Fredda notte di gennaio. Nei miei tempi sbagliati ritiro la biancheria. Odo un lamento. Mi fermo, il braccio a metà. Ascolto. Pianto di gatto o bambino?
E' un gatto, perchè il pianto perdura e nessuno lo consola."La chiamano "sindrome di cri-du-sciat". Ne è affetto circa un bambino su 50.000. E' una malattia congenita provocata da un'anomalia cromosomica, che consiste nell’assenza di una parte del cromosoma 5 (fenomeno detto “delezione 5p”). I neonati che ne sono affetti manifestano un pianto particolarmente stridulo e lamentoso (da cui il nome della malattia "pianto del gatto" e, dopo i tre anni, continuano a mantenere un registro della voce particolarmente acuto" . Così mi diceva mia sorella, quando studiava medicina.
I bambini che piangono come i gatti. E i gatti che si lamentano come bambini. Fa impressione, direbbe qualcuno. Ma forse è la prova che unisce gatti e bambini. E cani. E alberi. E forse tutti i viventi. Sotto lo stesso cielo uguale lamento. E, talvolta, simile canto di gioia.
Fa riflettere... Mi spingo oltre: penso che questo tutt'uno che ci collega coinvolga l'intero universo, che si spinga ben al di là delle nuvole di quel cielo che accomuna tutti gli esseri viventi della terra e sotto il quale emettiamo "vagiti gattari". E ci sarà pure un motivo se, quando vediamo o sentiamo un qualsiasi organismo soffrire, ce ne accorgiamo subito in modo da poter tentare di curarlo. Anche questo è amore, anzi, questo è senza dubbio l'Amore nel senso più universale che ci è concesso immaginare. E chissà quante cose ancora ci nasconde, questa esistenza così misteriosa... Fa riflettere...
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