Nostra Signora non era in cielo, neppure in
terra o in altro luogo: non c’era, nella casetta del paesino piccino picciò; non
c’era, nelle stanze degli uffici importanti; era smarrita, nella bella casa con
i quadri di Klimt. Non era a scuola, tra le ciance bonarie delle colleghe; non abitava la sua città, bella e sguaiata; era sparita, dagli album sbiaditi della sua famiglia.
Alla fine, doveva accettarlo. Il suo destino era la dissolvenza: essere oltre, non esserci ancora, non esserci mai. Essere solo una parentesi sghemba, tra espressioni di vita a somma zero.
Alla fine, doveva accettarlo. Il suo destino era la dissolvenza: essere oltre, non esserci ancora, non esserci mai. Essere solo una parentesi sghemba, tra espressioni di vita a somma zero.
Cara Maruzza,come ti capisco!Siamo sempre in dissolvenza.Mi viene da pensare alla ruota tibetana:c'è sempre un punto esterno illuminato che, girando, cade nella penombra e poi nell'oscurità.L'incontro con la luce dura finchè
RispondiEliminasiamo indispensabili in quel momento e in quel contesto.Allora bisogna risalire verso altri punti,dove brilla la luce e noi stiamo bene.L'importante è che questo punto ci sia....!
Un abbraccio.
@mdfex: che bello ritrovarti nel blog! Grazie della tua intensa e sentita riflessione. A presto. Ti abbraccio.
RispondiEliminaLe signore speciali si mescolano ma non si confondono, un po' come le calde correnti marine... Per riuscire ad individuarle ci vuole pazienza, persistenza e un pizzico di positività. Buona serata, Maruzza.
RispondiEliminaPotrei sottoscrivere a inchiostro indelebile
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