Occhi inespressivi, non sai se da pazza o da scema, capelli ingarbugliati di colore indefinibile, viso ossuto e irregolare. Sembra la sorella giovane della strega di Biancaneve.
Non mangia per due giorni; di notte la senti poi sgranocchiare fette biscottate, la guardi e vedi che le intinge in una vaschetta di plastica con simil nutella.
A volte ridacchia e parlotta tra sè.
"Signora, non ha fame?" "A che ora ha mangiato suo figlio?"
"Può chiudere la porta?"
Ma lei non risponde a nessuno, madri, parenti o infermiere che siano.
E la mamma di Francesco diventa subito una leggenda del Padiglione Maggiore: "E' pazza!...Deve essere una zingara, l'ho vista con una che aveva la gonna lunga...Ha un uomo che viene a trovarla, che sia il marito?... Sembra più normale...Non mangia...Non si lava...Che puzza! E quel bambino...'U fa mangiari quannu ci dici 'a testa...Ma che beddu ddu picciriddu! Poviru nuccenti...
Francesco, splendido bambino di quasi 5 mesi, sorride sempre: quando lo visitano, quando gli danno l'antibiotico, quando mangia, quando è digiuno da 11 ore, quando è sporco, quando lo guardi, quando la madre gli da' un bacio con lo scroscio.
La verità si intravede al terzo giorno.
Un'infermiera chiede:"A che ora ha mangiato Francesco stamattina?"
Madre di Francesco:"Chissacciu" - Non lo so
Infermiera: "Ma come signora, il bambino deve mangiare agli orari stabiliti...deve fare sei poppate...
La madre di Francesco sta zitta e la guarda con occhi dolenti e sconfitti. L'infermiera intuisce qualcosa, prende un foglio e trascrive l'orario canonico delle sei poppate:
6...9,30...12.00...15,30......"Vedi, questi sono gli orari...
La madre di Francesco mormora piano, con gli occhi spenti:"Unnu capisciu... - Non capisco
"Non sai leggere...neanche i numeri..."- "Nzu - no"
"Ma non hai un orologio?" - "Nzu" -.
L'infermiera, smarrita, la guarda trasecolata, poi guarda le altre madri e bisbiglia:"Povero bambino"...
La verità su Francesco e sua madre emerge drammatica dalla compilazione della cartella clinica:
Dottoressa: "Quanti anni ha?"
Madre di Francesco: "32"
Dottoressa: "Quante gravidanze ha avuto?"
Madre di Francesco: silenzio interrogativo
Dottoressa:"Quanti figli appi vivi?"
Madre di Francesco: "Cinqu"
Dottoressa:"Appi figli morti prima du tempu?"
Madre di Francesco:"Dui"
Dottoressa:"Mi dice l'età dei suoi figli?"
La madre di Francesco la guarda con uno sguardo triste e scuote la testa. La dottoressa traduce ancora:"Quant'anni annu i so figghi?"
"A fimmina 17, l'atra fimmina 14, poi... - sembra confondersi, riprende: "U nicu avi nov'anni...
(...)
L'indomani Ricki e io ce ne andiamo.
Saluto la madre di Francesco: lei non risponde, e mi pare di leggere nei suoi occhi un che di rancore e di dispiacere per la nostra partenza.
Tu rimani, Francesco: anche se domani daranno un qualche nome al tuo male temo che nessuno potrà curarti.
La tua malattia ha nomi antichi: si chiama miseria e ignoranza e di essa soffrono tua madre, tuo padre, i tuoi quattro fratelli, quell'angolo sperduto di Sicilia dove sei nato e innumerevoli pezzi di mondo.
Ma tu continui meravigliosamente a sorridere. Auguri, Francesco, bambino del III millennio.
Non mangia per due giorni; di notte la senti poi sgranocchiare fette biscottate, la guardi e vedi che le intinge in una vaschetta di plastica con simil nutella.
A volte ridacchia e parlotta tra sè.
"Signora, non ha fame?" "A che ora ha mangiato suo figlio?"
"Può chiudere la porta?"
Ma lei non risponde a nessuno, madri, parenti o infermiere che siano.
E la mamma di Francesco diventa subito una leggenda del Padiglione Maggiore: "E' pazza!...Deve essere una zingara, l'ho vista con una che aveva la gonna lunga...Ha un uomo che viene a trovarla, che sia il marito?... Sembra più normale...Non mangia...Non si lava...Che puzza! E quel bambino...'U fa mangiari quannu ci dici 'a testa...Ma che beddu ddu picciriddu! Poviru nuccenti...
Francesco, splendido bambino di quasi 5 mesi, sorride sempre: quando lo visitano, quando gli danno l'antibiotico, quando mangia, quando è digiuno da 11 ore, quando è sporco, quando lo guardi, quando la madre gli da' un bacio con lo scroscio.
La verità si intravede al terzo giorno.
Un'infermiera chiede:"A che ora ha mangiato Francesco stamattina?"
Madre di Francesco:"Chissacciu" - Non lo so
Infermiera: "Ma come signora, il bambino deve mangiare agli orari stabiliti...deve fare sei poppate...
La madre di Francesco sta zitta e la guarda con occhi dolenti e sconfitti. L'infermiera intuisce qualcosa, prende un foglio e trascrive l'orario canonico delle sei poppate:
6...9,30...12.00...15,30......"Vedi, questi sono gli orari...
La madre di Francesco mormora piano, con gli occhi spenti:"Unnu capisciu... - Non capisco
"Non sai leggere...neanche i numeri..."- "Nzu - no"
"Ma non hai un orologio?" - "Nzu" -.
L'infermiera, smarrita, la guarda trasecolata, poi guarda le altre madri e bisbiglia:"Povero bambino"...
La verità su Francesco e sua madre emerge drammatica dalla compilazione della cartella clinica:
Dottoressa: "Quanti anni ha?"
Madre di Francesco: "32"
Dottoressa: "Quante gravidanze ha avuto?"
Madre di Francesco: silenzio interrogativo
Dottoressa:"Quanti figli appi vivi?"
Madre di Francesco: "Cinqu"
Dottoressa:"Appi figli morti prima du tempu?"
Madre di Francesco:"Dui"
Dottoressa:"Mi dice l'età dei suoi figli?"
La madre di Francesco la guarda con uno sguardo triste e scuote la testa. La dottoressa traduce ancora:"Quant'anni annu i so figghi?"
"A fimmina 17, l'atra fimmina 14, poi... - sembra confondersi, riprende: "U nicu avi nov'anni...
(...)
L'indomani Ricki e io ce ne andiamo.
Saluto la madre di Francesco: lei non risponde, e mi pare di leggere nei suoi occhi un che di rancore e di dispiacere per la nostra partenza.
Tu rimani, Francesco: anche se domani daranno un qualche nome al tuo male temo che nessuno potrà curarti.
La tua malattia ha nomi antichi: si chiama miseria e ignoranza e di essa soffrono tua madre, tuo padre, i tuoi quattro fratelli, quell'angolo sperduto di Sicilia dove sei nato e innumerevoli pezzi di mondo.
Ma tu continui meravigliosamente a sorridere. Auguri, Francesco, bambino del III millennio.
(Pubblicato in "Segno" n.203/4 marzo/aprile 1999
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