sabato 7 maggio 2011

Lettera al padre

Franz Kafka Lettera al padre Tascabili Economici Newton, Roma, 1993


E’ un libro avuto in prestito. Letto velocemente. Più per dovere che per piacere. Perché la lettera che Kafka scrive al padre Hermann (ma che in realtà non gli invierà mai) descrive gesti e parole di un genitore che compie tutti i possibili misfatti educativi nei confronti del figlio. La lettera risulta quindi un perfetto manuale alla rovescia, che si potrebbe titolare: Tutto quello che un padre non dovrebbe mai fare nei confronti del proprio figlio.



Tant’è che viene da chiedersi quanto l’autore de La metamorfosi e de Il castello sia stato condizionato “dalla festa della cattiveria” con cui suo padre lo ebbe educato …Certo, se forse il sig. Hermann Kafka fosse stato un buon papà, avremmo rischiato di avere magari uno scrittore meno geniale. Ma sulla terra ci sarebbe stato sicuramente un uomo più felice.



P.S. Coincidenze: una persona a me cara, riordinando le sue cose, si è trovato in mano proprio questo libro …Che, a marzo, aveva visto tra le mie mani …

5 commenti:

  1. Fran Kafka è per me un autore "difficile".
    Ne ho letto un solo libro,mi rende triste,
    anche se ammetto che è un grandissimo della letteratura mondiale.

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  2. Io quando ho letto questo libro sono rimasta così scossa da avere le lacrime agli occhi durante la lettura. Sicuramente Kafka è stato influenzato da questa educazione nelle sue opere. E' un gran libro, perché permette in un certo senso di entrare in intimità con le debolezze dell'autore, ma pesante come un macigno.

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  3. @Costantino: confesso che anche per me è quasi impossibile leggerlo. Per il retrogusto di angoscia irredimibile che mi comunica. Mi sono, sinora, rifiutata di leggere sia "Il Castello" che "Il processo". Kafka non me ne voglia...
    @Vele: anche a me veniva quasi da piangere mentre leggevo...povero Franz. Ripeto, senza quel padre forse non sarebbe stato uno scrittore così grande e tormentato. Ma così profondamente infelice, purtroppo. Ciao!

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  4. Grazie della recensione Maruzza: avevo un piccolo senso di colpa per aver acquistato quel libercolo da 10 lire a pagina e non averlo mai aperto. Lascerò che nella mia piccola libreria continui a reggere ben dritti "La macchina del tempo" di Wells da un lato, e i "Canti degli indiani d'America" dall'altro. Sono convinto che Franz mi capirà. Bye.

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  5. @dr.Peter: non condivido che "Lettera al padre" di Kafka sia definita un "libercolo", quindi un libro scadente e di poco conto. E' sicuramente un testo triste e doloroso e, usando le parole di Vele, pesante come un macigno. Ma è un gran libro. In qualche modo necessario. Sono certa che, riflettendoci un istante, ne converrai anche tu. Scusa la pignoleria quasi da maestrina. Bye!

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