martedì 22 luglio 2025

Noi, che...

Noi,
che conserviamo gli scampoli delle pezzuole 
perché un rammendo, non si sa mai…
noi,
che ci ostiniamo a spolverare anche i Topolini 
acquistati vent’anni fa dai nostri figli…
noi,
che mangiamo yogurt scaduti e scaglie di formaggio ammuffito
perché è grazia di Dio…

noi,
che resistiamo a 33 gradi senza condizionatore
perché sposteremmo il caldo da dentro a fuori…
noi,
che tentiamo di resistere a 37 gradi senza condizionatore
perché mischine le signore e i signori in carcere al caldo cocente…
noi,
che siamo felici perché abbiamo l’acqua e un frigorifero
mentre c’è chi fa i turni per la doccia e beve acqua calda…
noi,
che nonostante i sondaggi e il vento contrario
sappiamo che la guerra nuoce gravemente alla salute (di tutti, pianeta compreso) ...
noi,
nonostante il caldo e l’età che avanza
(ma cosa è il caldo a paragone delle bombe su Gaza?)
andremo a piazza Massimo, a Palermo, il 24 luglio, dalle 18.30 alle 20 
a implorare “Fuori la guerra dalla Storia”…



domenica 20 luglio 2025

Il tarlo del non finito: ecco l’effetto Zeigárnik

       Palermo – Anche se all’Università abbiamo collezionato vari trenta, l’esame che ricordiamo di più è quello che abbiamo dato due volte. Ci tornano poi alla mente con maggiore insistenza il rebus che non siamo riusciti a risolvere, le note della canzone non identificata e le parole che non siamo riusciti a dire a una persona cara…
    Il meccanismo della nostra mente che tende a ricordare con più facilità i compiti interrotti e ciò che lasciamo a metà è noto in psicologia come effetto Zeigárnik.
      Si deve infatti a Bluma Zeigárnik, psicologa e psichiatra russo-lituana (nata a Prienai, in Lituania, nel 1900, morta a Mosca nel 1988) l’intuizione di questo particolare modo di ‘procedere’ della nostra mente e la sua sistematizzazione teorica.
    La studiosa, all’inizio degli anni ’20, in un ristorante affollato osservò che un cameriere ricordava tutte le ordinazioni eseguite solo in parte, mentre dimenticava subito le ordinazioni già portate a termine.  Decise allora di realizzare uno studio sperimentale affidando a diversi soggetti una serie di 18-22 esercizi da completare (enigmi, giochi, problemi aritmetici) e chiedendo poi quali esercizi ricordassero meglio. L'esperimento  (continua su il Punto Quotidiano)

Maria D'Asaro, 20 luglio 2025, il Punto Quotidiano



sabato 19 luglio 2025

19 luglio 1992: sembra ieri...

Del giudice Paolo Borsellino, dei cinque agenti della scorta morti nella strage di via d'Amelio, ho scritto qui:

https://maridasolcare.blogspot.com/2015/07/19-luglio-1992.html

https://maridasolcare.blogspot.com/2018/07/paolo-borsellino-martire-di-giustizia.html

https://maridasolcare.blogspot.com/2020/07/via-damelio-strage-che-cambio-litalia.html

https://maridasolcare.blogspot.com/2024/07/rita-settima-vittima-di-via-damelio.html

https://maridasolcare.blogspot.com/2019/07/19-luglio-27-anni-dopo.html

https://maridasolcare.blogspot.com/2010/09/manfredi-borsellino-al-padre-paolo.html

    Oggi, sabato 19 luglio, dalle ore 19,30 alle 20,  davanti la scalinata del Teatro Massimo, per ricordare tutte le vittime della mafia, la Fondazione Gaetano Costa, con l'adesione del Centro Studi Pio La Torre, del Centro Studi Terranova, dell'ANPI Sez. Provinciale di Palermo, della Scuola di formazione etico-politica G. Falcone, dell'associazione Immagin'azione attiva, propone ai cittadini palermitani ed agli ospiti della città, in occasione dell'anniversario della morte di Paolo Borsellino, un incontro silenzioso cadenzato dalle note del "Silenzio", suonato da più trombe ed ottoni. 

