lunedì 25 ottobre 2010

101 STORIE: BELLO E IMPOSSIBILE


Di A. due cose ti colpivano subito: gli splendidi occhi nocciola e il fatto che non stava mai fermo. Era beddu, quel ragazzino: lineamenti regolari, bocca ben disegnata, naso perfetto. Ma gli occhi, però, non ti guardavano mai. Sgusciavano via, a destra, a sinistra, in basso, dovunque. Allo stesso modo, il suo corpo continuamente fluttuava: in bagno, nel corridoio, a dare un calcio a un compagno, a spargere polvere di gesso per aria, a fare una pernacchia al docente.
- E’ proprio impossibile – sospiravano i docenti a una voce sola. Si chiede un colloquio immediato. Si presenta la madre. Una bella signora, alta e bruna, stessi occhi nocciola del figlio. - Signora, che è successo alle elementari? Sembrerebbe che A., in una scuola, non ci abbia mai messo piede…- Ha frequentato una scuola privata. Ma forse era solo un posteggio – aggiunge contrita. - Ma signora, suo figlio è troppo irrequieto, e ha carenze notevoli…- La signora mi guarda, indugia un momento, abbassa il tono di voce: - Dottoressa, è meglio che glielo dico. Ho due figlie grandi, una lavora, lo sa, l’altra è fidanzata in casa con un bravo ragazzo. Mio marito s’ammazza la vita pi vuscarisi un pani. Si nni va ca matinata, e torna ca è scuru (1)…E’ capomastro, non ci fa mancare niente. Ma è sempre fuori. Per questo ci sono io, qua… - Prende voce, si ferma. Intuisco che è un parto difficile. L’aiuto: - Continui, signora: voleva dirmi una cosa importante. - La signora mi guarda negli occhi. Il tono è dolorosamente tranquillo: - E’ successo quando aveva cinque anni. Non voleva andare all’asilo. Piangeva, ma io uscivo a cucire le tende per vuscari qualcosa. Allora mio marito lavorava di meno e c’era bisogno di soldi, in casa. Il bambino stava spesso con un parente… chi lo poteva pensare - .
Ero psicopedagogista da un mese. Prima di allora avevo sempre spiegato la storia e la geografia. La forma attiva e passiva e i modi dei verbi. Non volevo capire. Mi rifiutavo di ammettere che sia veramente accaduto. La signora mi toglie dal limbo. - Professoressa, A. è stato abusato. L’abbiamo capito più tardi. Lo hanno seguito per anni alla Asl. Ma ora A., dalla psicologa, non ci vuole più andare. E lei dice che non glielo possiamo portare per forza. Non ne vuole di scuola. Non sente nessuno. Non sta fermo un minuto…-
A. è stato il mio battesimo di alunno difficile. Il primo anno è stato bocciato. Sono certa di non averlo seguito abbastanza. Il rimorso mi è stato compagno fedele per tutta l’estate. Ma A. era la disperazione di compagni e docenti. Un docente, una volta mi disse: - O te lo porti o non rispondo delle mie azioni. - E io mi sentivo impreparata e impotente. Ma il collega non era cattivo. Era stanco. E poi in classe aveva ventisei ragazzi e almeno altri quattro veramente difficili. A. punzecchiava ogni momento qualcuno e a volte ne combinava di grosse. La mamma non si è dispiaciuta per la bocciatura. – Era giusto: alle elementari non ha mai fatto niente. –
L’anno dopo il collega più stanco degli altri è andato in pensione. E noi abbiamo fatto sistema. Approccio sistemico-relazionale, dicono gli esperti. A. era l’alunno speciale che dovevamo aiutare. E a cui volevamo un gran bene. Ci siamo dati tutti una mano: famiglia, Asl, docenti, compagni. La professoressa di arte si è inventata un laboratorio di ceramica anche per lui. Non so quante volte ho potuto incontrato sua madre: veniva sempre, quando la scuola chiamava.
Così, dopo l’insuccesso iniziale, in terza media A. ci è arrivato. Il suo magma interiore si è un po’ raffreddato. Alla fine ci guardava negli occhi. E gli scappava un sorriso. Agli esami, era ormai un metro e ottanta di uomo.
[1] Per guadagnarsi il pane. Esce di casa la mattina presto e torna a casa che è già buio


3 commenti:

  1. Sono queste situazioni che demoliscono la mia convinzione che peggio che a me nessuno: forse solo il fatto di non essere mai stato 'beddu' mi ha evitato uno scempio che forse mi avrebbe rovinato per sempre.
    Bella e toccante la tua testimonianza.

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  2. notevole, e scritto con il 'giusto' tono. e questa è la seconda: d'una lunga buona strada, di testimonianza (forse dovuta), a te e a loro: per tutti.

    :) jan

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  3. Grazie a Jan e a gattonero per l'attenzione e gli apprezzamenti!

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