Nonostante le sconvolgenti interviste dei Bolidisolidi, io i libri continuo a leggerli: per mestiere, per interesse, per studio, per curiosità, per passione.
A ottobre scorso ho letto questo saggio, che ho anche recensito.
Come
tutta la pregevole produzione saggistica di Augusto Cavadi, l’agile pocket curato a quattro mani con
Elisabetta Poma (La bellezza della politica, Di Girolamo, Trapani, 2011, € 9.90) è
un testo jolly. Nel senso che può
essere fruito e apprezzato da un vasto pubblico.
Contiene
una sintetica ma esauriente disamina delle principali ideologie del ‘900,
accompagnata da scritti di vari autori che tracciano discorsivamente i tratti
salienti di tali weltanschauungen. In
questo senso, è davvero un prezioso ausilio per lo studente di ogni istituto
superiore (ed è stato, infatti, già adottato da alcuni docenti illuminati). Ma
il libro non ha solo un’ottima valenza didattica: il linguaggio piano e
scorrevole lo rende adatto a ogni cittadino che voglia appropriarsi di un
lessico e di una sintassi adeguata per migliorare la sua grammatica politica.
Allora:
cosa c’è oltre le ideologie del Novecento? Come sottolineano gli autori, alla
contaminazione fluida e talvolta imprevedibile, operata dalla storia, non ha
corrisposto un altrettanto rapido cambiamento delle teorizzazioni politiche,
ma, al contrario, “le formule sono rimaste cristallizzate”. Da ciò consegue
che: “gli approcci ideologici elaborati nel XX secolo, spesso ad esplicitazione
e sviluppo di orientamenti del XIX, devono essere considerati degli strumenti
di lavoro da sostituire senza rimpianti, ma con gradualità”. Strumenti di cui è
auspicabile una ragionata rivisitazione.
In
una società che ha visto il crollo delle magnifiche sorti progressive
teorizzate dal comunismo marxista e che è dominata dalla globalizzazione
economica e dall’emergenza ambientale e in cui impera, grazie a Internet, una
nuova koinè, c’è bisogno di ideologie
‘leggere’ che rispondano in modo adeguato ai nuovi bisogni antropologici.
Come
sottolineano Cavadi e Poma, si tratta di rifondare, contestualizzare e rendere
reciprocamente compatibili temi come “l’intangibilità della libertà
individuale, la comune appartenenza al genere umano, la necessità di un’istanza
normativa al di sopra degli interessi particolari”. E, alla fine del libro, gli
autori tracciano un’ipotesi di percorso che contempla il recupero delle
intuizioni più valide delle ideologie politiche e che tiene conto di dati di
universale evidenza, quali la responsabilità, l’ambiguità costitutiva
dell’essere umano, l’irriducibile pluralità dei poteri effettivi, la necessità
di coniugare realismo e utopia, di democratizzare la conoscenza, di controllare
i rappresentanti.
Aggiungerei
un’ultima suggestione, prendendo spunto da “Le lezioni americane”, testo in cui
Calvino assegnava alla letteratura del 21° secolo cinque caratteristiche: la
leggerezza, la rapidità, l’esattezza, la
visibilità, la molteplicità. Tali caratteristiche ben si adattano all’idea di
politica che abbiamo necessità di traghettare nel XXI secolo. Leggera e flessibile, ma non fragile,
struttura portante e non camicia di forza dell’umanità. Rapida, esatta e visibile: un’idea politica in grado di adeguarsi
in tempo reale ai nuovi bisogni e al mutare delle condizioni di vita dell’umanità
del III millennio, che si sforzi di fornire risposte “esatte”, pertinenti, quasi
scientifiche, ai bisogni della società,
e che sia comprensibile e comunicabile anche ai giovani nativi digitali, che
vivono di Facebook e messaggini.
Maria D’Asaro (“Centonove”
20.1.2012)
molto interessante Mari: da leggere con attenzione!!!
RispondiEliminaBuona serata
@Luigi: grazie della tua, di attenzione!
RispondiEliminaBuona settimana.