Si invitano i musicisti palermitani ad unirsi all'iniziativa.

giovedì 17 luglio 2025

17 luglio


Due

Tavolinetti colorati

Traboccanti di sorrisi

Dicono no alla guerra

Decisi                                                       






martedì 15 luglio 2025

Il mare di tutti...

       Forse c’è ancora, ovviamente inosservato, il divieto di balneazione. Dappertutto, cumuli di rifiuti: tutta la spiaggia è costellata da bottiglie, resti di cibo, piatti di plastica, sacchetti di immondizia. Ciò nonostante, specialmente di sabato, domenica e feste comandate, a Palermo il lungomare a est di sant’Erasmo è brulicante di gente: signore badanti in libertà, di tutte le lingue e di tutte le stazze; famiglie con nidiate di bambini dai nomi scontati (Christian, Ilary, Ivan, Morena); persone immigrate di varie etnie; le mogli dei musulmani osservanti che fanno il bagno completamente vestite; coppie di anziani che ballano al ritmo di sette ottavi
        Certo, a nostra signora mancava Malvarrosa, la meravigliosa distesa di sabbia valenciana… Ma si accontentava anche della spiaggia sporca a una manciata di km da casa: c’era comunque il respiro del mare e la magnifica vista di Monte Pellegrino, nel 1787 per Goethe il promontorio più bello del mondo...

domenica 13 luglio 2025

Taormina, Cardiochirurgia pediatrica a rischio chiusura

        Palermo – Cinquemila piccoli pazienti assistiti ogni anno, tra neonati, bambini e adolescenti; ventisei interventi chirurgici su bambini camerunensi affetti da cardiopatie congenite nell’ultima recente missione di Medicina umanitaria a Yaoundè, in Camerun: il reparto di Cardiochirurgia pediatrica dell’Ospedale "San Vincenzo" di Taormina, in provincia di Messina, collegato al Centro Cardiologico Pediatrico del Mediterraneo (CCPM), è senz’altro un presidio di eccellenza della Sanità italiana, oltre che un pezzo importante dei presidi ospedalieri di prossimità, perché  consente alle famiglie siciliane con bambini cardiopatici la possibilità  di cura non lontano da casa.
      Eppure il futuro di questo centro ospedaliero, che dal 2010 opera anche in collaborazione con l’ospedale romano “Bambin Gesù”, è a rischio: scadrà infatti il 31 luglio prossimo l’ultima proroga ministeriale indicata come non rinnovabile.
     Per chiedere alle Istituzioni preposte che la Cardiochirurgia pediatrica non venga smantellata, si è costituito da tempo un presidio permanente da parte delle famiglie dei tanti piccoli pazienti cardiopatici assistiti. “Basta passerelle… basta giocare con la vita dei nostri figli...” “È in gioco la nostra vita: no alla mattanza politica”: queste le scritte in alcuni cartelli allestiti dal presidio. 
     Il primo luglio scorso, al microfono del giornalista Duilio Calarco, del TG regionale siciliano,  il papà di un bambino ammalato ha dichiarato: (continua su il Punto Quotidiano)

Maria D'Asaro, 13 luglio 2025, il Punto Quotidiano

venerdì 11 luglio 2025

E il ficus rimane a guardare...

      Il pomeriggio dei giorni feriali, sotto un tendone bianco improvvisato, all’ombra del grande ficus magnolioides che costeggia la stazione Lolli di Palermo, ce li trovi quasi sempre: una mezza dozzina di uomini, forse anche qualcuno di più, seduti su sedie che hanno visto luoghi e tempi migliori. Sono maschi dall’età indefinibile -  50? 60? - con abbigliamento dimesso e l’aria a metà tra l’essere disoccupati o pensionati, qualcuno un po’ alticcio, tutti un po’ persi… Impegnati a giocare rumorosamente a carte: scopone scientifico, più spesso briscola, mentre gli esclusi si limitano a guardare e a commentare le mosse dei giocatori. 
     La domenica, per una sorta di turnover non dichiarato, a occupare le vecchie sedie ci sono persone venute da altri mondi: nord africani che ascoltano musica ad alto volume, più spesso indiani, o giù di lì, che giocano a una sorta di dama. 
      E il ficus, imparziale, rimane a guardare...

