domenica 18 ottobre 2020

"Cos'è la mafia?": come parlarne ai ragazzi

    Palermo – Oltre che su salute, socialità ed economia, la pandemia da Covid 19 sta causando effetti collaterali negativi, seppure meno visibili, in altri settori. A scuola, ad esempio, è necessario dare priorità a misure organizzative, di controllo igienico-sanitario e ai contenuti didattici ordinari, in sofferenza durante il lock-down. Così, nell’emergenza attuale, per molti docenti può risultare difficile occuparsi di educazione alla pace, alla nonviolenza, di educazione antimafia e alla legalità: temi cruciali per la formazione degli alunni e costitutivi per l’educazione civica, disciplina per fortuna quest’anno ‘resuscitata’. Nella speranza di poter tornare presto alla normale agenda educativa, per spiegare agli alunni dai dieci ai quattordici/quindici anni che cosa è la mafia e come è possibile contrastarla, ottimo ausilio è il libretto Cos’è la mafia? (Buk Buk Trapani, 2020, €12,90) di Adriana Saieva, che ha già dato prova del suo talento didattico-narrativo presentando in modo avvincente la figura di Peppino Impastato, nel testo “Tutti in campo”, insieme alla co-autrice Melania Federico.

    Cos’è la mafia? parla alla mente e al cuore dei ragazzi attraverso un linguaggio semplice e coinvolgente, ma non sciatto o banale. Adriana Saieva infatti - insegnante in una scuola primaria di Palermo e impegnata con competenza e passione civile nell’ambito del “No mafia Memorial” in progetti didattici per la scuola dell’infanzia e primaria - possiede una qualità non comune: sa coniugare il rigore e la chiarezza dei contenuti con un codice espressivo in grado di essere apprezzato da bambini e adolescenti. Il testo allora, oltre che per i docenti, costituisce un supporto prezioso da tenere nella ‘cassetta degli attrezzi’ per chi – genitore, formatore/responsabile di gruppi di adolescenti - si propone di veicolare, in modo ‘leggero’ ed efficace insieme, una proposta educativa antimafia.
       In questo libretto, alla larga da discorsi astrusi, complicati e noiosi, l’autrice riesce a far capire al suo giovane pubblico cosa è e come agisce “Cosa nostra” servendosi di un felice espediente narrativo. Racconta infatti uno scambio di e.mail tra due studentesse di terza media: Emma, torinese, ed Elena, palermitana, che alla fine della storia consolideranno l’amicizia on line con un affettuoso incontro in presenza a Palermo. Altro personaggio dell’intreccio è il fratello maggiore di Elena, Dino, che da grande vuole fare il magistrato. Dino è la voce narrante che risponde agli interrogativi e ai dubbi posti da Emma: Che cosa è la mafia e perché è così diffusa? Come si riconoscono i mafiosi? La mafia dà lavoro? Che cosa è il pizzo? Perché la mafia uccide?
      Elena sottolinea che “I mafiosi non si distinguono da tutti gli altri, non vestono in modo particolare e non ho idea se quelli che incontro lo siano oppure no”; mentre Dino scrive cosi ad Emma: “La mafia attecchisce dove c’è possibilità di fare soldi. L’organizzazione mafiosa è fatta da persone che hanno gli obiettivi di arricchirsi ed esercitare potere e per raggiungere questi scopi sono disposti a tutto: commettere reati, corrompere, usare la violenza, cercare complicità.” E aggiunge che “Nei decenni i mafiosi hanno fatto in modo da rendere credibili delle falsità bestiali: la mafia dà lavoro, protegge i deboli, garantisce protezione […] fandonie su fandonie!” A proposito del lavoro, se qualche volta il mafioso procura un lavoro a qualcuno è perché “I mafiosi hanno una rete di relazioni con individui corrotti e complici che, a loro volta, sono in debito con l’organizzazione criminale e devono restituire qualche favore ricevuto. […] Ma tutte le volte che viene dato un lavoro a qualcuno, attraverso strade illecite, lo si sta togliendo a qualche altra persona altrettanto bisognosa e meritevole […], ma talmente onesta da non scendere a compromessi, anche a costo di patire la fame”
      Dino continua poi a spiegare la realtà complessa di Cosa nostra parlando della corruzione, del pizzo, della violenza mafiosa che non ha esitato a uccidere barbaramente uomini come l’imprenditore Libero Grassi o il medico Paolo Giaccone, la cui unica colpa è stata quella di non piegarsi alle intimidazioni della criminalità. 
      Il testo propone anche ulteriori spunti educativi: fa riflettere sulla necessità di superare stereotipi sessisti (la torinese Emma è una calciatrice in erba), incoraggia a combattere la prepotenza e gli atteggiamenti da bullo dovunque si manifestino, invita ciascuno a sentirsi attore della propria vita, responsabile delle proprie azioni. Il libretto infine, oltre a essere colorato e impreziosito dalle belle illustrazioni di Roberta Santi, regala squarci sulle bellezze artistiche e paesaggistiche e sui sapori speciali di Palermo e della Sicilia tutta, a testimonianza di quanto l’autrice ami e apprezzi la terra in cui vive e lavora. E il lettore, teen-ager o meno che sia, si congeda dalla storia con il buon retrogusto della speranza di cui il libro è pervaso e con un nuovo appetito verso la responsabilità e l’impegno civile. 


Maria D'Asaro, 18.10.2020, il Punto Quotidiano

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