Quella del 4 novembre più che una festa in onore dei caduti in guerra, ha il sapore di un'offesa. Non c'è nulla da festeggiare quando qualcuno muore. È sempre una sconfitta. Soprattutto se non ha scelto di sacrificare la propria vita ma vi è stato costretto dalle leggi dell'epoca. Chiedetelo a quei morti se avrebbero scelto liberamente di combattere e sacrificare la propria giovinezza!
Leggo nel sito dell'Esercito italiano che oggi è la festa di tutti coloro che continuano a mettere a repentaglio la propria vita per garantire la sicurezza degli italiani e penso a chi, nei giorni più bui della crisi pandemica, hanno operato nelle Rsa e negli ospedali, penso a un amico medico in pensione che volontariamente ritornò in servizio e venne ucciso dal virus. Penso a tutti questi e ad altri ancora. A giornalisti, magistrati, poliziotti, preti e cittadini inconsapevoli uccisi dalle mafie. Da tutti questi mi sono sentito davvero garantito e protetto.
Penso che nelle guerre di ultima generazione buona parte delle armi, soprattutto quelle nucleari, sono pensate e utilizzate per colpire la popolazione civile. Penso a una retorica senza fondo che narra con enfasi della conquista di Trento e Trieste che avremmo potuto ottenere senza sparare un solo colpo, diceva don Milani. Condoglianze e non auguri dovremmo dire oggi. Senza parate e senza sventolii di bandiere, se non a mezz'asta.
Tonio Dell’Olio, Mosaico dei giorni - Bandiere a mezz'asta - 4 novembre
Questi esseri umani sono stati uccisi. Da altri esseri umani.
La quasi totalità di loro neppure si conosceva, non aveva alcun personale motivo d'inimicizia.
Hanno ucciso e sono stati uccisi perché qualcuno ha dato loro un'arma, una divisa, un ordine.
La guerra é sempre e solo un crimine contro l'umanità. Occorre abolire tutti gli eserciti e tutte le armi. (…)
Il dolore per la loro morte ci chiama ad opporci a tutte le guerre, a tutti gli eserciti, a tutte le armi, a tutti i poteri assassini.
Ogni potere armato è già assassino. Ogni arma è nemica dell' umanità.
Ogni vittima ha il volto di Abele. Salvare le vite è il primo dovere. (...)
Pace, disarmo, smilitarizzazione. Opporsi alla violenza con la nonviolenza, la solidarietà, la condivisione del bene e dei beni.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto. Opporsi al male facendo il bene.
Se non si rispetta la vita e la dignità delle persone, ogni bene è perduto, nulla si salva.
Solo la nonviolenza può salvare l'umanità dalla catastrofe. (…)
Questi uccisi ci chiedono di impedire che altre persone siano uccise, ci chiedono di far cessare la dittatura della violenza, ci chiedono di liberare l'umanità dal crimine della guerra.
Ci dicono: siamo una sola famiglia umana in un unico mondo vivente casa comune dell'intera umanità.
Peppe Sini, resp. del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" - Viterbo
dal Notiziario on line: “La nonviolenza è in cammino”
La guerra è una sconfitta dell'uomo
RispondiEliminaIn occasione di guerre e militari, io non festeggio proprio nulla. :(
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