Maria D'Asaro





mercoledì 9 luglio 2025

Le donne e la guerra...

Carlo Zoli: Ettore e Andromaca (ceramica, 2016)
        “Le donne sono profondamente investite dalla guerra, dal razzismo e dalla povertà, i tre mali nominati da Martin Luther King. Ma quando ci ergiamo per la pace come donne, è (…) per rappresentare una differente visione della forza. 
      Le azioni pensate e guidate da donne hanno una speciale energia, uno speciale potere. Il potere non viene dall’escludere gli uomini, anzi, la maggior parte di queste azioni dà il benvenuto agli uomini come partecipanti, il potere viene dalla gioia e dalla potenzialità della visione che sorge quando siamo insieme come donne a difendere il valore della vita e a prenderci cura di ciò che abbiamo caro. (…)
     Nessun tipo di qualità è esclusivamente o in modo innato ‘femminile’ o ‘maschile’. Gli uomini possono essere compassionevoli, amorevoli e gentili, come le donne possono essere dure, coraggiose o insensibili.
Tuttavia, il patriarcato assegna le specificità associate all’aggressione e alla competizione agli uomini, e relega le donne a ruoli svalutati di nutrimento e servizio. Il patriarcato dà valore al ‘duro’ sopra il ‘morbido’, alla punizione, alla vendetta e al risentimento sopra la compassione, la negoziazione e la riconciliazione. Le qualità ‘dure’ sono identificate con il potere, il successo e la mascolinità e vengono esaltate. Le qualità ‘morbide’ sono identificate con la debolezza, la mancanza di potere, la femminilità, e vengono denigrate.
       Sotto la logica del patriarcato gli uomini vengono svergognati e considerati deboli se mostrano qualità associate con le donne. I politici vincono le elezioni se sono duri contro il terrorismo, duri contro il crimine, duri contro le droghe, duri contro il sostegno economico alle madri. Le richieste di cooperazione, negoziazione, compassione o riconoscimento della nostra reciproca interdipendenza sono correlate alla debolezza femminile. (…) Forza, punizione e violenza sono le risposte del patriarcato ai conflitti e ai problemi sociali.
    Il patriarcato trova la sua espressione ultimativa nella guerra. La guerra è il campo in cui i duri possono provare la loro durezza e i vincitori trionfare sui perdenti. I soldati possono venire indotti a morire o a uccidere quando la loro paura di essere etichettati come simili alle donne o ai vigliacchi supera la loro paura di fronteggiare o maneggiare la morte.
    La guerra rimuove ogni argomento a favore della tenerezza e dissolve ogni biasimo con la violenza. La guerra è la giustificazione per la morsa con cui i dominatori impongono il controllo su ogni aspetto della nostra vita. Le femministe sagge non dicono che le donne siano naturalmente più gentili, più dolci, più compassionevoli degli uomini. (…) Diciamo che il patriarcato incoraggia e ricompensa chi ha un comportamento brutale e stupido. Abbiamo bisogno di voci femministe rauche e incaute che pungano la pomposità, l’arroganza, l’ipocrisia della guerra; che indichino come battersi il petto del gorilla non sia diplomazia, come l’avere la più vasta collezione al mondo di armi falliche a proiettile non costituisca un’autorità morale, come l’invasione e la penetrazione non siano atti di liberazione. 
      E abbiamo bisogno di ricordare al mondo che la guerra moderna non risparmia mai la popolazione civile. Lo stupro è sempre un’arma di guerra e i corpi delle donne sono usati come premio per i conquistatori. In guerra, donne, bambini e anche uomini, che non hanno voce nelle politiche dei loro governanti, subiscono la morte, mutilazioni, ferite e la perdita delle loro case, dei loro mezzi di sussistenza, delle persone amate”. 

