Di Emanuele Crialese, noto ai più per “Nuovo mondo”, ho scoperto e apprezzato “Respiro”, a mio avviso un film molto bello, di rara poesia e intensità. Che unisce una storia, un montaggio, una fotografia e una recitazione davvero convincenti. La storia è quella di Grazia - la brava Valeria Golino - moglie di un pescatore e madre di tre figli, affetta da quello che gli addetti ai lavori chiamerebbero “disturbo bipolare”: a volte è allegra ed esageratamente euforica, a volte è chiusa in se stessa e depressa. Grazia è una madre-bambina, fragile e bisognosa di protezione. E infatti i suoi figli, soprattutto Pasquale, il più grande dei maschi, le offrono aiuto e affetto, in un tenero e per niente tragico capovolgimento di ruoli. Come ci testimonia la canzone di Patti Pravo, che a Grazia piace ascoltare, la storia si svolge all’inizio degli anni ’70. Siamo a Lampedusa, la cui piccola comunità è descritta con sapiente e delicato realismo. Lo svolgersi della storia ci suggerisce un dubbio: che Grazia non sia poi così matta, che gli altri non siano poi così savi... Mentre alcune scene quasi da macchietta stemperano bene il livello del dramma che va a poco a poco salendo. Fino a sciogliersi nella superba scena finale. Nel mare limpido e azzurro, Grazia e la sua famiglia ritrovano il cosmos perduto, una rinnovata pace e armonia. E la catarsi abbraccia e coinvolge l’intero paese: regalo dell’acqua che rende fluidi e rallenta i corpi, il pensiero, il sentire. E addolcisce il respiro.
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