Attingo a “Conflittualità nonviolenta”, ottimo testo del prof. Andrea Cozzo, per offrire qualche riflessione in occasione del 2 ottobre, anniversario della nascita di Gandhi e Giornata internazionale della nonviolenza.
Il prof. Cozzo ci ricorda che “cosa è ciò a cui si applica la violenza (…) Nella prospettiva culturale l’abitudine a considerare le persone e i viventi come cose può essere combattuta da un esercizio in senso contrario, che … ci abitui a considerare le cose come persone” (p.149). “Una pietra, una cosa, qualsiasi materia inerte è completamente alla nostra mercè; nel trattarla noi, in ascolto, è meglio attribuirle, in certo qual modo, una volontà: perciò possiamo chiederci se vuole questa pietra essere mossa o distrattamente calciata nel corso della nostra passeggiata o questo filo d’erba o ramo d’albero essere spezzato da noi solo per gioco” (p.153).
E infatti Aldo Capitini, citato dal prof. Cozzo nelle pagine seguenti, ci ricorda che “la nonviolenza è una presa di contatto col mondo circostante nella sua varietà di cose, di essere subumani, e di esseri umani, è un destarsi di attenzione alle singole individualità di tutti questi oggetti circostanti (…) E’ la sospensione dell’attivismo che consideri tutto come mezzo … Sospensione di attivismo che è attivissima moltiplicazione d’attenzione, d’interesse, d’affetto, potenziamento della vita interiore proprio mediante questo collegamento in atto di tutto il reale nelle sue innumerevoli individuazioni con l’intimo nostro (…) Ecco allora che apertura significa vedere in un essere singolo qualsiasi, umano o subumano, qualcosa di più di quello che si vede ordinariamente: una interiorità, una capacità di dare e di fare, una possibilità per oggi e per il futuro, una forza di miglioramento e di rinnovamento, di integrazione di ciò che già è, di partecipazione con gli altri… Esistere e curarsi degli altri e delle cose è rendere grazie”.
Anche un altro profeta nonviolento, Danilo Dolci, sottolinea l’importanza di una relazione significativa “con qualsiasi creatura e materia … pur se mute”. Mentre Capitini prosegue: “Si fa violenza al tempo quando lo si usa male, si fa violenza alla luce quando ci debba servire per facilitare una cattiva azione. E così l’acqua, così i prodotti della terra”. Sulla base di queste considerazioni, Andrea Cozzo sottolinea che “la civiltà industriale e della massima velocità possibile trova la sua condanna totale, e sulla base di essa una pietra ci insegna la nonviolenza” (p.153).
Mi piace che il 2 ottobre coincida anche con la festa cristiana degli Angeli Custodi. Che ognuno di noi possa, nell’orizzonte nonviolento, divenire messaggero di pace e di luce per l’umanità, gli animali, le piante e per l’universo intero.
Il prof. Cozzo ci ricorda che “cosa è ciò a cui si applica la violenza (…) Nella prospettiva culturale l’abitudine a considerare le persone e i viventi come cose può essere combattuta da un esercizio in senso contrario, che … ci abitui a considerare le cose come persone” (p.149). “Una pietra, una cosa, qualsiasi materia inerte è completamente alla nostra mercè; nel trattarla noi, in ascolto, è meglio attribuirle, in certo qual modo, una volontà: perciò possiamo chiederci se vuole questa pietra essere mossa o distrattamente calciata nel corso della nostra passeggiata o questo filo d’erba o ramo d’albero essere spezzato da noi solo per gioco” (p.153).
E infatti Aldo Capitini, citato dal prof. Cozzo nelle pagine seguenti, ci ricorda che “la nonviolenza è una presa di contatto col mondo circostante nella sua varietà di cose, di essere subumani, e di esseri umani, è un destarsi di attenzione alle singole individualità di tutti questi oggetti circostanti (…) E’ la sospensione dell’attivismo che consideri tutto come mezzo … Sospensione di attivismo che è attivissima moltiplicazione d’attenzione, d’interesse, d’affetto, potenziamento della vita interiore proprio mediante questo collegamento in atto di tutto il reale nelle sue innumerevoli individuazioni con l’intimo nostro (…) Ecco allora che apertura significa vedere in un essere singolo qualsiasi, umano o subumano, qualcosa di più di quello che si vede ordinariamente: una interiorità, una capacità di dare e di fare, una possibilità per oggi e per il futuro, una forza di miglioramento e di rinnovamento, di integrazione di ciò che già è, di partecipazione con gli altri… Esistere e curarsi degli altri e delle cose è rendere grazie”.
Anche un altro profeta nonviolento, Danilo Dolci, sottolinea l’importanza di una relazione significativa “con qualsiasi creatura e materia … pur se mute”. Mentre Capitini prosegue: “Si fa violenza al tempo quando lo si usa male, si fa violenza alla luce quando ci debba servire per facilitare una cattiva azione. E così l’acqua, così i prodotti della terra”. Sulla base di queste considerazioni, Andrea Cozzo sottolinea che “la civiltà industriale e della massima velocità possibile trova la sua condanna totale, e sulla base di essa una pietra ci insegna la nonviolenza” (p.153).
Mi piace che il 2 ottobre coincida anche con la festa cristiana degli Angeli Custodi. Che ognuno di noi possa, nell’orizzonte nonviolento, divenire messaggero di pace e di luce per l’umanità, gli animali, le piante e per l’universo intero.
(Foglio telematico: Nonviolenza in cammino, n.325 del 26.9.2010)
Maria D’Asaro
Letto e assorbito, cara Maria. Mi associo al tuo auspicio rivolto alla pace, così importante nell'epoca in cui ci troviamo, che ci trova affannati a rincorrere terreni desideri, dimenticando quanto sia prezioso ciò che già possediamo. Perchè la violenza, a mio parere, è proprio questo: un vile mezzuccio per appagare un immeritato desiderio (soldi, sesso, potere...). Spero che in futuro il significato del 2 ottobre ci accompagni per tutto il calendario. Buona Domenica.
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