In Monica Lanfranco Donne disarmanti. Come e perché la nonviolenza riguarda il femminismo
VandA ediz. Milano, 2024 pp. 97-99 (si riporta qui un testo di Miriam Simos, detta Starhawk)

domenica 6 luglio 2025

A Menfi sventola la bandiera blu

     Palermo – È blu, e non bianca come quella celeberrima cantata da Franco Battiato, la bandiera che sventola sul litorale di Menfi, comune siciliano lungo la costa sud-occidentale della Sicilia, a circa 100 km da Agrigento e 125 da Palermo.
         Le spiagge del suo litorale hanno ottenuto infatti per il ventinovesimo anno consecutivo la Bandiera Blu, il prestigioso riconoscimento assegnato dalla Foundation for Environmental Education (FEE), che premia le spiagge che si distinguono per l'elevata qualità delle acque e per i servizi offerti ai visitatori.
     Con il suo mare cristallino, i fondali bassi adatti a tutti, le spiagge assai pulite e un modello virtuoso di accoglienza e gestione del territorio, Menfi si conferma una meta d’eccellenza del turismo balneare siciliano e italiano. (continua su il Punto Quotidiano)

Maria D'Asaro, 7.7.25, il Punto Quotidiano

sabato 5 luglio 2025

Don Chisciotte, i bombi e Alex Langer. Grazie, Bruno

      Bruno Vergani offre, nel suo blog, considerazioni magistrali, che ci aiutano a riflettere sul rischio di un umanesimo militante ‘tragico e messianico’, impegno che rischia di diventare burnout esistenziale. 
      Il 3 luglio ho ricordato Alex Langer: le riflessioni di Bruno viaggiano di conseguenza…

"Cristo, Don Chisciotte, i profeti: figure di una stessa ferita. Quando la potenza biologica di vivere si intreccia radicalmente al desiderio di trasformare il mondo, nasce l’umanesimo militante, messianico, tragico. La tragicità sta nello scarto tra ciò che l’uomo sogna e ciò che il mondo è: la speranza inchiodata alla storia concreta[1].

L’impegno personale perché il mondo sia un po’ migliore resta un valore fondante, imprescindibile: è ciò che rende umano il nostro passaggio. Ma l’iper-empatia può farsi trappola: burnout esistenziale estremo, senso di responsabilità assoluto, super-identificazione con la missione salvifica.
Il Sé si annulla pur di restare fedele a un dovere impossibile. È un narcisismo senza autocelebrazione: culto di un’immagine di purezza, di redenzione. «Se non salvo il mondo, io non sono».
Una grandiosità che non si esalta, ma si sacrifica. Nessuno spazio per l’imperfezione.
Oggi, guardando i bombi sui fiori di lavanda [sotto un breve video], ho visto che la natura — il mondo in cui gli uomini accadono — è reale, mentre il mondo degli uomini è un artificio.
I bombi non conoscono missioni né martiri. Vivono in un tempo senza scopo, senza colpa, senza debiti di salvezza. Un filare di salvie non chiede di essere salvato né giudicato. È.
Accettando la colpa di non essere necessari possiamo salvarci.
L’impegno rimane: trasformare un poco il mondo, restare fedeli a ciò che conta davvero.
Il resto respira da sé".

