Di suo, nostra signora non era allegrissima perché le pareva che il mondo andasse a rotoli. A volte, era anzi piuttosto funerea, tanto da essere scherzosamente appellata Maruzza noir. Proprio perché le cose fuori non andavano bene, riteneva di non dovere aggiungere altra negatività all’esistente. Decideva così di sorridere il più possibile, sperando di strappare, a sua volta, un’espressione distesa all’interlocutore. Sorrideva intanto a figli e nipoti, ma anche alle persone che incontrava nei suoi percorsi, specie se donne: alle commesse del panificio, alle poliziotte carcerarie e alle signore detenute che andava a trovare, a chi incrociava per strada, magari carica di un sacco di spesa o con un bambino per mano… A volte il suo sorriso era ignorato, altre volte corrisposto in modo aperto o timidamente accennato. Le sembrava allora che si attivasse un benefico corto circuito e un filino di luce illuminasse, per un istante, due anime insieme.
Maria D'Asaro
A proposito di sorriso, un bel testo del prof. Cozzo: qui.
"Ogni volta che aspetti un sorriso, lo devi già restituire" (autocit.) ;)
RispondiElimina@Franco: "Desidero saperti viva/anche con un minuscolo sorriso/in costante ricerca di orizzonte...": conosci la poesia con questa bella chiusa?!! Buona domenica.
Eliminail sorriso gratuito di Maruzza ha il potere di raddrizzare di un milionesimo di grado l'asse terrestre che pencola al brutto. Impresa mica da poco!
RispondiEliminamassimolegnani (orearovescio.wp)
@Carlo49calati: grazie della visita e del commento, assai generoso. Buona domenica.
EliminaLuce nel buio, bianco nel nero, puro nel torbido... sono questi piccoli fili di chiarità che salvano dall'oscuro. Grazie!
RispondiElimina@Rossana: grazie a te della tua attenzione affettuosa. Buona domenica!
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