La Galleria d’Arte Moderna di Palermo ospita sino al 19 febbraio 2017 una splendida mostra fotografica di Steve McCurry. Sua la foto della ragazza afgana dagli occhi verdi, profuga a Pashawar, in Pakistan, celeberrima copertina del National Geographic nel giugno 1985. La donna, ritrovata nel 2002, si chiama Sharbat Gula. Qualche giorno fa, purtroppo Sharbat è stata arrestata in Pakistan per aver falsificato il suo documento d’identità. L’ambasciatore afgano in Pakistan e McCurry stanno tentando di aiutarla.
"McCurry si concentra sulle conseguenze umane della guerra, mostrando non solo quello che la guerra imprime al paesaggio ma, piuttosto, sul volto umano. Egli è guidato da una curiosità innata e dal senso di meraviglia circa il mondo e tutti coloro che lo abitano, ed ha una straordinaria capacità di attraversare i confini della lingua e della cultura per catturare storie di esperienza umana. "La maggior parte delle mie foto è radicata nella gente. Cerco il momento in cui si affaccia l'anima più genuina, in cui l'esperienza s'imprime sul volto di una persona. Cerco di trasmettere ciò che può essere una persona colta in un contesto più ampio che potremmo chiamare la condizione umana. Voglio trasmettere il senso viscerale della bellezza e della meraviglia che ho trovato di fronte a me, durante i miei viaggi, quando la sorpresa dell'essere estraneo si mescola alla gioia della familiarità". (fonte: wikipedia)
Ecco alcune fotografie esposte alla GAM e, dalla voce di Steve McCurry (spiegazione audio disponibile visitando la mostra) qualche sua notazione:
Monaco buddista, entrato in monastero a 7 anni e rimastovi per 75 … Mi sono chiesto come si veda il mondo da quella prospettiva: chissà, forse i solchi delle sue rughe sono pari alla sua "ampiezza interiore" e alla profondità della sua visione dell’universo.
I monsoni avevano invaso il suo negozietto di sarto, portandogli via tutto, tranne la vecchia macchina da cucire, che aveva trascinato fuori sulle spalle. La PFAFF, vista la foto, gli fece arrivare una nuova macchina da cucire.
Cosa fotografare con l’ultima pellicola prodotta dalla Kodak Kodachrome, nel 2009? Ecco la foto di Robert De Niro, "volto" degli Stati Uniti d'America.
Il sisma del 2011 in Giappone, che ha raggiunto il 9° della scala Richter, è stato uno dei più catastrofici di tutti i tempi. Questo volto riflesso su un pezzo di vetro scheggiato mi è parso l'emblema della terribile distruzione.
Il volto stanco di un minatore. Qual è la prima cosa che fa, dopo aver sudato per dodici ore in miniera, tra il fetore e la sporcizia? Si accende una sigaretta.
Questa minuscola donna indiana, dopo averla fotografata, mi raccontò la sua storia: si era sposata a tredici anni ed era rimasta vedova a quattordici. Di lei mi colpì la serenità, l’allegria: mi offri del thè nel suo tugurio non smettendo mai di sorridere …
Quest'uomo, appena operato di cataratta, utilizzava il suo turbante per proteggere l'occhio ...
Mi trovavo in un paesino dell’Afghanistan, distrutto dai bombardamenti sovietici. Una famigliola era tornata, nel buio della sera, e aveva acceso un fuoco in quello che rimaneva della loro casa. La luce del loro focolare mi apparve nel buio di quelle macerie come il simbolo di una nuova speranza di vita.
Pioveva a dirotto. Ero dentro un taxi, in India. Dietro il finestrino una donna con la sua bimba chiedeva qualche spicciolo. La fotografai in fretta: mi resi conto che quel finestrino alzato era la barriera insormontabile tra due mondi, tra ricchezza e povertà ...
(Se passate da Palermo, andate a vedere la mostra. Ne vale la pena. Ringrazio mio figlio Riccardo per il suo invito. Le foto - tranne quella del minatore, quella del sarto con la macchina da cucire e quella del pakistano con la barba tinta - sono mie. E si vede, direte!)
Pioveva a dirotto. Ero dentro un taxi, in India. Dietro il finestrino una donna con la sua bimba chiedeva qualche spicciolo. La fotografai in fretta: mi resi conto che quel finestrino alzato era la barriera insormontabile tra due mondi, tra ricchezza e povertà ...
(Se passate da Palermo, andate a vedere la mostra. Ne vale la pena. Ringrazio mio figlio Riccardo per il suo invito. Le foto - tranne quella del minatore, quella del sarto con la macchina da cucire e quella del pakistano con la barba tinta - sono mie. E si vede, direte!)
Lessi , da qualche parte, che il nostro volto è come una cartina geografica... Adorai la definizione e ancora di più la trovo vera guardando la carrellata di scatti che ci regali. Peccato solo non poter venire a Palermo, felice che ci sei tu a regalarmi queste finestre. Un caloroso abbraccio Maria e grazie.
RispondiEliminaCiao, cara! Che bello ritrovarti! E chi lo sa che,una volta o l'altra, tu non possa fare una capatina a Palermo ... A presto.
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