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1 In termini spinoziani tale scostamento genera  tristitia, che a me viene ogni volta che penso a Gaza. Spinoza invita a elaborarla, comprenderla, contenerla,  perché se estrema può sopraffare la potenza di esistere (conatus). Nell’Ethica Spinoza definisce le passioni come modificazioni della potentia agendi, cioè della capacità di agire. La tristitia è, per definizione, una passione di diminuzione. È un affetto di contrazione, di restringimento: ci chiude, ci separa da ciò che ci rafforza, ci rende meno capaci di perseverare nell’essere. Non serve a nessuno, se non a distruggere ulteriormente. La storia rendiconta depressioni estreme e anche suicidi di idealisti e di militanti del bene sconfitti. Nel contesto possiamo dire che la tristitia è la crepa tragica di chi porta su di sé il peso di un dovere storico troppo grande. Il profeta martire vive nella tristezza perché scambia la diminuzione di sé per prova di purezza. Spinoza suggerisce invece di radicare l’impegno nel gaudium — la gioia di potenziare sé stessi e gli altri senza immolarsi. Non rinunciare all’impegno, ma non lasciarlo diventare una passione triste.

giovedì 3 luglio 2025

3 luglio 1995/2025: 30 anni senza Alex Langer

       Se ne è andato il 3 luglio 1995, impiccandosi a un albero di albicocco, a Pian dei Giullari, in Toscana, Alex Langer, fondatore dei Verdi in Italia, strenuo promotore di ‘ponti’, costruttore di pace e profeta verde.
     Ci ha lasciato un biglietto  “I pesi mi sono diventati davvero insostenibili, non ce la faccio più. Vi prego di perdonarmi tutti anche per questa dipartita. Un grazie a coloro che mi hanno aiutato ad andare avanti. (…) «Venite a me, voi che siete stanchi ed oberati». Anche nell’accettare quest’invito mi manca la forza. Così me ne vado, più disperato che mai. Non siate tristi, continuate in ciò che era giusto.” 

Su “Il Manifesto”, il 21 ottobre di tre anni prima, in occasione del suicidio di Petra Kelly) aveva scritto parole lucidamente anticipatorie e strazianti: 
 “A Petra Kelly più che a chiunque altro spettava anche individualmente l’appellativo col quale i «Grünen» nel loro insieme spesso erano stati caratterizzati: «Hoffnungsträger», portatori di speranze collettive. La giovane e minuta ex funzionaria socialdemocratica della Comunità europea (…) con foga quasi religiosa e con enfasi profetica aveva proclamato alcune verità semplici, ma difficili da tradursi in politica: che la pace si fa togliendo di mezzo le armi e gli apparati militari, che i diritti umani e di tutti gli esseri viventi non possono sottostare ad alcuna ragione di stato ed hanno carattere assoluto, che l’umanità deve optare se accelerare la corsa al suicidio (ed eco-cidio) o se preferisce un profondo cambiamento di rotta, magari doloroso per qualche rinuncia nel breve periodo, ma anticipatore di una nuova e più ricca qualità della vita. (…) 
Forse è troppo arduo essere individualmente degli «Hoffnungsträger», dei portatori di speranze: troppe le attese che ci si sente addosso, troppe le inadempienze e le delusioni che inevitabilmente si accumulano, troppe le invidie e le gelosie di cui si diventa oggetto, troppo grande il carico di amore per l’umanità e di amori umani che si intrecciano e non si risolvono, troppa la distanza tra ciò che si proclama e ciò che si riesce a compiere."

Quando, vent’anni fa circa, mi è capitato di leggere sul sito della Fondazione, la  sua biografia Minima Personalia, me ne sono perdutamente innamorata.   
                                                                         
Gli ho scritto una lettera postuma, qui.

Senza di lui siamo più poveri e soli. Ma Alex ci ha tracciato profeticamente gli orizzonti sui quali continuare: scelte ecologiche vere, nonviolenza (con istituzione dei corpi civili di pace e non con l’aumento delle spese per le armi), giustizia sociale.
Basterebbe leggerlo e … mettere in pratica il suo ottimo progetto politico.

