(So di essere una donna fortunata. Anche perchè, da più di vent'anni, ho la fortuna di ascoltare e frequentare un prete speciale, don Cosimo Scordato. Ecco la sua omelia di domenica scorsa:)
Stiamo entrando nella I domenica di Avvento. Il tempo dell’Avvento ci fa subito pensare con gioia al Natale del Signore. Lo vorrei legare tutto questo a un termine che il Vangelo ci consegna. “State svegli, state pronti”: sapete come si dice in greco? Farà piacere a Gregorio: si dice Gregoreo. Il verbo gregoreo in greco significa stare sveglio, stare desto. Siamo invitati a destarci dal sonno. Credo che sia un appello di grande rilevanza, care sorelle e fratelli, perché tendiamo ad assopirci, ci abituiamo troppo facilmente a tutto quello che avviene. E soprattutto pensiamo a un certo momento che, quasi quasi, non ci sia più nulla da fare, perché i fatti ci sopraffanno, ci sentiamo impari. E scadiamo in un atteggiamento quasi naturalistico, come se la storia fosse ormai scandita da fatti naturali, inevitabili. E’ naturale che avvengano le cose…
Mentre c’è una differenza fondamentale tra futuro e avvento. La parola futuro deriva dal greco fusis, che significa natura. Futuro è quindi tutto quello che si può prevedere: quando sorge il sole, se deve piovere, etc. Nella previsione degli eventi naturali, per grazia di Dio, conosciamo sempre più cose. La storia invece non ha a che fare col futuro – se non per certi aspetti, direi, banali – la storia ha a che fare con l’avvento: qualcosa che non possiamo prevedere e a cui dobbiamo puntare perché non è ripetizione del passato, non deve essere ripetizione del passato: ci apriamo verso una possibilità sempre nuova che è affidata alla nostra libertà, alla nostra responsabilità, da un lato, e alla promessa di Dio.
Ecco perché durante l’Avvento leggeremo continuamente i testi più belli dei profeti. I profeti che ci rinnovano questa promessa di Dio, che ci vogliono svegli, che non ci vogliono fare addormentare, ci vogliono invece aprire a un sogno, che è il sogno di Dio nei confronti della nostra umanità: che è quella di pensare a un’umanità diversa da quella che è.
Ecco perché ricominciamo di nuovo da capo, con l’Avvento. E’ inevitabile, questo: perché non siamo contenti del mondo, così come è. E allora cominciamo di nuovo a farci chiamare dal Signore, attraverso l’appello dei profeti: un mondo di pace, un mondo dove dimenticheremo le arti della guerra, le arti marziali…
Incominciamo a pensare, a immaginare una realtà che è poi quella che noi desideriamo, dove siamo invitati a costruirci di pace, dove rifiutiamo di farci riassorbire dal passato, che tende a risucchiarci, come se non avessimo più niente di nuovo da fare e dovessimo assistere impotenti di fronte a tutto ciò che avviene… no: l’avvento è appello alla libertà dell’uomo ed è promessa di Dio.
La nostra libertà è la cosa più bella che abbiamo o che siamo. Non può rinunziare a se stessa. Nonostante tutto quello che è avvenuto. Nonostante tutto quello che continua ad avvenire. La nostra libertà si trova di fronte a questa promessa di Dio: e questa promessa di Dio ci rende corresponsabili, tra noi e Dio. Perché Dio non rinunzia a interpellarci: fa appello alla nostra libertà. E non vuole portare a compimento la sua promessa senza di noi.
Ma contemporaneamente ci dice che, nonostante tutto, nonostante le promesse disattese quotidianamente, noi continuiamo a credere nella promessa che è possibile oggi, un mondo di paradiso. Senza fuga in avanti a un dopo, che in ogni caso resta sempre sull’orizzonte, senza fughe in avanti, ma con l’appello a rispondere adesso a questa promessa.
Allora, per quel frammento che può dipendere da noi, come singoli e come comunità, essere pronti, svegli, vigilanti, in piedi, attenti, risorti, perché il verbo gregoreo è vicino a un altro termine egeiro che significa resurrezione, sono due termini molto belli .
Vigilanza è essere svegli. Mettersi in piedi, avere la schiena diritta, non soccombere, ma essere lucidi, pronti a fare la nostra parte. Non è un atteggiamento titanico, ma è un atteggiamento responsabile. Perché il mondo dipende da noi: non da forze impersonali a cui vogliamo demandare le cose, né da coloro che ci governano, che hanno la responsabilità di interpretare il sogno dell’umanità, ma dipende da tutti noi.
E Dio continua a rimetterci il mondo nelle mani, questa cosa grandiosa che tante volte ci trova impreparati, lo so. Ma non possiamo rinunziarci. E Dio ce lo promette un mondo autentico, ce lo continua a promettere: come possibilità che sia per davvero il regno della pace, dell’equità, della giustizia, della verità, della trasparenza, della partecipazione di tutti, della convivialità, di tutte le cose belle… il mondo di tutti i nostri sogni.
A cui non dobbiamo rinunziare. E non dobbiamo invece assopirci e farci assonnare dalle mille falsità dalle quali veniamo inebetiti, senza renderci più conto di quello che avviene.