore che ci precede, ci accompagna e ci segue. Quindi abbiamo motivo di essere beati, coltivando questa filiazione nei contenuti delle Beatitudini. Non analizziamo i contenuti delle Beatitudini: ci limitiamo alla formulazione Beati.
Purtroppo la Chiesa fa i processi di beatificazione dopo che si muore. Ma le Beatitudini di Gesù ci invitano a essere beati qui e ora, e non a esserlo se facciamo un miracolo dopo morti. Attrezziamoci quindi sin da adesso a fare miracoli, cose belle, meravigliose per gli altri...
Quindi mi fermo a questa indicazione che ci dà Gesù: dovremmo essere beati e fare cose belle in quanto figli di Dio, anche con i nostri problemi, con le nostre difficoltà…
Abbiamo il diritto/dovere di essere beati: la beatitudine non è atarassia, indifferenza rispetto a tutto ciò che succede, non, no… È la gioia di sentirsi amati, abbracciati dallo sguardo del Padre, in Gesù e nel suo Spirito. E di poter affrontare la vita con la voglia di dare gioia agli altri, di sostenerci a vicenda in quest’esperienza gioiosa dell’esistenza, vissuta e promossa come un dono del Signore per tutti.
Non è così purtroppo, lo sappiamo…
Ma noi impegniamoci a manifestare quest’annuncio del Vangelo di Gesù: Beati voi… Annuncio che dovremmo mostrare con i nostri gesti a chi si incontra con noi.
Dovrebbe essere questa l’esperienza di condivisione: una beatitudine che trasforma la realtà e la rende vivibile, gradevole, gioiosa non solo per noi, perché la beatitudine è espansiva di suo, è partecipativa…
E quindi l’augurio che posso fare a tutti noi che per definizione siamo ‘santi’ è di essere beati sin da adesso: che nonostante le nostre ombre, traspaia la beatitudine che ci fa fare gesti sorprendenti in senso bello, in senso buono.
E che tutto questo possa essere sperimentato come riflesso della santità di Dio in noi. Questo ce lo vogliamo augurare a vicenda: se ci incontriamo davvero con lo Spirito, qualcosa deve cambiare… dovremmo trasformare la vita quotidiana e tutte le nostre azioni in luogo privilegiato in cui la beatitudine accompagna i nostri gesti: la beatitudine possa attraversarli e illuminarli…(...)
(sintesi omelia di don Cosimo Scordato, 1° novembre 2024, chiesa Mater Misericordiae, Palermo: non rivista dall’autore, eventuali errori e omissioni sono della scrivente)
Avverto poca santità in giro, ma spesso la colgo dove non dovrei affatto scorgerne, dove chi meno ha più dona, dove chi avrebbe legittimamente da piangere, sorride invece.
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