Qui un ottimo articolo di Pasquale Pugliese, del Movimento nonviolento, su il Fatto Quotidiano



Qui l'articolo di Bettin, su  il Manifesto di oggi. (per chi si può registrare o è abbonato)

Grazie, infine, a Massimo Messina che su FB ha pubblicato l’Amaca di Michele Serra (La Repubblica, 3.7.25): "Alex, che voleva cambiare il gioco"

"Oggi è il trentesimo anniversario della morte di Alexander Langer, che decise di andarsene quando non aveva ancora cinquant’anni. Fu tante cose, così tante che quasi imbarazza ricordarlo in uno spazio così piccolo.
L’attività di intellettuale e quella di politico erano, per lui, semplicemente la stessa cosa: indistinguibili, come se il pensiero non fosse possibile senza la politica e viceversa.
Internazionalista e umanista, si definiva facitore di pace — non pacifista — e si vergognò a morte, da europeo, dell’insussistenza e della viltà dell’Europa durante l’orribile guerra tra le micro-nazioni della fu Jugoslavia. Pochi giorni dopo la sua scomparsa, come in un passaggio di testimone tra gli offesi e i carnefici, a Srebrenica i serbo-bosniaci massacrarono la popolazione musulmana come si fa con i tonni nella tonnara. Il genocidio era tornato in Europa.
Verrebbe da pensarlo come uno sconfitto, perché quasi nulla di ciò che avrebbe voluto è accaduto in Europa e nel mondo, e quasi tutto ciò che non voleva — il nazionalismo, la divisione, la guerra — è accaduto e continua ad accadere. Negli ultimi trent’anni sembra spazzata via la possibilità stessa di una diversa umanità, più fantasiosa delle nazioni, più intelligente della violenza, più pensosa, profonda e gentile. Il format del maschio prepotente e incolto domina la scena: nel gioco dei contrari, per immaginare Langer basta pensare al preciso opposto di Trump.
Però basta rileggere, o leggere, Il viaggiatore leggero, il libretto Sellerio che raccoglie alcuni dei suoi scritti, per ritrovare la voglia di battersi, diciamo così, proprio su un altro piano. A un altro livello, con altri mezzi, altre parole. Come se la vera posta in palio non fosse battere il nemico, ma cambiare il campo di gioco e le sue regole".

Qui altri approfondimenti: 

martedì 1 luglio 2025

Docufilm di Julien Elie sul paesaggio di Boca Chica

      Palermo – “Un vecchio e un bambino si preser per mano/e andarono insieme incontro alla sera/la polvere rossa si alzava lontano/e il sole brillava di luce non vera. /L'immensa pianura sembrava arrivare/in dove l'occhio di un uomo poteva guardare/e tutto d'intorno non c'era nessuno:/solo il tetro contorno di torri di fumo/I due camminavano, il giorno cadeva/ il vecchio parlava e piano piangeva:/con l' anima assente, con gli occhi bagnati,/seguiva il ricordo di miti passati…/” 
Questo l’incipit de Il vecchio e il bambino, una delle canzoni più struggenti e poetiche di Francesco Guccini, dove si immagina un vecchio raccontare a un bambino, che purtroppo non le ha mai conosciute, la bellezza e i colori della terra.
Il regista canadese Julien Elie con il suo docufilm Shifting baselines (che letteralmente significa ‘spostamento dello standard’), presentato il 9 giugno a Torino a conclusione della rassegna CinemAmbiente, racconta la storia di Boca Chica, un villaggio all’estremità meridionale del Texas, ai confini col Messico, scelto da Elon Musk nel 2018 come quartier generale di SpaceX e per il lancio dei satelliti Starlink.
 “C'è un sacco di terra, senza nessuno intorno, così anche se qualcosa esplode, va tutto bene". Questa la dichiarazione rilasciata allora dal miliardario americano, riportata dalla giornalista Alessia Mari nel TG scientifico Leonardo del 10 giugno scorso. Allora gli abitanti di Boca Chica furono costretti a vendere, e il litorale, habitat naturale di pesci e uccelli selvatici, fu requisito.
Ad Alessia Mari, che lo ha intervistato a Torino, Julien Elie ha detto (continua su il Punto Quotidiano)

Maria D'Asaro, 29.6.25, il Punto Quotidiano