Palermo – Per i siciliani martoriati dai terribili incendi di quest’estate, sentir dire La vampa d’agosto può risultare inquietante e nefasto. Ma qui non c’è niente a che fare con i roghi – dovuti all’incuria? dolosi? mafiosi? – dell’infernale estate isolana: La vampa d’agosto (Sellerio, Palermo, 2006) è il titolo di uno dei tanti gialli del compianto Andrea Camilleri, morto nel luglio di quattro anni fa, con il commissario Montalbano alle prese con un’indagine ingarbugliata.
Come si legge all’inizio del racconto “la facenna era principiata … quanno aviva dovuto comunicare a Livia che nella prima quinnicina di agustu … non potiva cataminarsi da Vigàta pirchì Mimì Augello aviva dovuto anticipare le vacanze per una complicazione con i sòceri. La cosa non aviva avuto gli effetti devastanti che s’aspittava, Livia… si era lamentata tanticchia, questo sì, e Montalbano si era fatto persuaso che la storia era finuta lì. Ma si sbagliava, e di grosso”.
Intanto Livia sarebbe venuta a Marinella di Vigata per passare quindici giorni con il suo Montalbano. Fin qui, tutto regolare. Ma la fidanzata del Commissario, visto che il suo uomo verosimilmente sarebbe stato impegnato con il lavoro, aveva preteso anche la compagnia di Laura, la sua amica del cuore, “quella alla quale confidava i misteri gaudiosi e macari quelli tanticchia meno gaudiosi”, che sarebbe arrivata con Guido, suo marito, e il loro figlioletto Bruno “un maestro nell’arte di scassare i cabasisi all’universo creato”.
E a Montalbano era toccato il difficile compito di trovare last minute una villetta per la famiglia. La casetta, alla fine, era stata trovata, a Marina di Montereale “in cima a una specie di granni muntarozzo… sutta, a dritta e a manca, c’era la spiaggia d’oro, punteggiata da qualichi raro ombrellone, e davanti un mare chiaro, aperto, accogliente”.
Ma i guai, nel villino abitato da Livia e famiglia, incominciano dopo qualche giorno: c’è un’invasione di scarafaggi, poi di topolini e infine una di ragni. E si scopre che la villa a mare, dall’incantevole panorama, nasconde più di un inquietante segreto, che richiederà l’intervento del Commissario e dei suoi uomini.
Ovviamente ci si ferma qui per non svelare la vicenda intricata e avvincente a chi ancora non la conosce e, magari, ha intenzione di leggere la storia.
Si può solo aggiungere che ne La vampa d’agosto ci sono tutti gli ingredienti per catturare l’interesse dei lettori: il fascino speciale del paesaggio di Vigata e delle luminose spiagge di Sicilia; personaggi particolarmente oscuri e intriganti, per le loro caratteristiche e i loro segreti; l’ombra della mafia e degli abusi edilizi; il rapporto tormentato, a lassa e pigghia, tra Livia e il commissario che, nell’indagine particolare che si trova a svolgere, si ritrova “con una nostalgia della giovinezza che lo espone a colpi di sole” , come scrive Salvatore Silvano Nigro nella quarta di copertina.
La vampa d’agosto, secondo il docente e critico letterario è sì un romanzo giallo, ma “in modo anomalo” perché “dentro la sua trama, il lettore frena la corsa. Si attarda e si turba. Si lascia distrarre da una segnaletica truccata. Va fuori strada. Non vuole arrivare alla fine. Tenta di allontanarla. Ha paura di sapere come va a finire”.
Buona lettura, allora. Con La vampa d’agosto che, nelle bollenti serate estive, ci regala istanti preziosi di intelligente e fresca distrazione.
Maria D'Asaro, 13.8.23, il Punto Quotidiano
L'ho letto.
RispondiEliminaBello.
@Gus: grazie dell'apprezzamento. Buon Ferragosto.
RispondiElimina